Puglia, i pm dell’inchiesta per corruzione elettorale: “Voti? Rischio che li comprino ancora”. L’indagato: “Mi preparo per le Comunali a Bari”
Un “sistema” vero e proprio “rodato” e “ampiamente consolidato” che serviva a “orientare un numero elevato di voti in favore di candidati sostenuti dal sodalizio”. Per questo c’è un “rischio di reiterazione del reato” di compravendita di voti nelle prossime competizioni elettorali, una possibilità che gli inquirenti ritengono “chiaramente desumibile” dalla “professionalità dell’agire e della protervia a commettere una serie indefinita” di “comportamenti tutti riconducibili all’ottenimento del risultato elettorale programmato”. Era già stato un modus operandi “costante, reiterato e predeterminato”, sostiene la procura di Bari, “alle elezioni amministrative nel comune di Triggiano” e di “Grumo Appula (dove si votava anche per le elezioni regionali)” con lo “scambio di voti, denaro e altre utilità”.
Per questo il procuratore aggiunto Alessio Coccioli, già designato procuratore capo a Matera, e i pm Claudio Pinto e Savina Toscani hanno chiesto le misure cautelari nell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli e Sandro Cataldo, marito dell’assessora regionale pugliese Anita Maurodinoia, anche lei indagata e dimessasi dall’incarico e dal Pd al deflagrare dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti era proprio Cataldo, promotore del movimento Sud al Centro, ad avere il “ruolo di vertice” e un’altra figura importante era quella di Armando Defrancesco, descritto come un “vero delfino” del marito dell’ormai ex assessora, una sorta di suo “factotum”.
I due avevano però litigato nel 2021 e proprio da alcune informazioni fornite da Defrancesco, anche lui ora finito ai domiciliari, a un finanziere – poi ritrattare, ma registrate a sua insaputa – è partita l’inchiesta che ha poi conosciuto un momento di svolta con il recupero di un ‘database’ e di una sorta di diario della corruzione in un cassonetto della spazzatura. Per i pubblici ministeri, Defrancesco “considera il ‘traguardo’ politico come fonte di sistemazione personale per incarichi che a lui deriveranno (…) dall’impegno profuso” e anche “in forza dell’influente sodale Cataldo”. Del resto al marito di Maurodinoia “viene da più parti riconosciuto un non indifferente peso decisionale, una penetrante influenza su tutto e tutti, elettori compresi, adulati, indotti e convinti a votare il candidato da egli di volta in volta sostenuto anche attraverso condotte corruttive”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.
Ma Defrancesco, ex consigliere municipale a Bari, puntava a rientrare in prima persona in politica. E così, dopo essersi allontanato da Cataldo, sembrava essersi subito messo all’opera per iniziare a coltivare un proprio bacino elettorale. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’idea era quella di sfruttare gli enti di formazione. In un’intercettazione ambientale del 28 maggio 2021, secondo l’accusa, è lo stesso Defrancesco a svelare i suoi piani mentre viene un audio a una donna, non indagata: “Ma io la prossima volta mi candido proprio al Comune”, dice riferendosi alle elezioni di Bari che si terranno a giugno. E spiega: “Mo’ però mi sto preparando, ecco perché sto facendo questo fatto dell’ente di formazione, dei docenti, dei tutor perché questa gente mi dovrà tutta rispondere con dei voti… Mancano tre anni ma io sto già in campagna elettorale”.
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