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Апрель
2024

Addio a Livio Missio, giornalista di razza dalla grande umanità

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Addio a Livio Missio, giornalista di razza 


dalla grande umanità

foto da Quotidiani locali

TRIESTE. Un cronista di razza. Mezza friulana mezza triestina, come la sua vita, con l’adolescenza e le scuole fatte a Cividale e il lavoro che poi lo spostò nella nostra città, per più di quarant’anni. Livio Missio, 70 anni a dicembre, qui aveva imparato, al quotidiano Il Piccolo i primi rudimenti del mestiere, dopo una parentesi alla quotata scuola di giornalismo di Milano, qui aveva portato la moglie Tiziana e qui erano nati i figli Michelangelo e Gabriele.

La sua crescita professionale era stata continua fino al ruolo di caporedattore, frutto di tanta passione e di un carattere diplomatico, sempre pronto alla mediazione ma senza cedimenti. Se esiste l’immagine di un luogo comune della nostra categoria, quella del giornalista incollato alla scrivania, lui la incarnava alla perfezione. Passava al giornale un numero enorme di ore, tanto che, piccola civetteria, aveva voluto comprarsi personalmente una poltrona particolarmente comoda ed ergonomica. Nel suo periodo da capo della Cronaca di Trieste (poi dello Sport), probabilmente quello che aveva amato di più, dava dimostrazione pratica di quello che considerava fare il giornalista all’epoca: lui, i colleghi, non li voleva attorno ma in città, nelle aule di tribunale, nei commissariati ma anche a semplice contatto con la gente. Ovunque, insomma, maturasse una notizia frutto di verifica sul campo e non di una telefonata frettolosa. «No ve voio veder qua», diceva.

Lui l’aveva imparato così e così voleva venisse fatto dagli altri. Sempre con grande rispetto e fiducia in tutti e un attivismo costante anche a livello di sindacato e Ordine. La sua era una presenza rassicurante: anche di fronte alle notizie più eclatanti che mettevano in fibrillazione la redazione non perdeva mai la calma e aveva il raro dono di stemperare tutto con una battuta, un sorriso. Non era ansioso e non voleva vedere l’ansia negli altri. Era un’autentica fucina di racconti, Livio Missio, che spesso servivano ad andare in profondità negli anfratti meno comprensibili del nostro lavoro, a comprenderne le complessità più aggrovigliate. E in profondità lui ci andava fisicamente, con le bombole, spinto da un inesauribile amore per la pesca a tutti i livelli, dai fiumi agli oceani. Erano quelli i suoi momenti di pausa, uniti magari da una passeggiata per il centro di Muggia, dove aveva stabilito da sempre la sua residenza, scegliendo infine la quiete di Chiampore per gli anni della quiescenza.

Decisamente troppo, troppo brevi.