La vita alla guida del taxi a Trieste tra confidenze e rischio aggressioni
TRIESTE L’ultimo episodio risale a giovedì della scorsa settimana: un uomo sui quarant’anni, accento triestino, all’improvviso estrae un coltello avvicinandolo al fianco destro del tassista. Vuole i soldi. È sera tardi, circa le undici, e tra largo Pestalozzi e via dell’Istria di fronte alla chiesa dei Salesiani, dove succede il fatto, nessuno si accorge di nulla.
È un attimo: l’individuo afferra le banconote, i 100 euro dell’incasso giornaliero, scende dall’auto e fugge verso Ponziana. Alla fine è andata bene, se così si può dire: non si è fatto male nessuno e i 100 euro non sono un dramma. Ma lo choc, la paura? E come ritornare a lavorare il giorno dopo, o la notte dopo, con il timore che succeda di nuovo?
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Vitaccia, quella dei tassisti. Tra rapine, clienti ubriachi o su di giri, tossicodipendenti, gente che non paga, che minaccia o si comporta male (anche semplicemente salendo a bordo con la birra in mano), oppure protesta per il percorso (con il sospetto della fregatura per far pagare di più), il mestiere espone di continuo il personale a situazioni potenzialmente pericolose. Anche a Trieste: dove la criminalità – o “micro” criminalità – fatta di risse tra stranieri, furti in casa, spaccio, violenze sessuali e rapine a mano armata – è ormai una realtà con cui la città sta imparando a fare i conti.
«Il livello di delinquenza è aumentata e la nostra categoria, di riflesso, subisce questo contesto più insicuro», riflette Ettore Cossutta, triestino, sessant’anni, componente del consiglio di amministrazione della cooperativa Radio Taxi. «Non molto tempo fa anche una nostra collega donna ha subìto un tentativo di aggressione. Quando fai entrare qualcuno in auto non sai mai chi ti ritrovi e i problemi si possono verificare, anche se la maggior parte delle volte per fortuna va tutto bene – spiega Cossutta impugnando il volante della sua Suzuki Swace station wagon bianca, numero “78”, un po’ come la sua seconda casa – e, anzi, certe corse sono molto piacevoli».
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A lui in effetti capita spesso di scambiare quattro chiacchiere con i clienti. A Ettore, laureato in Storia con tesi su Pietro Kandler, piace molto raccontare la città. «Che siano turisti da portare a Miramare, persone di passaggio che devono correre a prendere il treno o i triestini che si fanno accompagnare in ospedale, per me è stupendo trasmettere l’amore per la mia città e far sapere quanto è straordinaria». Sul cruscotto lui tiene sempre aperto un libro, che legge nei momenti di attesa, tra una corsa e l’altra.
Cossutta ha cominciato a fare il tassista a 26 anni. Nel tempo ha cambiato, dedicandosi alla gestione di una palestra; ma poi ha sentito il “richiamo”. «Mi mancavano la città e il contatto con le persone, quindi sono ritornato a fare questo lavoro».
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E così un giro in taxi con Ettore può trasformarsi in un confronto sugli scrittori o sui pittori triestini, sul paesaggio del lungomare e sui monumenti che adornano il centro. «Talvolta chiedo ai clienti se posso mettere un po’ di musica». Classica, soprattutto: Mozart, Beethoven. «È distensivo». In quei pochi minuti di corsa c’è chi si apre, chi parla un po’ di sé. «Ne sentiamo di tutti i colori», sorride. «Succede di fare un po’ da psicologi o da confessori, se si crea empatia».
Ma l’attenzione alla guida è sempre alta. Il rischio di fare incidenti, o di subirli, è continuo. In particolare con i rider, spesso ragazzi stranieri che ignorano il codice della strada. «O chi va in monopattino», sottolinea Cossutta. «Un incubo».
I pericoli in strada, sì, ma anche i conti da far quadrare. Quanto guadagna un tassista? Dipende dalle ore lavorate e dai costi. Oltre alla benzina e alle tasse, c’è chi deve pagarsi il mutuo della licenza e pure le rate dell’acquisto dell’auto. Ciò che alla fine resta in tasca si avvicina, grossomodo, allo stipendio di un operaio.
Le critiche quando i taxi scarseggiano non mancano – nonostante siano operative 245 vetture distribuite su più turni – specie durante i periodi dei grandi eventi cittadini, o anche nei giorni di maltempo. E la concorrenza di Uber potrebbe diventare realtà. «Ne siamo consapevoli – osserva Cossutta – potrebbe costituire un problema».
A metà mattina sale una cliente, Elena, che ha una visita all’ospedale Maggiore. La signora ha la passione dell’arte. In dieci minuti di corsa si discute di dipinti, di pittori locali. Dell’Acqua, Sbisà. «Spero di incontrarla di nuovo, signora – dice Ettore accomiatandosi – e parlare ancora di arte». —
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