Opera in tre Atti | I movimenti di Milan-Empoli
Lento
La prima di una mini-striscia di gare assai complicate – per usare un eufemismo – è andata agli archivi con la tutt’altro che imprevedibile sconfitta degli azzurri a San Siro contro il Milan. Un piccolo segmento di campionato che vede gli azzurri affrontare, una dopo l’altra, tre delle prime quattro in classifica: le due milanesi e il Bologna. Per dirla alla Eduardo De Filippo, “ha da passà ‘a nuttata”. Come a dire: l’Empoli deve cercare di limitare i danni in attesa di gare sulla carta più abbordabili in grado di far ripartire la corsa dei ragazzi di Nicola. Una marcia che si è interrotta in seguito all’harakiri interno con il Cagliari e allo stop meno traumatico imposto da un Milan sottotono. Contro i rossoneri di Pioli, l’Empoli ha giocato una gara tatticamente accorta e ordinata, finendo per pagare a caro prezzo una delle poche disattenzioni difensive commesse nell’arco del match. Se l’obbiettivo era quello di uscire a testa alta dal Meazza, mettendo in mostra la solidità e la compattezza di chi non ha intenzione di mollare di un centimetro fino all’ultimo istante del torneo, possiamo dirlo centrato. Se l’aspirazione era anche quella di provare a trarre qualcosa in termini di punti, occorreva maggiore determinazione e precisione sotto porta. Oltre a un approccio decisamente più coraggioso e propositivo.
Adagio
Dopo un filotto di 6 partite utili di fila, inevitabile che gli azzurri tirassero un pò il fiato. L’impressione è che la rovinosa sconfitta interna con il Cagliari, materializzatasi nonostante una prestazione generosa e sfortunata, abbia finito per togliere parte di quelle certezze che gli azzurri avevano accumulato nel corso dell’ultimo mese e mezzo, disputato ad altissimo livello. Quando hai a disposizione un mezzo match point e non riesci a metterlo a segno, regalando il game all’avversario, inevitabile che facciano capolino alcune scorie di contraccolpo psicologico. L’Empoli sceso in campo a San Siro è sembrato più volto a far trascorrere il tempo senza subire danni. Primo non prenderle. Comprensibile quando hai di fronte la seconda forza del campionato nel suo habitat ma, alla lunga, quello degli azzurri si è rivelato un atteggiamento troppo passivo che ha finito per lasciare inoperoso il portiere del Milan Maignan per l’intero match.
Allegro
C’è poco da stare allegri quando resti al palo e, contemporaneamente, vincono Udinese, Sassuolo, Cagliari e Verona. La pillola è resa meno amara dalle debacle di Frosinone e Lecce, tornate a respirare a pieni polmoni l’aria della zona retrocessione dopo essersi illuse di essere destinate a scenari diversi per almeno tre quarti della stagione. Dieci giornate di qui alla fine in cui saranno sottili dettagli e delicati equilibri psicologici a rivelarsi decisivi. L’Empoli, dal canto suo, potrà affrontarle con la serena consapevolezza di chi ha tutto da guadagnare in un rush finale che, fino a due mesi fa, sembrava addirittura velleitario. Dopo la sconfitta di Verona che determinò l’esonero di Andreazzoli, alzi la mano chi avrebbe ipotizzato una situazione di classifica come quella attuale. Tra fragilità caratteriali e sterilità offensiva, capitan Luperto e compagni lasciavano poche speranze anche agli ottimisti più inguaribili. Eppure la scossa temperamentale c’è stata, eccome. Con l’arrivo di mister Nicola questo Empoli può giocarsela fino alla fine. È da questa presa di coscienza che deve ripartire il cammino degli azzurri.
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