Estorsione alla BTime, Gianduzzo condannato a 6 anni e mezzo. Assolto D’Altoè
Fabio Gianduzzo, 56enne di Eraclea, è stato condannato a sei anni e mezzo per l’estorsione ai danni di Renato Celotto e Michele Gallà. Assolto invece Rudi D’Altoè, di Roncade. Martedì in tribunale a Treviso la sentenza, dopo che il pm Gabriella Cama aveva chiesto una condanna a nove anni per Gianduzzo, difeso dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa, e a sette per D’Altoè, difeso da Carlo Bermone. Molto ridotte le provvisionali riconosciute rispetto alla richieste delle parti offese (Gallà aveva richiesto addirittura 6 milioni): 7 mila euro a testa.
D’Altoè è finito nel calderone dell’inchiesta assieme a Fabio Gianduzzo, 56 anni di Eraclea, e Edi Biasiol, 52 anni di Gorizia, che ha patteggiato un anno e mezzo. Sono stati accusati di aver messo a segno, a cavallo degli anni 2020 e 2021, un’estorsione aggravata e continuata nei confronti di Renato Celotto e Michele Gallà, rispettivamente responsabile commerciale e amministratore unico della “BTime Italia srl” e delle partecipate “Clt Fashion Group” e “BtRent srl” con lo scopo di svuotarle e ottenere quanti più profitti possibili per poi farle fallire, senza essersi formalmente intestati nulla.
Rudi D’Altoè in particolare aveva organizzato l’incontro tra Celotto, che si occupava dei lavori al centro Tom di Santa Maria di Sala, con Gianduzzo e Biasiol. L’incontro in cui Gianduzzo ha preso schiaffi Celotto, iniziando l’estorsione che ha portato a svuotare le società.
Una vicenda intricata, che si interseca anche con altri due procedimenti a Venezia, uno in particolare per il fallimento del Centro Tom, in cui Celotto è imputato. Due casi che sarebbero tra loro collegati dalle difficoltà economiche.
L’avvocato Muzzupappa ha annunciato che presenterà appello contro la condanna a Gianduzzo, mentre Bermone si è detto soddisfatto, «abbiamo sempre sostenuto che D’Altoè non avesse fatto alcuna estorsione, ha solo messo in contatto Gianduzzo e Celotto. Avanzava dei soldi dall’impresa di Celotto».