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Апрель
2024

Troppe colonscopie, lo Iov ribatte all’Usl 3: «Esame salvavita, ecco chi deve farlo»

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Troppe prescrizioni di colonscopie, una su quattro è superflua. A dichiararlo, nei giorni scorsi, la responsabile delle liste d’attesa dell’Usl 3, Marta Soave. Ma è davvero così? «No, hanno fatto l’esempio sbagliato, non è vero che si prescrivono molte colonscopie inutili» replica Sara Lonardi, responsabile delle neoplasie gastroenteriche all’Istituto oncologico veneto (Iov) che ammette come «ci siano spesso delle prescrizioni inutili, ma si tratta soprattutto di tac, risonanze e altre analisi radiologiche».

Rispetto alla colonscopia, che è un esame endoscopico che permette di ispezionare direttamente la superficie intestinale e le sue eventuali alterazioni, Lonardi spiega come questo non sia solo un metodo per una diagnosi precoce dei tumori colon-rettali ma anche uno strumento per prevenirli, «perché consente di individuare e rimuovere polipi benigni, che potrebbero portare al cancro».

Ciò che succede, però, è che spesso chi dovrebbe farla perché a rischio di sviluppare una neoplasia non la fa e arriva allo Iov con tumori già in stato avanzato. Nessuna sovrabbondanza di prescrizioni, quindi.

Ma chi, effettivamente, dovrebbe sottoporsi all’esame? «Tutte quelle persone che hanno un parente di primo grado che ha avuto un cancro colon-rettale, dai cinquant’anni oppure dieci anni prima rispetto all’età di esordio nel parente. Ad esempio, se questo ha avuto il cancro a 55 anni, la persona dovrebbe fare la colonscopia a 45» spiega, aggiungendo che se in famiglia non ci sono stati casi, la prevenzione passa dallo screening del sangue occulto nelle feci.

Parlando di screening colon-rettale, il Veneto è la regione dai numeri più alti, eppure Lonardi sottolinea come «solo il 70% degli aventi diritto fa l’esame, un buon risultato certo, ma c’è comunque un 30% di persone potenzialmente a rischio che non fanno il controllo».

Tutti casi che, quindi, potrebbero arrivare qualche anno dopo allo Iov con una diagnosi di tumore. Per Lonardi la prevenzione funziona, dal controllo dei nei per individuare precocemente un melanoma agli screening contro i tumori mammari o alla cervice, eppure ciò che spesso constatano all’istituto oncologico di riferimento per il Veneto è che spesso non viene data la giusta attenzione all’insorgenza dei sintomi.

«Soprattutto nelle persone non anziane, capita spesso che vengano imputati allo stress lavorativo o all’ansia, non si pensa che si possa trattare di un tumore quando, invece, i numeri ci dicono di un aumento dei casi nei giovani».

E questo, ovviamente, diventa un problema perché mentre si temporeggia, le cellule cancerogene, soprattutto in un fisico giovane, galoppano e quando si arriva alla diagnosi, il tumore potrebbe già essere in uno stadio avanzato.

«Credo che l’attenersi dei medici alle linee guida sia il metodo migliore per evitare prescrizioni inutili e, al tempo stesso, non sottovalutare i sintomi. Intanto, la colonscopia è l’unico strumento per una diagnosi precoce del cancro, bene farla se necessario».