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Апрель
2024

“Marcire a letto” è la nuova tendenza della Gen Z: ecco cos’è il bed rotting che spopola su TikTok e perché è la rovina dell’organismo

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Ormai da qualche mese i seguaci dei social, TikTok in primis, si dedicano all’ozio prolungato fra le lenzuola. Serve a contrastare lo stress mentale, afferma la generazione Z. Di primo acchito l’idea può sembrare allettante, ma…Regole precise non ce ne sono: avvolti tra le coltri, si può ascoltare musica, chattare, leggere, spiluzzicare qualcosa di sfizioso e naturalmente fare video da condividere. L’importante è dedicarsi al bed rotting quando la mente è sovraccarica e stressata, non banalmente per riposarsi. Il trend è democratico, non si applica solo alla Gen Z ma a chiunque ne senta il bisogno, dagli adolescenti rimasti segnati dal lockdown a chi lavora da remoto. Ma davvero marcire a letto (che rende molto meglio l’idea di poltrire) può restituire il buonumore? Di certo, il riposo ha dei punti a suo favore.

Il dolce far niente
La nostra società frenetica non vede di buon occhio il riposo: bisogna produrre, essere sempre attivi e pimpanti. Recuperare da una malattia, anche una banale influenza, o semplicemente togliersi di dosso la stanchezza e la fatica, richiede però momenti di silenzio e riposo, capaci di rinfrancare corpo e mente e di ricaricare il sistema immunitario. In quante occasioni il medico, inascoltato, ci prescrive di riposare? Per un individuo sano, una mezzoretta in poltrona può bastare per recuperare energia e buonumore. Ma gli ozi di Capua, che segnarono l’inizio della fine di Annibale, non giovano a nessuno, soprattutto quando rinchiudono tra quattro mura, magari anche in penombra.

Confinati in casa
Stare a letto vari giorni di fila vuol dire abbreviare drasticamente il tempo trascorso all’aria aperta, già ridotto dal tran-tran casa-lavoro o casa-scuola. Gli autori di uno studio pubblicato nel 2020 scrivono: “Studi dell’ultimo decennio indicano che un’insufficiente esposizione solare può essere responsabile di 340.000 morti all’anno negli USA e di 480.000 in Europa, e di un aumento dell’incidenza di cancro al seno e al colon-retto, di ipertensione, cardiopatie, sclerosi multipla, Alzheimer, autismo, asma, diabete 1 e miopia”. Può bastare? Di mezzo c’è anche la vitamina D che, come noto, aiuta tra l’altro a prevenire la depressione.

Le ricerche mostrano anche un legame positivo tra la natura, il benessere mentale e sociale, le capacità cognitive – legame valido dall’infanzia alla vecchiaia. Molti studi evidenziano poi il forte effetto antistress della full immersion nella natura, com’è il caso del bagno nella foresta. Ma può bastare un semplice giardino: in uno studio, i parenti dei ricoverati in terapia intensiva ottenevano maggiori benefici dal riposo in un giardino vicino all’ospedale piuttosto che in una stanza loro dedicata nell’edificio. Studio o no, suona molto logico! E dove la mettiamo l’attività fisica? Gli studiosi non fanno che parlare dei danni della sedentarietà e dell’importanza del movimento, capace di contribuire in molti modi al benessere anche psicologico, riducendo fortemente lo stress e contribuendo a prevenire la depressione.

Mangiucchiare, dormicchiare
Indulgere in snack poco sani non è di aiuto né per la mente né per il corpo. L’alimentazione equilibrata, come mostrano gli studi, è in grado di favorire pure il benessere psicologico: per esempio i legumi, i cereali integrali e le verdure a foglia aumentano la serotonina, il così detto ormone della felicità. In più regolarizzano l’intestino, che certo non è stimolato da snack e sedentarietà. E l’intestino è il secondo cervello…

Sonnecchiando, poi, non si favorisce un buon sonno ristoratore, con tutti i suoi benefici anche mentali: sul lungo periodo, si coltiva piuttosto l’insonnia. L’organismo ama la regolarità!

Tanti social, poca vita vera
Il rischio è di fare un’indigestione di social, che diventano l’unico contatto con il mondo esterno, anche se virtuale. Ma con molti inconvenienti, come avvertono gli esperti. Si crea tra l’altro una vera e propria dipendenza, che la prof. Cecilie S. Andreassen del dipartimento di psicologia clinica dell’università norvegese di Bergen definisce così: “L’essere eccessivamente coinvolti da pensieri inerenti ai social network, essere spinti da una forte motivazione ad accedere o a ricorrere ai social e dedicare loro così tanto tempo e impegno da compromettere altre attività sociali, studio/lavoro, relazioni”. E dopo tutto ciò, pensiamo di poterci alzare felici e pimpanti alla fine di un lungo soggiorno tra le coltri? Tanto più che ritardare gli impegni scolastici o lavorativi aumenta lo stress. In compenso, potrebbe essere garantito il mal di schiena, soprattutto se letto e materasso non sono ottimali. Molto meglio una corsetta nei prati, tra fiori e farfalle!

L'articolo “Marcire a letto” è la nuova tendenza della Gen Z: ecco cos’è il bed rotting che spopola su TikTok e perché è la rovina dell’organismo proviene da Il Fatto Quotidiano.