Siena e studenti fuorisede: è emergenza mense
di Agostino Forgione
I rapporti travagliati sono i più belli? Difficile da dire, ma se c’è una certezza questa è che il rapporto tra Siena e gli studenti universitari è da sempre una love story piena di alti, bassi e tanti momenti di profonda crisi. Una commistione tra amore e disamore bilaterale, che sia gli studenti sia la città provano nei riguardi l’uno dell’altro.
La trama del copione? Sempre la stessa: i primi accusano la città di noncuranza – e alle volte disprezzo – nei loro riguardi, i senesi condannano gli studenti di turbare i loro equilibri e tranquillità.
La questione è tuttavia tornata alla ribalta per via del caso della mensa Bandini, per cui di recente il Comune ha sancito l’indisponibilità a concedere l’autorizzazione al cantiere per mettere in sicurezza lo stabile. In sunto, il locale mensa non riaprirà.
Partendo da ciò abbiamo raccolto le opinioni degli studenti e dell’associazione studentesca Cravos, con l’obiettivo di indagare come gli universitari descrivono il loro rapporto con Siena.
“Il mio rapporto con l’ambiente universitario è positivo ma non posso dire altrettanto di quello con la città. Mi piace avere tutto a portata di mano ma il problema principale è il costo della vita, spesso poco sostenibile. Da fuorisede anche bere uno spritz in centro diventa una scelta da ponderare bene”, sono le parole di Aaron, che grossomodo sintetizzano tutti gli altri interventi.
“Ho un rapporto neutro con la città, che ha vari aspetti positivi ma anche molti negativi e che in conclusione credo si bilancino” afferma Giusy, studentessa in comunicazione. “Abitando appena fuori Porta Pispini una criticità che riscontro è che le immediate periferie, se così si possono chiamate, sono vissute in modo molto diverso e peggiore rispetto al centro. Esiste una cesura tra quanto è dentro le mura e quanto è fuori. Oltre a ciò, il costo della vita è eccessivo rispetto a quanto la città offre, ad esempio per me è impensabile pagare un biglietto urbano un euro e settanta, considerati anche i frequenti disservizi. Siena è piena di potenziale, spesso inutilizzato, ma non la ritengo essere una città universitaria. Meglio tralasciare il discorso fitti. In base alla mia esperienza chi fitta agli studenti è completamente disinteressato alle condizioni delle case e i prezzi sono spesso spropositati in relazione all’offerta”.
“Ad oggi sentiamo la mancanza di una mensa in centro. I circa 14mila studenti si devono riversare nella mensa di Sant’Agata e chiaramente i punti di ristoro non sono una soluzione adeguata a fronteggiare il problema” dichiara Samuele, presidente del Consiglio Studentesco dell’Università di Siena e membro di Cravos.
“Credo che le motivazioni del Comune – continua – che ha decretato l’inagibilità di Bandini siano solo di natura politica. È stato deciso di tutelare gli interessi dei privati legati a via Bandini anziché quella degli studenti. Una volontà politica, dunque, più che tecnica. Delle alternative proposte non si sa praticamente nulla, nonostante i 4 milioni finanziati dalla Regione. Pertanto l’unica strada percorribile, al di là della volontà del Comune, è riaprire la struttura di Bandini”.
”L’aumento del tariffario, che tocca anche le fasce ISEE medie, sta trasformando le mense in luoghi di ghettizzazione riservate esclusivamente ai borsisti. Siena è una città unica per bellezza, ma al di là di questo le condizioni che riserva agli studenti non sono delle migliori. Come in tutte le città turistiche il costo della vita è un nodo inaffrontato, tanto che sta diventando un lusso viverci. Si ipotizza di dislocare gli studenti fuori dal centro, come è stato fatto per la residenza Uopini e Tognazza, ma non si fa nulla per migliorare i collegamenti. Quanto chiedo agli enti pubblici è di rendere disponibile tutto il patrimonio inutilizzato e di non svenderlo ai privati. Purtroppo per l’amministrazione comunale – conclude Samuele – gli studenti sono ancora visti come cittadini di serie b e non si è capito che sono il vero cuore di questa città”.
In rima con le appena citate considerazioni è Francesca, studentessa di Farmacia: “Ero solita utilizzare i servizi di mensa prima che chiudesse Bandini e che aumentassero i prezzi” afferma. Purtroppo sono troppo distante da Sant’Agata e l’aumento del costo dei pasti mi hanno costretta a fare altrimenti”. Riguardo alla questione fitti commenta: “Personalmente credo che Siena sia cara, ma non esageratamente. Rispetto ad altre città, come Roma, c’è una sensibile differenza di prezzo nei fitti. Certo che però una cosa è vivere a Roma un’altra a Siena”.
“Non sono d’accordo [con quanto affermato da Francesca, n.d.r.]” controbatte Ivana, studentessa di economia. “Dopo il covid – continua – ho notato un aumento di prezzi generale, tanto da essere stata costretta a cambiare quattro case anche per via dell’aumento dei costi del fitto. Quello che credo manchi in questa città sono delle offerte che vadano incontro alle condizioni economiche degli studenti fuorisede. A Siena tutto costa tanto. Io qui mi ci trovo bene, ma credo che ai senesi non freghi proprio nulla degli studenti. Ci sono delle gravi lacune che la città ha nei loro riguardi e bisognerebbe fare di più per loro”.
“Da borsista utilizzo molto spesso i servizi di mensa” commenta Enrico, studente di comunicazione. “Per pranzo utilizzo abitualmente i punti di ristoro, ma rintraccio spesso delle criticità per quanto riguarda la cena, quando sono costretto a recarmi a Sant’Agata [unica mensa e/o punto ristoro aperto di sera, n.d.r.]. In tale occasione molto spesso sono costretto a code di mezz’ora o anche più, ma trovo comunque la qualità del cibo e l’offerta accettabili”. Quando gli viene chiesto come reputa il rapporto tra costo della vita, vivibilità e offerta della città afferma si tratti di un “bilancio che si chiude in pari. Siena ha tanti punti di forza ma anche di debolezza”. Parole che si ripropongono nuovamente. “Personalmente, come studente fuorisede, do a Siena la sufficienza. Potrebbe darci molto di più ma non lo fa”.
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