Santa Maria di Sala, corruzione in Comune: l’ex sindaco Fragomeni vuole patteggiare 4 anni
Quattro anni di reclusione per l’ex sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni: questa la pena patteggiata tra la pubblico ministero Federica Baccaglini e l’avvocato difensore Renzo Fogliata, nell’ambito dell’inchiesta che ha avuto al centro gli affari immobiliari dell’ex sindaco di Santa Maria di Sala e dei suoi (presunti) complici, che avevano trasformato gli impegni pubblici in una sorta di agenzia privata, mediando al bar o al ristorante tra chi cercava di vendere un terreno e chi di comprarne uno da edificare: 100 mila euro chiesti di qua, 30 mila di là, il 3 per cento su un’altra compravendita.
E, poi, nel caso dell’ex sindaco anche l’accusa di abuso d’ufficio, per aver piazzato a Comuni e aziende pubbliche migliaia di mascherine anti-covid nei tempi dell’emergenza, favorendo così l’azienda dei suoi familiari (coimputati), la Fragomeni Group.
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L’accordo tra difesa e accusa
Il 25 marzo, davanti alla giudice per le udienze preliminari Daniela Defazio, difesa e accusa hanno formalizzato l’accordo di patteggiamento per l’ex sindaco, che si è così aggiunto a quello che già ha avanzato l’ex consigliere comunale Ugo Zamengo (2 anni e 6 mesi di pena per lui, che sostiene di aver solo avuto un ruolo professionale da ingegnere qual è) e i 2 anni per l’ex dirigente dell’Edilizia privata del Comune, Carlo Pajaro.
Si tratta di patteggiamenti che saranno subordinati al giudizio della gup Defazio, che dovrà stabilire se ritiene le pene congrue o meno: udienza il 20 maggio, se le richieste saranno accolte, la vicenda giudiziaria per gli ex amministratori e dipendenti pubblici accusati di associazione finalizzata dalla corruzione tra privati, sarà chiusa.
Tra i patteggiamenti minori, anche quello della moglie di Fragomeni, per la spesa (insieme al consorte) di 500 buoni del Comune destinati alle famiglie più bisognose.
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La decisione il 15 aprile
Il 15 aprile, invece, la stessa giudice sarà chiamata a decidere sui rinvii a giudizio degli altri indagati: per l’architetto Marcello Carraro (accusato dalla Procura di aver fatto parte dell’associazione e che sostiene di aver avuto solo un ruolo professionale di progettuale), l’avvocato Stocco insiste nel sostenere che parte delle intercettazioni non sarebbero state autorizzate e chiede di attendere la sentenza della Cassazione (la Procura ha depositato documentazione al riguardo).
Poi - tra gli altri - ci sono gli imprenditori Mauro Cazzaro e il padovano Maurizio Camporese, che a Santa Maria di Sala volevano realizzare una Rsa per anziani, ma si sono dichiarati estranei a qualsiasi scambio di danaro.