Occhi aperti, cuore chiuso? Hybris, pessimismo, dèi, animali
È la delusione che ti fa aprire gli occhi e chiudere il cuore. La striscia di roboanti successi e consecutivi ci aveva illuso di essere invincibili; il bel gioco inzaghiano ci aveva viziato e fatto peccare di hybris; lo stradominio in campionato ci aveva reso tracotanti ed assuefatti dall’ordinario, immancabile +3.
Una breve storia della stagione: qualcuno l’avrebbe intitolata – invertendo le parole della celebre opera di Yuval Noah Harari – “Da dèi ad animali”. Infatti, il pessimismo cosmico congenito nell’indole dell’interismo, qualche detrattore biancorossonero ed un nugolo di immancabili opinionisti non ci consentirebbero un’interpretazione meno manichea del percorso nerazzurro. La tentazione è, rebus sic stantibus, semplicemente semplificatrice. Non sarà una sconfitta – per di più ai rigori al Wanda Metropolitano di Madrid – a renderci bestie.
È l’illusione che ti fa chiudere gli occhi ed aprire il cuore. Ti obnubila la mente accarezzandola con chimere, utopie, vagheggiamenti. Sarà una sconfitta – per di più indigeribile, inattesa e definitiva – a farci tornare coi piedi per terra. Dimostrato che non siamo animali, non siamo nemmeno dèi. Non lo siamo mai stati; probabilmente non lo saremo mai. Al di là di ogni cronaca, analisi e dietrologia: noi siamo l’Inter, e voi… chi siete?