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Апрель
2024

L’Armeria Piacentini chiude dopo 90 anni

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Una storia iniziata oltre novant’anni fa, in una piccola bottega che sorgeva sotto i portici di Corso del Popolo quella dell’Armeria Piacentini. Una storia durata quasi un secolo, passata attraverso la Seconda Guerra Mondiale e quattro generazioni.

Ad aprire la bottega fu infatti Giobatta Piacentini, nel 1933, poi la passò al figlio Bernardo (1945) che sedette dietro il bancone per anni.

Oggi dietro quello stesso tavolo illuminato dal 1965 c’è Alberto, il nipote, accompagnato dalla fedelissima Asha, un border collie adottato anni fa e diventata amica e guardia di tutto il rione. Sarà lui ad abbassare la serranda a giugno, definitivamente.

Il titolare con Asha

Una scelta difficile, sofferta, ma necessaria: «Sono cambiati i tempi» ammette, «e le armerie sono ormai un’attività ben più che di nicchia. Difficilissima da portare avanti se poi anche vendere petardi o fuochi di artificio diventa un problema».

Piacentini nel tempo, aveva allargato la sua offerta di molto, non più solo pistole e fucili, anche d’epoca o da collezione (nel bancone una storica Luger da Seconda guerra mondiale), ma archi (nonno Bernardo è stato uno dei fondatori degli Arceri di Treviso), coltelli, spade, zaini e altri strumenti per un mondo commerciale che spaziava dal poligono all’esplorazione.

Tutti, senza esclusione, passeggiando lungo via Roma si sono soffermati davanti alla vetrina della Piacentini a curiosare. Impossibile astenersi. Ma oggi i tempi in cui gli appassionati di tiro proliferavano come i cacciatori, sono passati. E quando la crisi, le nuove norme e le nuove usanze hanno messo fine alla passione per i fuochi d’artificio di Capodanno per cui tantissimi trevigiani hanno fatto la fila per anni davanti alla porta della Piacentini, ecco che tutto è diventato più difficile.

Sconti e svendite prima della chiusura

Alberto Piacentini farà due mesi si sconti e svendite, poi chiuderà una valigia di ricordi di famiglia, da quella volta in cui il negozio dovette chiudere per evitare che i tedeschi portassero via le armi», a quelle prove di fucile che si facevano - ovviamente a salve - davanti alla porta. Piacentini è stata garanzia di professionalità e attenzione, passione, non per l’uso delle armi, ma per gli strumenti in sé.

Tenuti ben lontani da telecamere e rigore massimo i menagrami e i pochi di buono, «anche se un paio di volte si è presentato qualcuno chiedendo se si trovavano anche pistole con la matricola un po’...consumata» (ovviamente allontanati con garbo). —