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Апрель
2024

Il mantovano Migliorini sul Cerro Torre a 50 anni dalla prima salita

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Il 13 gennaio del 1974, una cordata italiana dell’associazione alpinista Ragni di Lecco mise per la prima volta piede ufficialmente sulla cima del Cerro Torre, sulle Ande. Una impresa che fu ripetuta con il contagocce da allora sulla montagna considerata fra le più spettacolari e inaccessibili del mondo perché difesa da 900 metri di parete granitica da scalare per arrivare ad una cima perennemente ricoperta da un "fungo" di ghiaccio e neve congelata e in una zona la Patagonia dove le condizioni meteo sono particolarmente sfavorevoli.

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A riuscirci quest’anno a quasi 50 anni esatti dalla prima salita è stato Claudio Migliorini, guida alpina nato a Ceresara e che oggi si spartisce fra Solarolo di Goito ed Arco di Trento.

L’alpinista nato in pianura

Migliorini 43 anni, pur nato in pianura, non è nuovo a imprese del genere ed è considerato tra i più forti alpinisti europei. Due anni fa, con due compagni di cordata, restando quattro giorni in parete, con due “campi” allestiti in tende sospese nel vuoto, hanno portato a termine la salita integrale ad arrampicata libera della parete Nord sulla Cima Ovest di Lavaredo. Una delle pareti dolomitiche più famose al mondo e ricche di storia alpinistica. Una impresa, la salita libera cioè senza protezione di chiodi fissi, è stata definita «una delle più spettacolari del nuovo alpinismo, difficilmente ripetibile». E dimostrando che l’alpinismo non è solo voler raggiungere la meta, ma anche valori umani, l’anno prima, invece, sempre in Patagonia, ha rinunciato ad una salita preparata da anni per cercare nella tormenta due alpinisti dispersi e poi portare a valle i loro corpi dopo aver appreso della tragedia.

La salita

Quest’anno Migliorini, che ormai è divenuto esperto delle Ande, con due compagni Leo Gheza ed Eric Albertini ha ripetuto l’impresa dei Ragni di Lecco esattamente 50 anni dopo e sulla loro stessa via di salita. Partito con il brutto tempo da valle per trovarsi ai piedi della montagna con una “finestra“ di bel tempo. Assieme ad altre due cordate, una tedesca e una americana, è iniziato il lavoro di risalita ricreando lo spirito dell’alpinismo storico. Un effetto ribadito dal fatto che la cordata italiana è stata la prima della stagione alpinistica ad arrivare in vetta dalla Via dei Ragni, trovandola quindi intonsa. Alla fine, nonostante le tecnologie di oggi, da padrone la fa il meteo, assieme alla preparazione fisica e mentale ed allo spirito di sacrificio e predisposizione alla fatica.