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Апрель
2024

Giornata mondiale della Terra: emissioni zero è l’obiettivo del Friuli Venezia Giulia 

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TRIESTE Ondate di calore a cui fa seguito un improvviso fronte freddo che scatena gelate tardive e intense grandinate, periodi di siccità che facilitano l’innesco di incendi boschivi seguiti da piogge intense e localizzate con conseguente rischio di alluvioni, inverni più caldi, ghiacciai che si ritirano, meno neve in montagna e livello del mare che si innalza.

Il clima in regione è già cambiato a causa delle attività umane e delle emissioni di gas climalteranti, e andrà sempre più in questa direzione. «Queste tendenze si consolideranno a prescindere dai nostri sforzi, dobbiamo esserne consapevoli e non scoraggiarci: ci vorrà molto tempo per tornare indietro», afferma Fulvio Stel, fisico e direttore tecnico-scientifico di Arpa Fvg.

Come sono cambiate le temperature

In Friuli Venezia Giulia, le temperature medie sono passate dai 12.8°C medi dal trentennio 1961-1990 ai 13.5°C del trentennio 1991-2020. Attualmente in regione vengono emesse circa 12 mila migliaia di tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Nei primi anni duemila erano circa 15 mila migliaia.

Questa riduzione è stata accompagnata dall’aumento della quantità di CO2 assorbita dalle nostre foreste, passata da circa 3 mila migliaia di tonnellate all’anno di CO2 a circa 5 mila migliaia di tonnellate all’anno. Sebbene ci sia stata «una riduzione di emissioni abbastanza significativa all’inizio del millennio, ora abbiamo raggiunto un piccolo plateau. Ora la partita è di agire sulla società in maniera più pervasiva, orientando le scelte dei singoli», osserva Stel.

L’obiettivo della Regione Fvg

La Regione, a fronte di questi dati, con la legge FVGreen del 2023 si è posta l’obiettivo di arrivare al target del Green Deal europeo - azzerare le emissioni nette - cinque anni prima, nel 2045. «Abbiamo avviato un radicale e strategico approccio di tutte le direzioni e politiche regionali in questo verso» ma «bisogna trovare l'equilibrio tra impresa e lavoro e ambiente e salute», sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro.

Tra le azioni di mitigazione del cambiamento climatico messe in campo dalla Regione ci sono gli sforzi per facilitare la transizione energetica. Da un lato la Regione ha erogato fondi per facilitare l’acquisto di pannelli fotovoltaici, dall’altro ha puntato sulla creazione di una valle dell’idrogeno transfrontaliera con Slovenia e Croazia che punta a mobilitare 300 milioni di investimenti privati.

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Per quanto concerne l’adattamento, invece, è stato fatto uno sforzo di monitoraggio e di previsione degli effetti del cambiamento climatico in regione con l’istituzione nel 2022 del Gruppo di lavoro Clima Fvg coinvolgendo gli enti di ricerca scientifica della regione (Ogs, Istituto di Scienze Polari, Istituto di scienze marine e Ictp di Trieste, e le Università di Udine e Trieste) e con il coordinamento dell’Arpa Fvg.

«Le basi di conoscenze su come sta cambiando il clima in Fvg ci sono, ora stiamo lavorando a una strategia di adattamento», specifica Stel. «Sarà un percorso condiviso con le categorie e con la società civile», spiega. «Voglio mandare un messaggio positivo ai giovani che soffrono di ecoansia: non siete soli, le istituzioni stanno lavorando. Le conoscenze e le tecnologie per affrontare la situazione ci sono, ora serve la volontà», conclude.

«Nelle città, dove vive la maggioranza della popolazione, c’è molto margine di azione nella pianificazione urbanistica, per esempio aumentando il verde urbano cosa che mitiga gli effetti delle ondate di calore e aiuta l’assorbimento delle piogge», afferma Erika Coppola, studiosa di modelli climatici all’Ictp e una delle due esperte italiane selezionate per partecipare al meeting Ipcc che decide il contenuto del rapporto speciale sul cambiamento climatico nelle città.

