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Апрель
2024

Cecconi e il Prometeo di Luigi Nono

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TRIESTE. Le celebrazioni per i cento anni dalla nascita del compositore Luigi Nono (1924-1990) sono state l’occasione per la Fondazione Ugo e Olga Levi di dedicare un pomeriggio di studi alla figura del maestro zaratino Roberto Cecconi, uno dei principali esecutori e collaboratori del musicista veneziano, vista anche la ricorrenza dei 40 anni dalla prima esecuzione del “Prometeo”, la sua opera più famosa. Quello tra Cecconi e Nono fu senza dubbio un sodalizio artistico e umano molto profondo che nel 1984, proprio intorno all’esecuzione di quest’opera, ebbe il suo acme, segnando un momento fondamentale nella storia della musica contemporanea.

Direttore a La Fenice

Direttore musicale di palcoscenico e maestro concertatore oltre che direttore d’orchestra del Teatro La Fenice dagli anni ’50 fino al 1987, anno della sua morte, Roberto Cecconi è stato sicuramente uno dei più competenti e raffinati interpreti delle opere di Luigi Nono.

Oltre all’allestimento di uno spazio espositivo con gli spartiti, le annotazioni, gli scritti, le audio-interviste ed altri materiali del maestro Cecconi, l’incontro alla Fondazione Levi è stato l’occasione per ricordare il musicista zaratino attraverso le testimonianze dirette di artisti, cantanti, strumentisti che lo hanno conosciuto e con lui hanno lavorato all’esecuzione delle opere di Nono o alla Fenice di Venezia.

L’importante interprete del ‘900

«Il progetto - spiega Roberto Calabretto presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Levi - è quello di approfondire la figura di questo importante interprete del ‘900 attraverso lo studio dei materiali dell’archivio storico del Teatro la Fenice e soprattutto del fondo “Roberto Cecconi”, acquisito nel 2018 dalla Fondazione Levi per volontà della famiglia». Un fondo che testimonia l’intesa attività artistica del violinista e direttore d’orchestra zaratino e che va dai cicli sinfonici degli anni ‘50 alle prime opere come maestro sostituto nel 1960 con “La forza del destino”, “Nabucodonosor”, “Turandot”, fino al suo incarico, dal 1962 in poi, come direttore musicale di palcoscenico del Teatro La Fenice, a cui si affiancarono numerose esecuzioni come primo violino.

La collaborazione con i compositori d’avanguardia

Alle “turbolente” gestioni degli anni ’70 risale invece la collaborazione con molti compositori d’avanguardia, in primis con Sylvano Bussotti, che fu anche direttore artistico del teatro per un biennio. Dal 1981 ebbe inizio il sodalizio musicale con Luigi Nono con la preparazione delle voci per l’opera “I frammenti di Prometeo” e poi con l’esecuzione di “Diario Polacco n.2” e “Guai ai gelidi mostri”. Ma è il 1984 a segnare il momento più alto di questa collaborazione con la lunga gestazione del “Prometeo. Tragedia dell’ascolto”. La prima assoluta nella Chiesa di S. Lorenzo a Venezia con l’allestimento dell’architetto Renzo Piano e il libretto del filosofo Massimo Cacciari fu uno degli eventi centrali della Biennale Musica.

Cecconi coinvolto nella direzione

«Cecconi non si limitò a dirigere - ricorda Claudio Abbado, anche lui coinvolto nella direzione dell’opera - ma studiò accuratamente le parti con i solisti, fu determinante nel coordinare e nell'indirizzare lo sforzo di tutti. Il suo ruolo quindi nella nascita dell'esecuzione di Prometeo fu indispensabile non solo al punto di vista strettamente tecnico ma anche da quello artistico e umano». Anche Massimo Cacciari ricorda la strettissima collaborazione tra i due musicisti: «Nono aveva una stima altissima per il maestro Cecconi, lo ammirava per il suo amore, la sua cura per il particolare, il dettaglio. È da questa cura che nasce la grande esecuzione».

Nato a Zara da una famiglia di commercianti

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Il fondo Roberto Cecconi, non ancora ordinato e consultabile dal pubblico, sarà l’occasione per uno studio approfondito sulla vita dell’artista. Nato a Zara nel 1919 da una famiglia di grossi commercianti e avviatosi giovanissimo allo studio del violino, dopo aver conseguito il diploma a Pesaro, Cecconi sostenne il primo concerto proprio alla filarmonica di Zara. Partito come volontario in Africa nel 1941, farà ritorno, dopo un periodo a Roma, nella sua città natale per sposare l’anno successivo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale Carmela Serrentino, figlia dell’ultimo prefetto di Zara, da cui avrà 7 figli.

Nell’agosto del ’43, dopo i continui bombardamenti delle forze alleate sulla città, sarà costretto con la moglie a partire, lasciando per sempre, come migliaia di altri esuli, i territori dove era nato. Tra le varie mete prima le Marche e poi Venezia. A guerra finita studierà composizione, direzione d’orchestra e pianoforte. Dopo aver superato un concorso per il Teatro Nuovo di Milano, deciderà di stabilirsi definitivamente con la famiglia nel capoluogo lagunare, entrando a far parte dell'orchestra del Teatro La Fenice.

Il rapporto con la musica di Luigi Nono

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Tutto l’ultimo decennio della sua vita sarà attraversato dal rapporto “spiazzante” ma rigenerativo con la musica di Luigi Nono, sulla quale non a caso ebbe a confessare: «L’esecutore è posto davanti ad un problema che all’inizio può anche sconvolgerlo, cioè il direttore d’orchestra non è più il padrone del suono, il padrone del suono è un’altra persona, è il gruppo elettronico (…) questo problema può essere anche un dramma dell’esecutore (…) Ho superato questa difficoltà soltanto quando ho cominciato a capire quanta musica vera c’era nel lavoro di Nono e in quel momento sono entrato nel suo mondo e da quel momento ho potuto partecipare con tutto me stesso».