Salvini e Conte anelli deboli della politica a due velocità
Dopo il voto in Sardegna e in Abruzzo, i punti di forza delle due coalizioni sono dunque noti. Da una parte, nel destra-centro, ci sono Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, affiancati da Antonio Tajani e Forza Italia, la cui crescita merita di essere seguita con attenzione; dall’altra, tra i progressisti, c’è il Partito democratico.
Più interessanti però al momento sono gli anelli deboli, Lega e M5s.
Il Carroccio è appesantito non poco dalla leadership di Matteo Salvini, che al Nord appare sempre più contestata, una novità rispetto al recente passato. La domanda dunque è se Forza Italia riuscirà a superare la Lega alle elezioni europee. «A questo punto lo darei per scontato», ci dice un dirigente di Forza Italia del Nord Est.
D’altronde uno spazio al centro, che l’ex Terzo Polo non è riuscito a occupare, c’è. «In Italia c’è bisogno di una forza come la nostra che dia tranquillità e allarghi i confini del centrodestra. C’è un grande spazio tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, è quello spazio che noi vogliamo occupare ed è quello che abbiamo cominciato a fare in Abruzzo», ha detto lunedì il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Le elezioni regionali per ora danno ragione al leader di Forza Italia, che ha superato la Lega in Sardegna (6,3 per cento contro 3,7) e in Abruzzo (13,44 per cento contro 7,56).
Nel Campo Largo, invece, la nota dolente è il M5S. Si era già visto in Sardegna, con il partito di Conte fermo al 7,8 per cento (cinque anni prima aveva preso il 9,74), ma ancora di più lo si è visto due giorni fa: in Abruzzo, i Cinquestelle hanno preso il 7,01 per cento contro il 19,74 di cinque anni fa. In entrambi i casi potrebbe non essere in discussione la leadership di Giuseppe Conte, ma lo schema delle alleanze. L’elettorato populista potrebbe non gradire molto essere accostato a partiti contro cui, in fondo, si è scagliato fin dal primo giorno dell’esistenza del M5S.
Giorgia Meloni non può fare a meno di Matteo Salvini al governo, beninteso, ma Elly Schlein può fare a meno di Giuseppe Conte?
«Tutto nasce da quel ‘punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste’. Una concessione difficile da riavere indietro: dopo quattro anni passati a rinnovarla», osserva con saggezza il professor Arturo Parisi, che sottolinea la centralità del Pd nel campo largo. Il che però significa che l’alleanza demo-populista è destinata a ripetersi, perché i democratici, ormai, non possono rinunciare al M5S.
Ad aprile si vota in Basilicata, altra regione governata dal destra-centro. Vito Bardi, presidente uscente, è stato confermato come candidato, mentre i suoi avversari sono nel caos. L’imprenditore Angelo Chiorazzo è stato imposto da Roberto Speranza e da un pezzo del Pd locale come candidato, ma il resto della coalizione non lo vuole, a partire dal M5S, e quindi l’aspirante presidente da giorni sta trattando con i partiti per decidere chi potrebbe essere il suo possibile sostituto.
Un esponente della società civile, insomma, è diventato quello che dà le carte a partiti e leader nazionali. Insieme a risultati non brillanti, ecco un altro regalo del M5S al centrosinistra: il potere di veto.