Tagli ai caregiver in Lombardia, la Regione fa un mezzo passo indietro. Ma blocca le nuove domande delle famiglie con disabili
Dopo le proteste delle famiglie delle persone con disabilità gravissima e delle associazioni, Regione Lombardia fa marcia indietro, rimodula i tagli previsti e ripristina parzialmente e solo per quest’anno le risorse destinate ai caregiver famigliari. Ma c’è un’altra pessima notizia per le associazioni e le famiglie. Il Pirellone ha deciso anche di porre un limite al numero dei beneficiari per la misura B1 che riguarda soggetti in dipendenza vitale e con bisogni complessi, che attualmente sono circa 11mila persone. Dal 2024 non saranno più accettate nuove richieste di ottenimento dei contributi economici per chi assiste una persona in condizione di estrema fragilità. “Questa decisione provocherà lo stop a nuove prese in carico e la creazione di liste di attesa. Si potrà beneficiare del contributo solo nel caso si dovesse liberare un posto, ad esempio a seguito di una prematura scomparsa di un avente diritto. Inaccettabile” tuonano le organizzazioni.
Dietrofront (parziale) di Regione Lombardia, l’assessora alla Disabilità parla di “rimodulazione” – Dopo la contestazione delle associazioni fin sotto Palazzo Lombardia e le trattative con il governo vengono ridotti i tagli per il 2024. A dare la notizia è stata l’assessora lombarda alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini in un incontro tenutosi il pomeriggio del 28 febbraio con le realtà associative. “Siamo riusciti a salvaguardare il ruolo dei caregiver famigliari e contestualmente potenziare i servizi”, ha commentato Lucchini. In pratica che cosa cambia? Il Pirellone stabilisce che per il 2024 non verranno dimezzati i fondi destinati ai caregiver delle persone con gravissime disabilità. Regione Lombardia decide che i tagli fino ai 350 euro mensili, inizialmente previsti dalla delibera 1669 approvata il 28 dicembre scorso in forza di un aumento dei servizi da erogare, passeranno dal 1 giugno a 65 euro al mese. Non riguarderanno i soggetti con bisogni complessi che non vedranno alcuna modifica rispetto alla programmazione dello scorso anno. Questa “rimodulazione”, come la chiama Lucchini, è stata resa possibile grazie al fatto che Regione Lombardia ha ricevuto l’ok dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali a trasferire le risorse sull’assistenza diretta (servizi da erogare) di solo 5 milioni di euro e non più 20 milioni di euro previsti. Il Pirellone riesce a rimodulare la sforbiciata con questi 15 milioni di euro e con ulteriori 4 milioni di euro però tolti al Fondo per i caregiver (soldi che arrivano dallo Stato). “Per il momento le risorse sono parzialmente garantite ma dal 2025 i fondi saranno di nuovo dimezzati. Cosi si colpiscono le persone che vivono in condizione di estrema fragilità”, protestano le famiglie.
