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Апрель
2024

L’Old Wild West perde anche con Cantù: ora Udine deve ritrovarsi

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L’Old Wild West perde anche con Cantù: ora Udine deve ritrovarsi

foto da Quotidiani locali

UDINE. L’Old Wild West perde anche con Cantù e ora tra due settimane ai play-off incontrerà la Juvi Cremona.

Un mesetto fa un avversario morbido, ora pericoloso visto che l’Apu d’inizio primavera è un lontano ricordo, destabilizzata dalle assenze perduranti di Caroti e soprattutto Clark nel gioco e nel morale. Si sa, per vincere o provare a farlo, nello sport ci vuole fortuna, l’Apu per quanto fatto durante l’anno pensiamo che un poca se la sarebbe meritata. Invece ha perso, e fuori tempo massimo per cambiarlo, quello che è forse l’unico giocatore insostituibile nel suo scacchiere: Clark.

Quanto vale allora la partita di Cantù a due settimane dai play-off? Le prove generali di post season che Udine avrebbe voluto ancora una volta vanno in fumo e così la banda di Vertemati se la gioca con le armi che le restano.

Manca una guardia che attacchi il ferro, cioè il numero tre bianconero, ma questo lo si sa da tempo. Bisogna fare di necessità virtù in attesa almeno del recupero di Caroti, perchè quanto all’americano i tempi si stanno allungando pericolosamente e averlo in condizioni decenti per l’eventuale semifinale play-off sarebbe già un gran risultato. Più passa il tempo, però, e più il pessimismo sale. I compagni lo capiscono e i risultati si vedono.

Nel primo quarto (16-16) i friulani reggono, nel secondo, Cantù li strapazza con i canestri di Moraschini e Cesana e l’energia dell’ex Nikolic. I bianconeri sono più scarichi. Ed anche sfiduciati.

Sì, perchè è inutile girarci attorno: se a fine marzo cerchi di alzare l’asticella tentando l’assalto alla diligenza della promozione ingaggiando un lungo forte come Cannon e poi l’altro americano, Clark, ti si rompe è chiaro che la sfiducia in un gruppo che sembrava granitico come quello di Vertemati possa venire meno. Il secondo quarto di Desio, al cospetto di una squadra completa e fisica, ma che per la verità in questo campionato non ha mai convinto davvero con rovesci frequenti (vedi quello a Cividale), è emblematico. Monaldi&co fanno un’enorme fatica a trovare il canestro, peggio a trovare giochi credibili per attaccare la difesa di Cantù, di buon livello ma certo non eccelso. Il piatto piange: 9 punti nel quarto, 12 palle perse. Così ai pla-off perdi con chiunque.

In difesa poi i bianconeri, sostenuti a Desio da una quarantina di tifosi (ingresso ritardato al palasport e tradizionali insulti dei supporters di casa) non sono ermetici. Risultato all’intervallo: 40-25. Le assenze non giustificano una chiara involuzione. Non c’è partita.

Ma per fortuna l’Apu ha un sussulto d’orgoglio con un 7-0 di parziale all’inizio del terzo quarto. I brianzoli non tolgono le mani dal manubrio e portano a casa una vittoria che dà loro fiducia in vista dell’incrocio (pericoloso) con la Gesteco.

Ecco, siccome lo sport e meraviglioso e il basket forse di più, l’Apu deve partire proprio da quella ripresa a Desio. Dal linguaggio del corpo cambiato dai giocatori. Dagli abbracci, dagli incoraggiamenti, dalla voglia di vendere cara la pelle. Da quel meno 6 arrivato a 1’43” dalla fine con la tripla di Da Ros. Prima di perdere 78-65, insomma, l’Apu lotta.

Ora ha due settimane per recuperare Caroti, preparare la sfida con Cremona e sprare che quel polpaccio di Jason guarisca. Poi, in semifinale, bisognerà andare a vincere, Cividale permettendo, a Desio, cioè vincere per la prima volta in stagione uno scontro diretto. Ma questa è un’altra storia.