Dimissioni a sorpresa, Zeno d’Agostino lascia il porto di Trieste: gli scenari futuri
TRIESTE Zeno D’Agostino si è dimesso. Il presidente dell’Autorità portuale di Trieste e Monfalcone ha deciso di lasciare il mandato con sei mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale. D’Agostino ha consegnato le sue dimissioni irrevocabili al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il numero uno dell’Authority lascerà ufficialmente il primo giugno, posto che le norme stabiliscono un preavviso di tre mesi. Nulla trapela sulle ragioni del passo indietro, se non che le dimissioni sono state rassegnate per «motivazioni esclusivamente personali».
Le dimissioni
La notizia ha cominciato a circolare nella tarda mattinata di venerdì. Raggiunto al telefono nel primo pomeriggio, D’Agostino non ha voluto rilasciare commenti ma non ha smentito la notizia. Poco dopo è arrivata la nota ufficiale dell’Autorità portuale a confermare la decisione: un fulmine a ciel sereno per Trieste e il mondo della portualità italiana. Nel comunicato si parla di dimissioni a decorrere dal primo giugno, «dovute esclusivamente a motivi personali e familiari».
Il ministro Matteo Salvini «compresa la situazione, le ha accettate ringraziando il presidente per il lavoro svolto in questi anni».
Il viceministro Rixi, titolare della delega sulla portualità aggiunge che «il Mit prende atto delle dimissioni del presidente D’Agostino. Comprendiamo e rispettiamo la sua decisione, presa per motivi personali. A lui va il nostro ringraziamento per il suo contributo e l'energia positiva che ha portato all’interno di un comparto che riteniamo fondamentale per il paese».
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Le parole del presidente
Nel comunicato D’Agostino precisa che
«la decisione trae origine da necessità di natura esclusivamente familiare. Ci sarà ancora tempo nei prossimi mesi per i bilanci finali e i saluti a lavoratori, cittadini e tutte le rappresentanze della società civile. Voglio intanto esprimere gratitudine alle istituzioni che hanno riposto in me la fiducia e mi hanno consentito di svolgere serenamente l’incarico. Ringrazio il ministro Salvini per aver accettato la mia richiesta e il viceministro Rixi, che è stato punto di riferimento per ogni azione portata avanti insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia con il presidente Fedriga e tutti gli enti del territorio».
Il presidente coglie l’occasione per un primo bilancio: «In questi anni lo scalo ha lavorato in modo intenso e proficuo. Gli obiettivi raggiunti sono stati eccezionali, ed ora il porto di Trieste, con Monfalcone e il sistema intermodale che abbiamo costruito, è diventato un modello a livello internazionale. Importanti investimenti, un network ferroviario europeo, cantieri aperti e soprattutto nuovi posti di lavoro. Grazie alla comunità portuale e all’impegno quotidiano di tutti i lavoratori, la città ha un nuovo porto proiettato nel futuro. E sono onorato di averlo guidato per quasi un decennio».
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Il commissariamento
Sul futuro professionale di D’Agostino sarà il tempo a parlare. Al momento l’unica certezza è invece che l’Autorità portuale rimarrà senza presidente dal primo giugno. L’opzione più probabile è quella del commissariamento, che potrebbe essere affidato al segretario generale Vittorio Torbianelli o al responsabile della Direzione amministrazione e finanza dell’Authority Antonio Gurrieri. Successivamente, su proposta del Governo d’intesa con la Regione, potrebbe arrivare la nomina del nuovo presidente, ma bisognerà prima capire se il ministero vorrà attendere il compimento di una riforma dei porti che tuttavia non è ancora nemmeno al getto delle fondamenta.
Il manager
Veronese, classe 1968, D’Agostino è arrivato a Trieste come commissario nel febbraio 2015, scelto dalla Regione e dal Comune guidati dal centrosinistra, rispettivamente con Debora Serracchiani e Roberto Cosolini. Il manager proveniva dall’Interporto Quadrante Europa di Verona, dopo aver rivestito il ruolo di segretario generale del porto di Napoli e di direttore generale dell’Interporto di Bologna. La consacrazione arriva a Trieste, dove D’Agostino si distingue per il rilancio dello scalo dopo una lunga fase di stagnazione, grazie all’introduzione di idee innovative, al potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, alla capacità di ottenere l’apprezzamento trasversale della politica e a una rete di relazioni internazionali che lo porta nel 2022 alla presidenza di Espo, associazione che rappresenta i porti europei, di cui D’Agostino dovrebbe rimanere alla guida.
La storia
L’incarico di D’Agostino risale al febbraio 2015 e avrebbe dovuto concludersi il 15 dicembre 2024, alla fine di un doppio mandato non rinnovabile. Il nodo della successione è considerato di estrema delicatezza a Trieste, dove D’Agostino è diventato uomo simbolo di una ripartenza possibile, al punto da condurre lo scalo ad attrarre finanziamenti pubblici mai visti prima, dai 400 milioni del Pnrr agli oltre 200 milioni che il governo sembra intenzionato a stanziare sul primo lotto del Molo VIII.
Ma i passaggi importanti sono stati molti: l’approvazione del piano regolatore del porto, la riorganizzazione delle società partecipate, il record raggiunto nel traffico ferroviario, il bailamme suscitato dalla firma del memorandum con la Cina, gli annunci degli investimenti tedeschi e ungheresi in porto, la decadenza decisa dall’Anac (e poi annullata dal Tar) che è valsa a D’Agostino la mobilitazione compatta di portuali, politica e semplici cittadini. Gli ultimi risultati sono in campo industriale, con lo zampino infilato tanto nell’arrivo di British American Tobacco a FreeEste quanto nell’ipotesi di salvataggio dello stabilimento Wärtsilä da parte di Msc.
Il futuro
La decisione del presidente arriva inattesa e negli ambienti portuali triestini non trova ancora spiegazioni. Chi ritiene che D’Agostino possa essere in procinto di trasferirsi alla guida del porto di Genova, chi ricorda che a maggio il governo rinnoverà i vertici di 52 società partecipate, tra cui Ferrovie dello Stato, sicuramente alla portata di un manager pubblico esperto di logistica e intermodalità ferroviaria. Più distante nel tempo la possibilità di venir indicato alla guida dell’Autorità centrale che coordinerebbe le singole Autorità portuali: l’ente è nelle idee del governo nell’ambito della riforma che è allo studio, ma ancora di là da venire.
Non si può escludere infine la possibilità di un’offerta proveniente da privati, anche se le norme sul pantouflage scremano di parecchio le possibilità, poiché prevedono il divieto di assunzione esterna per i pubblici dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali rispetto a soggetti privati destinatari di quei provvedimenti. Impossibile quindi un ingresso in Msc e Hhla, così com’è destituita di fondamento ogni possibilità di un interesse per la carriera politica.
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