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Апрель
2024

Calderoli: «Lo scontro in Veneto? Sono vecchie questioni personali»

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Calderoli: «Lo scontro in Veneto? Sono vecchie questioni personali»

foto da Quotidiani locali

Il caso “Veneto”? Il ministro Roberto Calderoli, ieri a Bergamo, per un evento dedicato all’autonomia e organizzato dalla Lega lombarda, fatica a soffocare una risata e risponde così: «In Veneto ci si spacca spesso per questioni personali, che nulla hanno a che vedere con la politica, ma con ricordi del passato».

Liquida l’intera questione con una battuta. La cacciata di Forza Italia dalla maggioranza di governo, decisa proprio dalla Lega veneta, derubricata a baruffa chiozzotta, che tanto deve a vecchi attriti personali, ma che nulla ha di politico.

Segue la linea del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, allora, che, proprio parlando con il nostro giornale, due giorni fa definiva le parole di Tosi «scaramucce personali, per ottenere la presidenza di Regione, quando sarà il momento». Eppure è proprio il Veneto il cuore pulsante dell’intero lavoro che impegna il ministro Calderoli. Il lavoro per il quale gli si è persino cucito addosso un Ministero: degli affari regionali, sì, ma soprattutto delle autonomie.

E la polemica atterrata alle nostre latitudini, in realtà, è pure un riflesso di scontri, magari più eleganti nella forma, in corso da tempo a Roma, tra i leader dei due partiti: Matteo Salvini e Antonio Tajani. Proprio le parole di quest’ultimo («Vigileremo sull’autonomia») sono state il primo motivo del colpo di reni leghista, poi diventato inevitabile con l’ennesima “mitragliata” ad personam da parte di Tosi ai danni di Zaia.

«Ma la vigilanza andrà fatta quando affronteremo le singole intese» replica Calderoli, «Quello sarà il momento del controllo, per portare a casa un lavoro equilibrato, che ci consenta di dare funzioni in più a chi è in grado di gestirle, non solo a chi le chiede». Ma sempre all’autonomia è legata l’altra questione che sempre di recente ha visto fronteggiarsi i due partiti – Forza Italia e Lega, ancora – alleati ma rivali. E quindi la data dell’approvazione del disegno di legge: si parla di un patto tra la premier Meloni e il vice Tajani, per posticipare l’ora X a dopo le Europee, così da indebolire il Carroccio, togliendogli la bandiera da sventolare nella campagna elettorale.

«In Senato abbiamo fatto un lavoro importante e abbiamo approvato tutti gli emendamenti proposti da Forza Italia e Fratelli d’Italia» replica Calderoli, «Riguardo a possibili sgambetti futuri, faccio notare che, alla scadenza della presentazione degli emendamenti, non ne è stato proposto nessuno dalla maggioranza. E quindi mi sembra evidente che il testo approvato dal Senato sia condiviso anche dai colleghi della Camera. Dopodiché, i tempi e le volontà del Parlamento le decide il Parlamento.

Dal canto mio, posso dire che sto facendo di tutto per portare il miglior testo possibile. Il resto dipenderà dall’Aula». I tempi, spiega il ministro, sono questi: «Domani mattina si riparte in Commissione, con la dichiarazione di ammissibilità ed eventuali ricorsi. Dopo si passerà alle votazioni, che probabilmente avranno luogo anche il venerdì e il sabato del ponte: lo decideremo domani, in sede di ufficio di presidenza. In ogni caso, è stata confermata la data del 29 aprile per l’apertura della discussione generale, in Aula».

Per poi, appunto, andare al voto quasi certamente dopo le Europee. Significa che la Lega dovrà giocarsela sulle sue sole forze, per cercare di strappare un risultato che mostri una qualche ripresa, rispetto alla débâcle delle politiche. I sondaggi, però, non sorridono al Carroccio. E infatti i leghisti veneti sono ormai rassegnati all’idea di doversi accontentare di appena un eurodeputato, a fronte dei quattro che attualmente siedono all’Europarlamento.

«Vannacci capolista? Le liste non ci sono ancora» replica intanto Calderoli, sulla suggestione che ormai ha assunto il profilo della certezza. «Tajani si candiderà, mentre Salvini preferisce dedicarsi al ministero delle Infrastrutture, che è un impegno importante e pesante. Sappiamo che tutte queste candidature sono di forma e non di sostanza, visto che nessuno di questi andrà a fare l’europarlamentare». Eppure a Zaia era stato chiesto proprio questo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA