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Март
2024

Sostenibilità: da Mantova la scommessa sul futuro che parte con Top 500

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Territorio-mondo andata e ritorno, lunga la traiettoria di una sostenibilità «che non è un concetto, ma un approccio», come avverte dal palco del teatro Bibiena il direttore della Gazzetta di Mantova, Massimo Mamoli, auspicando l'avvento di un nuovo umanesimo che metta al centro la natura, illuminata dalla meraviglia di chi la osserva. Così la quarta tappa di Top 500 si traduce in un inno che tiene tutto assieme, la rendicontazione fiscale e la rivoluzione di un capitalismo sociale, che, come ogni rivoluzione, pretende la sua colonna sonora. Norma ed etica. Calcolo e sentimento.

Obbligo e opportunità

Ce lo chiede l'Europa – da cui già deriva il 70% delle norme che si applicano alle imprese italiane, come ricorda il presidente di Confindustria Mantova Fabio Viani – e ce lo impone un imperativo morale, che incrocia anche la convenienza economica. L'impresa sfrutta le risorse del territorio e deve preoccuparsi di farlo responsabilmente, in modo da non compromettere l'orizzonte delle generazioni future. Sostenibilità non significa soltanto limitare i danni attuali, consumare senza eccessi, ma far sì che le risorse possano rigenerarsi per chi verrà dopo. La sostenibilità è un esercizio di futuro, faticosissimo nell'oggi schiacciato sul presente.

La competitività

Di mettere in fila le cifre s'incarica Silvia Vernizzi, professoressa di economia aziendale dell'Università di Verona, che ha passato al setaccio i bilanci di tremila imprese mantovane dal 2019 al 2022, analizzando costi di produzione e marginalità, declinati a seconda delle dimensioni delle aziende.

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Crescono i fatturati e l'opportunità di essere e mostrarsi sostenibili promette di aumentarli ancora: «Si diventa più attrattivi anche per gli investitori» scandisce Massimiliano Ghizzi, presidente di Tea, società benefit dal 2022. Secondo un modello che coniuga l'obiettivo dei profitti all'impatto positivo sull'ambiente e la società.

Green Deal, CSRD (rendicontazione societaria di sostenibilità), ESG (Environmental, Social, Governance): al di là degli anglicismi, degli acronimi, e delle certificazioni, soffia il respiro di una rivoluzione culturale.

Un'altra industria

«Siamo di fronte a una nuova declinazione di capitalismo» osserva Alessandro Lai, docente di economia aziendale all'Università di Verona. Rivoluzione dirompente in Italia, dove il capitalismo ha un carattere familiare e spesso la comunità resta fuori dalle preoccupazioni dell'azienda. «Siamo di fronte a un cambiamento culturale che genera forme di resistenza – registra Lai – ma c'è un dato che incoraggia, i comportamenti delle nuove generazioni sono naturalmente sostenibili». Insomma, è solo questione di tempo e gradualità nello sviluppo del nuovo approccio.

A farsi interprete del disorientamento degli imprenditori è Nicoletta Azzi, vicepresidente di Confindustria Mantova, che sta trasformando la propria società di servizi in società benefit: «È richiesta una trasparenza faticosa, e tutto questo mentre il mondo sembra prendere altre direzioni».

Sull'orlo dell'Apocalisse?

Ucraina, Medioriente, Taiwan: ad alzare lo sguardo si resta frastornati e i discorsi sulla sostenibilità s'impigliano tra i denti. Difficile coltivare un'idea di futuro quando il mondo sembra essere diventato pericolosamente imprevedibile. Stiamo forse rotolando verso l'Apocalisse? «No, ma i prossimi quindici anni saranno decisivi» risponde Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino, che guida il pubblico in un giro del mondo in venti minuti, raccontando di fronti aperti, alleanze, strategie e stanchezze. Una panoramica avvincente che un po' spaventa e un po' conforta, rafforzando l'idea che, al di là dei bilanci, la sostenibilità sia tanto più necessaria quanto più il mondo appare minaccioso e ingarbugliato.

Sguardo orizzontale

Alla fine, la sostenibilità sta nello sguardo di chi osserva, nella meraviglia di chi orienta gli occhi alla casa comune.

Il rapporto con le risorse del pianeta interroga anche le relazioni tra le persone – sottolinea il musicista Giorgio Signoretti – e per farsi epico, il racconto della società ha bisogno della sua grande musica.