“Cultura visiva”, il racconto di nove artisti pavesi al Broletto fino al 14 aprile
PAVIA. Nove artisti, sessanta opere. Pittori, scultori, poeti visivi cresciuti nell’humus fertile di Pavia ma più noti altrove che nella propria città. Fino al 14 aprile, però, il Broletto li riunisce in una mostra collettiva Professione Artista. Cultura visiva a Pavia 2024, a cura del direttore artistico di Ar.vi.ma Gabriele Albanesi.
Molti di loro sono docenti alla scuola di arti visive Ar.vi.ma di Pavia, altri fanno parte del gruppo per comunanza di intenti. Stefano Abbiati, Gabriele Albanesi, Monica Anselmi, Giorgio Azzaretti, Angelo Bertoglio, Narciso Bresciani, Gianni Cella, Davide Marega e Günter Pusch si raccontano attraverso le loro opere. E tutti, sebbene in modo diverso, mostrano di essersi voluti riappropriare della dimensione materica e percettiva del mondo.
Disposti sul pavimento i tasselli di stoffa pressata al torchio di Monica Anselmi sono un’installazione interattiva a disposizione del pubblico, da ricomporre ogni vola in modo diverso.
Gunther Push esplora luoghi di archeologia industriale e traccia la storia del tessile, delle macchine e degli uomini, dall’Italia alla Germania, passando anche per l’area dismessa della fabbrica Necchi, in cui sbocciano fiori blu.
Angelo Bertoglio non ha bisogno di presentazioni, è un riferimento sicuro e porta in mostra la sua pittura intima e colta.
La ceramica raku di Giorgio Azzaretti si è trasformata in nautilus, conchiglie e fossili, in smalti cotti che evocano il sottobosco e la natura.
Ci pensano le sculture in resina di Gianni Cella, dalle forme oniriche, come uscite dalle favole, ad accendere di colore la sala del Broletto .
Davide Marega è forse il più giovane in mostra: laureato in pittura con lode all’Accademia di Belle arti di Brera ha aperto un suo studio d’arte a Voghera dove espone le sue tavole in puntasecca, acquatinta su rame e zinco, olio su tela di lino e carta.
Le “mattonelle” in grafite, oro in foglia e gesso su cemento di Stefano Abbiati sembrano provenire dal passato, con richiami classici alla natura e l’utilizzo di tecniche antiche.
A Narciso Bresciani è stata riservata una saletta. Le sue creazioni spaziano dalle grandi installazioni alle microsculture che diventano monili, opere da indossare. Ama sperimentare sulle tecniche e sui materiali, dal gres agli smalti, dal plexiglass al ferro alla cenere. E al Broletto ha portato nastri ti tela e cotone “allacciati” alle pareti e scultura che sembrano magma colorato e potente.
A Gabriele Albanesi, direttore artistico di Ar.vi.ma interessa il linguaggio, che sia fatto di parole, disegni, collage. Le sue opere su fondo bianco risentono di una poetica visiva, di alfabeti variegati, usciti dal mondo classico così come dalla grafica infantile. —