La reazione delle associazioni a tutela dei diritti delle persone con disabilità – Le associazioni non sono soddisfatte e confermano una mobilitazione da tenersi a marzo. Contattata da ilfattoquotidiano.it Teresa Bellini, referente lombarda del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad) ha dichiarato: “Regione Lombardia nonostante abbia ridotto i tagli tuttavia non li ha eliminati ma semplicemente spostati in avanti nel tempo”. Bellini ha aggiunto che “dall’anno prossimo le famiglie con disabili gravi a carico saranno in serissima difficoltà. Il Pirellone ha fatto peraltro un travaso inaccettabile di finanziamenti dal Fondo per i caregiver”. La delibera 1669 recepisce solo parzialmente quanto previsto dal Piano nazionale per la non autosufficienza (Pnna) 2022-2024. E’ bene ricordare che tale Piano nei prossimi anni, tra le varie cose, prevede la progressiva conversione dei sostegni offerti come contributi economici (forma indiretta) in servizi erogati (forma diretta) ma autorizza comunque le singole Regioni a mettere soldi aggiuntivi propri per rispondere alle esigenze di tutti gli aventi diritto, affinchè nessuno resti senza il sostegno di cui necessita per vivere dignitosamente. “Riteniamo che sia davvero inopportuno quello che sta accadendo in Lombardia dove, anche dopo l’incontro del 28 febbraio, le associazioni dei familiari con disabilità non ne sono uscite soddisfatte né rassicurate”, ha detto a ilfattoquotidiano.it Nicoletta De Rossi, presidente di ConSlancio Onlus. “Nonostante siano stati ripristinati alcuni tagli previsti già da subito la cosa più preoccupante è che ci sarà una lista d’attesa per le richieste dei nuovi utenti della B1, ciò vuol dire che si entrerà a beneficiare del contributo solo se qualcuno non ne avrà più bisogno perché scomparso. Tutto questo è molto triste, non possono esistere disabili gravissimi di serie A e di serie B. Tutti gli aventi diritto devono beneficiare di questi sostegni, comunque inadeguati per le persone con la SLA”. “Le scelte di Regione Lombardia sono discriminatorie e occorre – ha continuato Bellini – muoversi col governo mostrando l’aumento esponenziale della disabilità gravissima sul nostro territorio e lavorare per una revisione del Pnna con un finanziamento maggiore e idoneo alle nuove necessità, coinvolgendo di più le associazioni di famigliari con persone disabili a carico”.
“Non sono stati risolti i problemi. Manteniamo lo stato di mobilitazione e siamo pronti a scendere in piazza a marzo” – Tra le anime della contestazione organizzata e padre di una bambina con una patologia rarissima c’è il vicepresidente di Nessuno E’ Escluso Fortunato Nicoletti. “Non siamo contenti delle novità presentate dall’assessore Lucchini, se è vero che alcuni tagli sono stati ridimensionati per il 2024 è altrettanto vero che comunque di tagli parliamo e l’anno prossimo sarà peggio. A ciò si aggiunge la questione più grave di tutte: il blocco della misura B1 per i nuovi accessi, che statisticamente si aggirano in media sui 600/800 l’anno”. Nicoletti ha confermato inoltre che le oltre 50 associazioni di famiglie con disabilità che hanno dato il via alla protesta, dopo essersi incontrate di nuovo il 29 febbraio hanno “deciso all’unanimità di mantenere lo stato di mobilitazione ritenendo irricevibile la rimodulazione della delibera 1669. Siamo pronti a scendere in piazza nel mese di marzo – continua – per dare un segnale forte e per ribadire che compromessi al ribasso per le nostre famiglie non sono accettabili”.
In questo scenario anche Ledha resta piuttosto scettica per le scelte di Regione Lombardia in merito all’attuazione del Piano operativo regionale sulla non autosufficienza. “Il lavoro svolto in questi mesi dall’assessore Lucchini e dagli uffici regionali è stato importante: aver ridotto i tagli ai contributi per i caregiver è un fatto positivo”, ha detto Alessandro Manfredi, presidente di Ledha. Ma ci sono in particolare due aspetti che non piacciono. Il primo riguarda l’impostazione di fondo del provvedimento regionale, che deriva dal Piano nazionale per la non autosufficienza. “Se il Pnna non sarà modificato, il prossimo anno le persone con disabilità della Lombardia si ritroveranno nella stessa situazione di questi ultimi mesi”. L’altra criticità riscontrata è il fatto che non verrà più garantita la misura B1 per i nuovi richiedenti. “Fino a oggi Regione Lombardia è sempre riuscita a garantire a quanti ne facevano richiesta l’erogazione di questo contributo – ha detto Manfredi-. Attualmente le persone con gravissima disabilità che beneficiano della ‘Misura B1’ sono circa 11mila, ma a partire dal 2024 non sarà possibile accogliere nuove domande. A causa della carenza di risorse disponibili, infatti, molti di quanti presenteranno domanda quest’anno rischiano di non trovare risposta. E questo per noi non è accettabile”, ha chiuso il presidente di Ledha.
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