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Апрель
2024

Spese militari, da Lubiana all’Albania tutti sotto il 2% indicato dalla Nato

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BELGRADO. Spese militari e sostegno senza se e senza ma alla Nato, anche da parte della popolazione civile? Non sembrano essere dei concetti pienamente fatti propri dai membri dell’Alleanza atlantica nei Balcani, malgrado l’aggressione russa all’Ucraina. E l’unico Paese della regione che continua a raggiungere l’obiettivo auspicato dall’organizzazione militare – il 2% del pil per la spesa per l’esercito – rimane la Serbia, fieramente neutrale e lontanissima dalla Nato; mentre più a nord la Slovenia, nell’Alleanza dal 2004, rimane fra le pecore nere fra gli Stati membri. Ma lo scenario potrebbe cambiare già quest’anno, con un “sorpasso” inatteso.

È questo il quadro sulle spese di Difesa che riguarda la vicina regione balcanica, dove la validità del motto “Si vis pacem para bellum” appare di poca presa, secondo i più recenti dati. Nella vicina Slovenia il ministero della Difesa ha reso pubblici aggiornamenti sugli investimenti di Lubiana nelle sue forze armate. Investimenti che rimangono scarsi, malgrado gli appelli del segretario generale Jens Stoltenberg e dei vertici Nato a fare di più: la Slovenia si è infatti fermata nel 2023 all’1,34% del pil in spese per la Difesa, una quota lontanissima dal 2% fissato dalla Nato come standard per la coalizione. Cifre che rappresentano un bicchiere mezzo vuoto. Da una parte infatti i soldi investiti nell’esercito sono superiori allo 0,98% del pil registrato nel 2017, il livello più basso mai toccato da Lubiana, ma la crescita della spesa negli ultimi anni è stata minima, con 100-145 milioni di euro all’anno in più per il budget militare, che hanno fatto salire il rapporto dall’1,23% del 2021 all’1,29 del 2022 e all'1,34% attuale. E l’obiettivo del 2%? Di questo passo sarà raggiunto, forse, solo «nel 2030», ha calcolato l’agenzia di stampa slovena Sta, che ha descritto la Slovenia come uno «dei Paesi più indietro» nelle spese di difesa nei ranghi della Nato.

Calcoli corretti. Leggendo infatti gli ultimi rapporti ufficiali della Nato, si evince che solo Spagna, Belgio e Lussemburgo hanno fatto peggio della Slovenia in termini di difesa. L’esercito di Lubiana «non è ciò che dovrebbe essere» e non ci sarebbe sufficiente comprensione nel Paese che «bisogna essere proattivi» e investire nel comparto militare per essere «membri alla pari» nella Nato, ha commentato l’esperto ed ex ministro della Difesa, Anton Grizold.

Ma gli sloveni non sembrano pensarla allo stesso modo. Il sostegno alla Nato in Slovenia è oggi al 52%, uno dei più bassi a livello globale, contro il 66% dei sì all’adesione nel referendum del 2003, ha svelato un sondaggio commissionato proprio dall’Alleanza atlantica. E il 60% degli sloveni ha aggiunto di pensare che la spesa per la Difesa vada bene così com’è oggi; o vada solo leggermente aumentata.

Ma la Slovenia non è sola in questo quadro. Neppure più a sud, infatti, le cose vanno molto diversamente. Lo ha confermato il Balkan Defence Monitor, con una dettagliata analisi sulle spese militari nei Balcani nel 2023. Fra i membri Nato, solo Macedonia del Nord e Albania si avvicinano al 2% - con un 1,6-1,7% nel 2023 - seguite da Croazia (1,5%) e appunto Slovenia, che fa meglio del Montenegro, fermo all’1%. La Bosnia si ferma allo 0,7%, mentre la Serbia del presidente Aleksandar Vučić, dopo anni di super-investimenti per il riarmo, ha una “quota” fissa al 2% del pil, unica nella regione, ma non è nella Nato. Ma il Balkan Defence Monitor ha previsto che, nel 2024, anche Tirana e Skopje arriveranno al fatidico 2% del pil. Mentre la Serbia, un po’ a sorpresa, scenderà all’1,8%.