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Апрель
2024

Che tifosi siamo?

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Ci sono anni in cui la propria squadra del cuore non ottiene risultati soddisfacenti per molte motivazioni e il tifoso si deve accontentarsi di quello che la squadra può fare, e lo deve fare. Ma succede anche che il tifoso in quei periodi di magra si aggrappi ad un giocatore che lo fa sognare, un giocatore che molto probabilmente in anni di successi può essere considerato uno dei tanti a comporre la rosa.  Perché anche negli anni bui i tifosi continuano a sognare: sognano di poter tornare a vincere, sognano di vincere una partita contro le rivali storiche del campionato come l’Inter o la Juve, di vivere serate europee all’altezza.
Perché il tifoso continua a sognare di Vivere emozioni, di respirarle.
Anche negli anni di vacche magre Io, tifoso rossonero dalla nascita, non ho mai smesso di sognare e di emozionarmi. Perché il Milan mi ha sempre fatto vibrare anche quando essere milanista era un vero ed autentico atto di fede.
E vibravo di passione anche negli anni meno nobili, ricordo un Milan Lazio 5-1 del maggio 82 in serie B, le serate di coppa contro l’Auxerre, il Lipsia nell’autunno dell’85, senza entrare nel merito delle serate che in questi giorni ricorrono gli anniversari come il gol di Borgonovo a Monaco o la manita più famosa del mondo al Real nel 1989.
Personalmente faccio fatica in questo momento ad aggrapparmi a qualcuno dei giocatori attuali che mi faccia sognare, anche nei momenti di difficoltà, e nella mia lunga storia di appigli più o meno forti ne ho avuti, il primo in assoluto è stato Vinicio Verza fino ad arrivare a Kakà, però da loro avevi una certezza sapevi come si sarebbe affrontato la partita. Che Milan sarebbe sceso in campo pur con le dovute difficoltà, a volte piccole a volte grandi ma sapevi che c’è la saremmo giocata e che saremmo stati competitivi. Ora non si può dire questo perché non sai mai cosa aspettarti, puoi vincere 4-0 come prenderne 4. E questa cosa è abbastanza destabilizzante.
Negli anni l’essere tifoso è cambiato, chi come me è uno di Vecchio stampo che ha vissuto anche gli anni duri della Serie B, piccolo diavolo e poi un qualcosa d’irripetibile fa sempre un po’ di fatica ad adeguarsi al modo di pensare e di agire dei tempi attuali. Ma mi rendo conto che il calcio sta cambiando. Ma non sempre la novità è un qualcosa di positivo.
Perché se la nostra proprietà americana, che sia Elliott o RedBird, faccio ancora fatica a capire chi comanda vuole proporci un modello americano sul vivere la partita non ci siamo.
Se loro pensano che noi Italiani, andiamo allo stadio a guardare la partita e nel frattempo riempirmi la pancia di pop corn e che si abbia vinto o perso torno a casa contento perché ho passato tre ore allo stadio siamo fuori strada.
Questo è un modo di fare che non è nella nostra mentalità. Noi siamo europei e vogliamo competere e possibilmente alzare trofei. E quest’anno almeno due competizioni erano allo nostra portata, la Coppa Italia e l’Europa League potevamo vincerle. Perché noi prendiamo in giro l’Inter che vince le coppette e noi siamo sette volte campioni d’Europa, ma loro lo scorso anno hanno alzato Coppa Italia, Supercoppa Italiana e fatto finale di Champions. Mentre la nostra ultima Champions dista oramai 17 anni fa. MI piacerebbe che questo modo di pensare mediocre nel Milan sparisca. Siamo schiavi di questo pensiero che attanaglia Casa Milan e Milanello. Sono stufo di questo modo di pensare, di questa mentalità, di questa mediocrità e anche di queste persone che vivono sulla pelle del Milan. Perché ora come ora non siamo una società di calcio, ma solo business e vogliono soprattutto che il tifoso che deve ingrassare loro si accontenti di questo pensiero, dove partecipare deve essere sufficiente.
Se questo è quello che questa proprietà, che ci riempie le orecchie con le sue chiacchere dove dice di voler tornare a portare il Milan dove gli compete, vuole propinarci, beh io non ci sto più.
Questo per me non è essere tifosi, ma che tifosi siamo?
C’è il tifoso contro Pioli, chi è a favore di Pioli, chi è contento del bilancio, chi odia Cardinale, chi è pro Maldini e chi è contro Maldini. Chi è favorevole a Ibra chi no.
Ma siamo ancora tifosi del Milan? O siamo tifosi figli del nostro egoismo? Siamo tifosi da social che vanno allo stadio solo per farsi i video o i selfie perché contano di più i like che il Milan?
Chi ama ancora veramente il Milan perché è una parte importante della propria giornata fa fatica ad accettare questo modo si sostenere la squadra.
Sono domande che mi sto ponendo e che faccio fatica a trovare risposta, ma se questo è il futuro il mio modo di amare il Milan, il mio modo di soffrire per il Milan non è più al passo con i tempi allora è giusto che mi fermi. E segua da lontano un amore diverso ma mai sopito. Perché qui c’è gente che riempie la bocca di belle parole ma s’ingrassa con il Milan, e che vive sulla pelle del Milan, anche a livello di tifo. Il Milan lo si ama e basta.

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