Duplice omicidio di Paese, la lettera dell’assassino: «Sono pentito, chiedo scusa»
«Chiedo perdono per quello che ho fatto: non riesco a capire come abbia potuto compiere una cosa così grave. Sono pentito, chiedo scusa a tutti i miei famigliari».
È il 19 agosto dell’anno scorso quando nel carcere di Santa Bona l’ex guardia giurata Massimo Pestrin, 51 anni, a tre mesi e mezzo dal duplice omicidio del fratello Lino e della cognata Rosanna Trento, prende in mano carta e penna e scrive al pubblico ministero Michele Permunian, titolare del caso, una lettera per scusarsi di quell’orribile omicidio.
Lui, che nell’immediatezza dell’assassinio di Lino e Rosanna aveva detto di averlo fatto perché si sentiva al centro di complotti famigliari che coinvolgevano anche l’ex moglie, con quella lettera forse voleva in qualche modo alleviare il peso che provava dentro di sè.
Il particolare è emerso mercoledì mattina, 13 marzo, in un’aula del palazzo di giustizia di Treviso, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Gianluigi Zulian (a latere Mabel Manca). Era la prima udienza dibattimentale del caso che il 3 maggio scorso scosse la Marca. Due le novità emerse al termine dell’udienza: l’imputato (difeso dall’avvocato Fabio Crea) verrà giudicato con rito ordinario e non in abbreviato e sarà sottoposto a perizia psichiatrica. La famiglia Pestrin s’è costituita parte civile nel processo con l’avvocato Luca Dorella.
L’udienza di mercoledì ha già dato un primo responso: non si farà il rito abbreviato. Dopo che il pm ha escluso l’aggravante della convivenza a carico dell’imputato, contestando quella della coabitazione, i giudici dell’Assise, in base al principio dell’irrepetibilità dell’azione penale, hanno deciso di procedere con rito ordinario ma se, alla fine del processo, rileveranno l’esclusione dell’aggravante contestata dalla procura applicheranno la riduzione di un terzo della pena.
Battaglia aperta, anche se con toni assolutamente moderati, sulla richiesta di perizia psichiatrica, chiesta dalla difesa e alla fine accordata dalla Corte d’Assise.
Da una parte il difensore dell’imputato, l’avvocato Crea, ha chiesto alla Corte d’Assise che venga disposta una perizia psichiatrica per verificare se Massimo Pestrin fosse stato capace di intendere e volere al momento del duplice omicidio. Per la difesa è necessaria una perizia super-partes che chiarisca questo punto alla luce di quello che aveva sostenuto a suo tempo lo psichiatra trevigiano Alberto Kirn che, in un parere redatto per la procura, aveva riconosciuto Pestrin capace di intendere e volere e di partecipare coscientemente al processo, sottolineando, però, che il duplice omicida è affetto da “un disturbo paranoide della personalità”. Una richiesta a cui s’è associata la parte civile con l’avvocato Dorella ed è stata accordata dalla Corte d’Assise che ha fissato nel 24 aprile la data del giuramento del perito.
Da parte sua il pm Permunian non la riteneva necessaria. Per vari motivi. Innanzitutto, per il peso del parere dello psichiatra Kirn, un professionista al quale spesso il tribunale affida incarichi per valutare la capacità d’intendere e volere, la pericolosità sociale e la capacità di partecipare al processo di indagati o imputati.
Inoltre dalle parole scritte nella lettera del 19 agosto, spedita dal carcere, traspare la “piena consapevolezza”, da parte di Pestrin, di quanto commesso e della sua assoluta gravità. Non solo. La storia “clinica” dell’imputato conferma la totale assenza in passato di patologie o problematiche psichiatriche: questo è emerso interpellando sia il medico di base che le strutture psichiatriche della Marca (presso le quali il nome di Massimo Pestrin è sconosciuto).
Per di più, il 13 dicembre del 2022, cinque mesi prima del duplice omicidio, il dipartimento di pubblica sicurezza rilasciò a Pestrin la licenza del porto d’armi necessaria per essere assunto come guardia giurata presso un istituto di vigilanza: un permesso che non viene dato senza il parere favorevole di un medico. Infine anche dalla telefonata al 112, negli istanti immediatamente successivi all’omicidio del fratello e della cognata, traspare l’estrema lucidità di Pestrin nel descrivere all’operatore quello che aveva appena compiuto e nella volontà di consegnarsi alle forze dell’ordine.