Per interventi sul verde nei centri abitati la Regione ha erogato 6 milioni ai Comuni tra 2021 e 2023. Altri esempi di adattamento sono la costruzione di argini e barriere contro le mareggiate, e contro il rischio incendi la manutenzione dei boschi e la creazione di strade che permettano l’accesso in sicurezza ai mezzi dei soccorsi (in arrivo a giorni un bando regionale da 900 mila euro).

«L’obiettivo di FVGreen può essere condivisibile ma la Regione dovrebbe essere coerente: non dovrebbe proporre di costruire piste da sci a 800m di altitudine», commenta Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente Fvg, una delle associazioni impegnate nel territorio in azioni di denuncia e di sensibilizzazione.

Al fianco di Legambiente opera in regione anche il Wwf, nell’area marina protetta di Miramare in particolare dal 1986, offrendo programmi di educazione ai comportamenti responsabili e di alfabetizzazione del mare. Oltre ai Fridays for Future che «scioperano dalla scuola» per il clima dal 2019, sono nati da alcuni anni i gruppi di Extinction Rebellion, un movimento che protesta contro l’inazione dei governi, a Udine e a Trieste.

Ondate di calore e allagamenti

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«Le ondate di calore più frequenti si sentono di più nelle città, che saranno inoltre più esposte al rischio di alluvioni urbane a causa di precipitazioni estreme», spiega Erika Coppola dell’Ictp di Miramare, studiosa di modelli climatici e una delle due esperte italiane selezionate per partecipare al meeting Ipcc che decide il contenuto del rapporto speciale sul cambiamento climatico nelle città.

Esondano i piccoli fiumi e poca neve

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«Un tempo le ottobrate e le novembrate con forti piogge continuative in montagna creavano problemi ai grandi corsi d’acqua, come il Tagliamento. Adesso con perturbazioni meno frequenti e fenomeni locali più intesi anche fiumi come l’Isonzo o i corsi d’acqua minori del Pordenonese sono a rischio alluvione», afferma Fulvio Stel, direttore tecnico-scientifico di Arpa Fvg. Cade anche sempre meno neve.

Chicchi di grandine più grandi

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«I chicchi di grandine tenderanno a diventare più grandi. In questi anni nei nostri rilevamenti abbiamo visto un aumento significativo delle loro dimensioni, e la fascia più colpita da questi fenomeni sarà la zona pianeggiante della regione: il Medio Friuli e la Pedemontana pordenonese», specifica ancora Stel. Un problema sia per le automobili e le costruzioni, sia per le colture.

La marinizzazione della laguna

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«La nostra laguna di Marano e Grado è qualcosa di peculiare, non ce ne sono molte di simili in Italia. È caratterizzata da fondali molto bassi e molti canali, ma sta diventando sempre più marina. D’altra parte ci sono aree prospicienti la laguna interessate dal cosiddetto “cuneo salino”, cioè la risalita dell’acqua salata nei fiumi e stanno diventando via via più lagunari», prosegue Stel

Forti mareggiate e acqua alta

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«Le città costiere», come Trieste e Grado,« sono sempre più colpite da tempeste ed eventi di “storm surge”, di mareggiate. L’abbiamo visto negli ultimi anni», osserva ancora Coppola. Questo è dovuto «a concomitanza dell’innalzamento del livello del mare (50cm entro fine secolo) e del moto ondoso per venti di scirocco che vengono da sud e eventi di precipitazioni estreme sul territorio», conclude.

Aumenta il rischio incendi boschivi

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«Gli incendi sono un fenomeno indiretto del cambiamento climatico, quelli del 2022 in Fvg sono nati da una siccità invernale», spiega Stel. «In quei roghi sono bruciati poco meno di mille ettari di superficie sul Carso e 4 mila in Slovenia», ricorda Paolo Benedetti, dirigente dell’Ispettorato ripartimentale foreste di Trieste-Gorizia. «Ci furono eventi cospicui anche nel Tolmezzino, a Udine e nella zona di Prepotto».