Coppo conferma la sua candidatura «Pont Canavese era in salute, può esserlo ancora»
Pont Canavese. Nel 2020 le elezioni a Pont Canavese si erano chiuse con uno scarto di 15 voti tra le due liste, quella dell’ex sindaco Bruno Riva e quella di Sandra Bonatto Revello, che comprendeva anche il sindaco precedente Paolo Coppo. Lui da solo aveva preso 344 voti, il numero più alto di preferenze della tornata elettorale, e ora è pronto a scendere nuovamente in campo, con l’intento di «far tornare Pont in salute, com’era prima del 2020».
Al suo fianco non ci sarà Bonatto Revello, che non si ripresenta, e ad oggi anche su Riva, dopo le dimissioni di massa dei suoi compagni nel febbraio del 2023, che hanno portato al commissariamento di un anno mezzo, non ci sono indiscrezioni su una possibile ricandidatura. Qualcuno della sua vecchia squadra, come Giovanni Costanzo, ex assessore ai Lavori pubblici, sta lavorando ad una lista. Si sta muovendo in tal senso anche Raffaele Costa, consigliere nell’amministrazione Balagna e alla guida di Movimento indipendenza. mPaolo Coppo, già sindaco dal 2010 al 2014 e dal 2015 al 2020, parte da quanto è stato.
Cosa pensa di quanto accaduto nel corso della precedente amministrazione?
«Dopo il commissariamento non ho mai parlato, perché sarebbe stato come buttare benzina su un fuoco che già ardeva di suo. Al gruppo in carica serviva un’esperienza amministrativa che mancava: tutti i candidati erano digiuni di amministrazione, tranne alcuni che erano stati in Comune parecchi anni prima, mentre nel frattempo quel mondo era decisamente cambiato. Ribadisco che non c’è mai stato accanimento personale nei confronti dell’ex sindaco Riva, lo confermano gli atti, e spezzo una lancia a suo favore, perché tutti i torti non li ha quando dice di «essere stato usato». Quando ci si accorge di questo bisognerebbe avere la determinazione per fare altre scelte. Dopo sei mesi un assessore si è dimesso, dopo un anno altri tre consiglieri hanno abbandonato, c’era poi chi aveva come unico intento demolire la precedente amministrazione, chi era lì per interessi personali, chi si autocelebrava sostituto del sindaco e poi lo prevaricava. In ogni caso tutto questo fa parte del passato e bisogna guardare avanti, sapendo che anche dalle esperienze negative tutti hanno qualcosa da imparare per non ripeterle. Purtroppo, la cosa peggiore è che in due anni di amministrazione si sono persi finanziamenti sicuri ed occasioni importanti».
A cosa si riferisce e a quanto ammontano le perdite per il Comune di Pont?
«Parlo, per esempio, dello stop alla realizzazione di un ristorante alla Torre Tellaria, già progettato e approvato dalla Sovrintendenza, e a quello per una Casa della salute in locali comunali, della Rsa poi chiusa, pari a 40 posti di lavoro in meno e ad introiti Tari di 10mila euro annui andati in fumo, oltre che alla fine di un servizio importante per il territorio. Mi riferisco anche alla perdita di un vigile e dell’ufficio tributi, due risorse in meno non sostituite. Poi ci sono i fondi che erano già stanziati e non sono stati accolti, come 40mila euro per potenziare l'inglese a scuola, 220mila euro di perdita del finanziamento per la ex scuola media per il mancato invio di integrazioni richieste dalla Regione. C’è anche la mancata vendita del piano terra della scuola elementare: sono stati spesi 30mila euro per aver dovuto raddoppiare una caparra già versata e della quale non è stato onorato l’impegno assunto; altri 20mila sono andati in spese legali, e 150mila è il mancato incasso per il Comune. Con il Pnrr c’era la possibilità di intervenire con progetti di sviluppo, come negli altri paesi del territorio, ma noi siamo stati tagliati fuori dalle scelte della passata amministrazione».
Il commissariamento quanto è costato ai cittadini di Pont?
«La retribuzione per i due commissari ammonta a circa 70mila euro. Poi ci sono le spese derivate dall’esternalizzazione di servizi, circa 12mila euro annui per responsabilità di ufficio tecnico e ufficio tributi, che per 15 anni sono state in capo al sindaco e al segretario comunale a costo zero. Le sfide da affrontare non mancano, dalla valutazione del progetto di una diga sul confine di Pont al cui tavolo di confronto sulla sua reale fattibilità sarà importante esserci, al futuro della Rsa, da una progettazione interna all’Unione montana fino al recupero degli stabilimenti industriali in disuso e agli impianti sportivi, fondamentali per legare i nostri giovani al paese. L’idea è anche quella di promuovere manifestazioni che siano attrattive per Pont».
Qual è la sua visione del futuro che intende proporre agli elettori e cosa crede l’abbia penalizzata nel 2020?
«Pont, per come l’aveva lasciato la mia squadra, era un Comune sano, con un bilancio solido, e il mio obiettivo è di farlo tornare com’era. Qualcuno mi ha detto più volte che avevo perso voti per aver eliminato dei punti luce. Quella dell'illuminazione pubblica, rinnovata e che ha portato a un grande risparmio in bolletta, è stata una scelta a suo tempo assunta all'unanimità tra maggioranza e minoranza. Si tratta di decidere se si vuole adottare una amministrazione clientelare o agire nell'interesse dell'ente e quindi della collettività. La prima ipotesi non mi appartiene». —