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Март
2024

Regolamento imballaggi: lavorare in Europa per salvaguardare il modello italiano

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Il regolamento sugli imballaggi, attualmente in fase di valutazione da parte del Parlamento Europeo, del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, avrà un impatto importante in Italia, dove è necessario preservare le specificità e le eccellenze raggiunte dal nostro sistema nazionale di gestione degli imballaggi. Infatti, l’industria del riciclo e la catena di valore rappresentata […]

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Il regolamento sugli imballaggi, attualmente in fase di valutazione da parte del Parlamento Europeo, del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, avrà un impatto importante in Italia, dove è necessario preservare le specificità e le eccellenze raggiunte dal nostro sistema nazionale di gestione degli imballaggi. Infatti, l’industria del riciclo e la catena di valore rappresentata dall’utilizzo delle materie prime seconde, sono un’eccellenza della nostra nazione, ma l’Europa sembra non rendersene conto.

Imballaggi, l’approccio italiano

Il lavoro svolto dal Governo italiano, con il supporto delle commissioni parlamentari, ha contribuito in modo significativo alla definizione del testo del regolamento. Infatti, è stato consentito a paesi come l’Italia, che hanno superato gli obiettivi europei di riciclo, di avere maggior tempo per adeguarsi alle rigide disposizioni sul riuso degli imballaggi. Questo approccio ha evitato decisioni impraticabili, come gli obblighi di riuso riferiti alle bottiglie di vino o dei prodotti del settore florovivaistico, che avrebbero penalizzato settori cruciali per l’economia italiana.

Tuttavia, vi sono alcuni aspetti che sollevano preoccupazioni. In particolare la scelta da parte del legislatore europeo di utilizzare lo strumento del “regolamento”, anziché una “direttiva”, risulta essere il primo. Così facendo, il regolamento incide direttamente sugli ordinamenti giuridici nazionali, azzerando le differenze tra i Paesi e ignorando le singole specificità, che hanno condotto, come nel caso dell’Italia, a specializzarsi nel trattamento e nella lavorazione dei propri scarti per ovviare alla propria scarsità di materie prime. La direttiva avrebbe invece lasciato la possibilità di raggiungere gli obiettivi previsti, adottando le soluzioni più congeniali in un’ottica con la neutralità tecnologica.

Un’altra critica riguarda la velocità con cui è stata approvata una riforma così radicale. Alcuni si sono domandati se una tale riforma avrebbe richiesto una maggiore ponderazione o se sarebbe dovuta essere il risultato di una nuova legislatura europea, capace di coniugare esigenze ambientali, economiche e sociali in una transizione equa. Nonostante queste criticità, l’Italia ha lavorato attivamente per difendere il proprio modello di gestione degli imballaggi. Il governo ha mantenuto ferma la contrarietà a soluzioni che non tengano conto dei risultati già ottenuti nel paese e ha ribadito l’importanza di bilanciare gli obiettivi di riuso e riciclo con le esigenze nazionali e settoriali.

Imballaggi, il governo italiano

Grazie all’azione dei parlamentari europei, sono state accolte alcune richieste avanzate dall’Italia, ma rimangono ancora preoccupazioni, soprattutto riguardo alle importazioni dei prodotti da paesi terzi e ai divieti per gli imballaggi monouso. È importante sottolineare che il sistema italiano di riciclo degli imballaggi si conferma un’eccellenza consolidata, con obiettivi europei per il 2025 già ampiamente raggiunti e superati. Inoltre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina ingenti risorse alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e al potenziamento di quelli esistenti, oltre a sostenere innovativi progetti di economia circolare. In conclusione, mentre l’Europa si prepara a prendere decisioni cruciali sul regolamento sugli imballaggi, l’Italia ribadisce l’importanza di proteggere il proprio modello improntato al riciclo, garantendo un equilibrio tra obiettivi ambientali, economici e sociali. Il lavoro non è ancora concluso, e occorre continuare ad impegnarsi per un risultato che sia vantaggioso per tutti i paesi membri, preservando al contempo le specificità nazionali e promuovendo un’economia circolare e sostenibile.

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