Londra, The Owo: dove il lusso è normalità
Chi crede negli spiriti, potrà sperare di trovarne alcuni veramente speciali, in questo palazzo londinese. Potrebbero palesarsi - come pare succeda negli edifici con il genius loci rispettoso delle presenze più numinose - quelli di Winston Churchill, Ian Fleming, Lawrence d’Arabia. Tra questi muri, il primo esortava gli inglesi alla guerra contro i nazisti, evocando lacrime e sangue; il secondo, in forza all’intelligence navale britannica, inventò per i suoi romanzi l’agente 007 James Bond con licenza di uccidere, portando carte da un ufficio all’altro: un modo brillante per combattere la noia della spia sedentaria, quale Fleming in fondo era. E il terzo, al secolo Thomas Edward Lawrence, agente segreto, tenente colonnello del British Army, archeologo e scrittore, perorava qui la causa del tumultuoso mondo arabo, che aveva spronato alla rivolta. Ma sarebbe lunga la lista degli uomini di Stato, dai nobili lombi, che hanno dato ordini da uno degli oltre mille uffici del palazzo. Ricordiamo, su tutti, lord Horatio Herbert Kitchener (il vincitore della guerra boera in Africa) e lord Richard Burdon Haldane, passato alla storia anche come traduttore di Arthur Schopenhauer e tra i primi britannici a divulgare la teoria della relatività di Albert Einstein.
Basterebbero queste suggestioni per capire che il Raffles London at The Owo (l’acronimo sta per Old War Office), inaugurato nel settembre scorso, non è un qualsiasi hotel di lusso, uno dei «millanta» che punteggiano il pianeta, dove vanno in scena gli stessi riti, le stesse colazioni, la stessa clientela alta di gamma. L’albergo delle spie, nell’ex Palazzo della Guerra, è un mondo da scoprire, intessuto di misteri, di bellezza rintracciabile in ogni ambiente. Con la sua imponenza, l’edificio segna la zona londinese di Whitewall, a Westminster, poco distante da Buckingham Palace.
Non ha più niente di militare: la funzione per la quale venne realizzato, nel 1906, è stata smessa da tempo e dopo una profonda ristrutturazione è appunto rinato quale albergo di super lusso. Porta il nome Raffles, come il mitico hotel coloniale fondato a Singapore nel 1887, crocevia di affari, sfondo di intrighi tropicali, luogo che ha ospitato diplomatici, teste coronate - regina Elisabetta compresa -, scrittori (per esempio Joseph Conrad, negli anni in cui navigava i mari del Sud), divi, cantanti, celebrità di ogni ramo. Ed è il primo del brand - presente in molte capitali e città di tendenza - a Londra.
La rinascita del palazzo, la sua trasformazione in polo del lusso, si deve a Hinduja Group, un gruppo indiano di caratura mondiale. Otto gli anni di lavoro per ridare nuova vita a The Owo, nel rispetto della storia che ne sprigiona, pur operandone una radicale trasformazione. Oggi sono 120 le camere e suite che accolgono gli ospiti (disegnate da Thierry Despont), c’è una spa delle meraviglie griffata Guerlain (27 mila metri quadrati su quattro piani, con trattamenti di bellezza e nutrizionali innovativi, in collaborazione con Pillar Wellbeing), ci sono 85 residenze private (le Residences by Raffles), lounge bar focalizzati su cocktail che sposano oriente e stile britannico (e The Spy Bar, nell’ex stanza degli interrogatori).
Ovunque ci si volti, si respira lusso. Normale, negli hotel di questo tipo, ma da The Owo sembra inesauribile, per l’eredità storica che si affaccia da ogni scorcio, siano la maestosa scalinata un tempo percorsa da generali e ammiragli o una delle Corner Suite dai nomi evocativi di donne d’alto rango e, non potevano mancare, celebri spie. Per esempio le camere Viscontessa Astor, Clementine Churchill, Vera May Atkins. E che dire delle Heritage Suite, ricavate dagli spazi che un tempo erano gli uffici dei potenti? Dove lavoravano, a volte cambiando i destini del mondo, uomini come l’immenso Churchill - vera autorità storica-spirituale del palazzo -, lord Haldane e John Profumo, oggi soggiornano i turisti altospendenti, i quali possono disporre persino di una Heritage con sei camere da letto unite: The Whitewall Wing, 500 metri quadrati. A Londra non esiste nulla di simile, e sappiamo che la capitale del Regno Unito non si risparmia lusso ed eccentricità.
L’aspetto «food» non è ovviamente stato trascurato dal Raffles londinese. Ne fa la regia lo chef tre stelle Michelin Mauro Colagreco - segnatevi il suo ristorante Mirazur a Mentone: vale una pazzia -, con tre diversi concept di cucina. Quello di bandiera con il nome del cuoco, fine dining e in obbedienza ai tempi con alto tasso di sostenibilità; il Mauro’s Table, per 23 ospiti, affidato allo chef Leonel Aguirre; il Saison, nell’ex libreria del Palazzo della Guerra, di ispirazione mediterranea.