Crepe, sporcizia e transenne: viaggio nel cantiere dell’ospedale di Cattinara a Trieste
TRIESTE Ci sono i disagi in qualche modo “obbligati”, quelli dovuti ai cantieri che si preannunciano lunghi. E c’è il degrado figlio dell’incuria e dell’abbandono. All’ospedale di Cattinara, tra operai e ruspe, ne sanno qualcosa i pazienti in fila al Cup, ora spostato nella “palazzina ambulatori” proprio per effetto dei lavori in corso: chi è in attesa, e nel frattempo ha bisogno di utilizzare i bagni, è costretto a imbattersi in wc che assomigliano di più a quelli delle vecchie stazioni dimenticate che ai servizi igienici che ci si aspetterebbe dentro a una struttura sanitaria.
Sporcizia, pavimenti sbrecciati qua e là – anzi, proprio crepati, sollevati e consumati – cartelli “uomo-donna” scritti con il pennarello, poi cancellati, poi di nuovi riscritti e cancellati ancora. E zanzare.
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Il trasloco del Cup
Il trasloco del Cup è una delle novità degli ultimi mesi dovute alla riorganizzazione dei percorsi per accedere ai reparti e agli uffici, proprio per effetto dei cantieri interni. Dunque per prenotare un esame allo sportello o ritirare un referto, non ci si deve più recare nell’ala che conduce agli ascensori delle due torri, cioè la parte attigua al bar, ma è necessario andare nella palazzina degli ambulatori: superato l’ingresso, dove si staglia l’area cantiere del piazzale centrale, ormai lì da inizio lavori, quindi da anni, si prosegue subito a destra e si continua dritti. Difficile sbagliare.
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L’entrata dell’ospedale
Anche l’entrata interna dell’ospedale è cambiata: non è più quella del Cup, ora transennata, bensì quella che si trova a qualche decina di metri oltre le vetrate del bar, sulla sinistra. L’altra novità sostanziale investe la chiusura dell’accesso del quarto piano tra la torre medica e chirurgica. Ciò sta creando disagi per gli operatori sanitari.
Prima delle modifiche, infatti, per portare un paziente a letto da un reparto delle medicine alla rianimazione, era sufficiente scendere con l’ascensore fino al quarto piano, svoltare a sinistra e accedere al reparto in questione. Ora invece il passaggio è interdetto, proprio per permettere ai lavori di proseguire. Di conseguenza il percorso si allunga: gli operatori devono portare il paziente al terzo piano, prendere l’ascensore della torre chirurgica e risalire di un piano. Il tragitto è inevitabilmente più lungo. Anche al quinto piano, dove c’è la chiesa, è stata interrotto il collegamento tra la torre medica e la torre chirurgica.
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Le modifiche interessano pure il dodicesimo piano della torre medica, dove sono stati spostati due importanti servizi: l’accompagnamento degenti e il trasporto dei campioni biologici, prima al terzo (punto di snodo per arrivare ai vari reparti delle torri).
L’incuria e la sporcizia
E così, muovendosi tra un’ala e l’altra di un ospedale nel bel mezzo del cantiere, non è difficile notare pareti con l’intonaco che cade a pezzi, forse a causa dalle infiltrazioni d’acqua; o, ancora, muri sbrindellati da dove si intravedono fili elettrici. Il cantiere, qui, non c’entra affatto. È incuria.
E poi la sporcizia. La scala mobile – è una parte ormai chiusa da un cartongesso – che si trova subito dopo il nuovo ingresso della farmacia, è diventata il portacenere di chi si va a fumare la sigaretta (dunque a Cattinara c’è chi fuma dentro l’ospedale senza che nessuno dica niente) e anche un po’ la pattumiera di chi passa; ci sono guanti e camici sporchi buttati sulle scale.
Curiosa poi la scena del sottoscala del primo piano della torre medica, usata come deposito delle sedie in disuso e dei cassonetti delle immondizie ospedaliere. Cassonetti non vuoti, ma con dentro garze usate.
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Il direttore Poggiana
Il direttore generale dell’Asugi Antonio Poggiana chiederà una verifica sulle condizioni di degrado che investono i servizi igienici del Cup e delle altre aree dell’ospedale. «Faremo tutti gli accertamenti del caso», spiega. «Per quanto riguarda invece l’impatto del cantiere sui percorsi interni – cantiere che, ricordo, vale 140 milioni di euro – le valutazioni sono già state fatte dopo aver vagliato più ipotesi. La scelta attuale garantisce la sicurezza dei pazienti e degli operatori con l’interferenza dei lavori in corso – rimarca – assicurando un minimo di efficienza negli spostamenti».
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