Aifa, via libera a Robert Giovanni Nisticò alla presidenza. Professore di Farmacologia e figlio dell’ex presidente della Calabria
Dopo il virologo Giorgio Palù – dimessosi in polemica con il ministro della Salute il 22 febbraio scorso – sarà il farmacologo Robert Giovanni Nisticò il nuovo presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. Le conferenze delle Regioni, Stato-Regioni e Unificata hanno dato parere favorevole alla proposta del ministro Orazio Schillaci di nominare il professore associato di Farmacologia a Tor Vergata come prossimo numero dell’agenzia. “Rivolgo i miei migliori auguri di buon lavoro al neo presidente dell’Aifa Robert Giovanni Nisticò. Sono certo che con il suo bagaglio professionale saprà guidare con competenza la nuova Aifa, un ente strategico per l’intero Ssn e fondamentale per la tutela della salute delle persone” ha detto Schillaci. “Auguro al neo presidente buon lavoro – ha commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga – Devo ringraziare il presidente uscente Giorgio Palù per il lavoro svolto in questi anni, grazie a lui siamo andati verso una riforma dell’Aifa”.
Nisticò, 49 anni, viene considerato in quota Forza Italia: è figlio di Giuseppe, già presidente della Calabria e prima ancora sottosegretario alla Salute nel primo governo Berlusconi. Vicino per questioni accademiche anche al ministro Schillaci, ex rettore dell’ateneo di Tor Vergata dove è docente.
Si chiude così l’interim del consigliere anziano Francesco Fera e con esso una partita di non semplice gestione, con un incarico di prestigio rifiutato da diversi potenziali candidati per una serie di ragioni, tra cui uno stipendio da 120mila euro lordi all’anno (leggi l’articolo del FattoQuotidiano) non commisurato alle responsabilità del ruolo. Anomalia che si provvederà a emendare nelle prossime settimane tramite un decreto ad hoc, con cui i ministeri della Salute e dell’Economia stabiliranno il nuovo compenso del presidente, che potrebbe salire fino a 190 mila euro. Nel 2022 la spesa farmaceutica ha superato i 34 miliardi, quella pubblica è arrivata a 23,5 e cresce, sospinta dal bisogno di cure e da insaziabili appetiti privati. Aifa, che deve gestire tutto questo, è stata ridimensionata: via il direttore generale e una sola commissione tecnica al posto di due.
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