Raggi piccona il Pd e avvisa Conte: “In Sardegna non ha vinto il campo largo, ma una donna…”
“Su alcuni temi può esserci sicuramente un’ampia convergenza, ma ce ne sono altri sui quali il M5s non può derogare”. Rispunta Virginia Raggi, nel dibattito post-Sardegna, col M5S alle prese con la necessità di traghettarsi fino alle Europee in solitudine, per rubare voti al Pd ma al contempo senza condannarsi a una certa sconfitta in Abruzzo rinunciando apriori al campo largo. In questa fase, la “corrente anti-Pd”, molto forte tra i grillini vecchi e nuovi, non ci sta ad alimentare un clima zuccherino, anzi, è già alla carica, come dimostrano le divisioni in Basilicata e gli scontri aperti in Piemonte.
Virginia Raggi e l’odio atavico per il Pd
Virginia Raggi, per esempio, dai tempi del “Pd partito di Bibbiano”, slogan coniato dal suo amico Luigi Di Maio, non ha digerito gli improperi arrivati dai Dem negli anni in cui governava Roma, anni di accuse pesantissime che a quanto pare – come dimostra l’intervista al Foglio – non ha ancora metabolizzato. “L’attenzione all’ambiente, il sostegno alle fasce più penalizzate attraverso il reddito di cittadinanza, gli sforzi per la pace sono determinanti. E chi vuole collaborare con noi, deve condividere questi principi. I limiti del campo si decidono volta per volta: si fissano le condizioni e solo chi li accetta fa parte del campo, sennò si finisce come Renzi e Calenda, uniti solo per superare la soglia di sbarramento. Certi bluff gli elettori li capiscono immediatamente e te li fanno pagare…”, dice candidamente l’ex sindaca.
E il campo largo? Non ha vinto in Sardegna? “Macché, ha vinto una candidata eccezionale che ha proposto un progetto vincente per la regione. Gli elettori non votano le formule politiche, ma i progetti che offrono soluzioni ai loro problemi. Una cosa per me è chiara, non sono d’accordo con l’idea che il campo sia individuato esclusivamente dal presentarsi come alternativa al governo, è una scelta subalterna che non condivido affatto. Si deve essere alternativi nelle proposte non nella formula con la quale ci si presenta. Alessandra podde ha avuto la capacità di aggregare attorno a sé e al suo progetto tanti partiti politici ma soprattutto tantissime persone. La formula vincente è il progetto, non le alchimie congegnate nel ‘palazzo’”.
I rapporti tra l’ex sindaca e Conte
La Raggi spiega di sentirsi spesso con Conte: “Entrambi pensiamo che debbano essere i progetti a determinare le scelte degli elettori piuttosto che le alchimie politiche di palazzo. E prima di noi, lo ribadiva ogni giorno Gianroberto Casaleggio quando ricordava che non ci sono idee di destra o di sinistra, ma soltanto idee buone e idee cattive”. E sullo sfondo c’è Alessandro Di Battista, un altro no-Pd: “Non so se accetterebbe una candidatura ma sicuramente sarebbe capace di far sentire la nostra voce”. C’è chi teme che proprio Raggi e Di Battista lavorino a un nuovo progetto politico alternativo a quello di Conte. “Sono le solite voci per indebolire il M5s”, smentisce Raggi. “Io ed Alessandro siamo tra i fondatori del Movimento e abbiamo tantissime persone che ci seguono con particolare affetto. C’è chi prova a utilizzare questi dati per creare contrapposizioni che non esistono. Ale provoca, lancia proposte e idee: sappiamo che, seppur dall’esterno, è uno stimolo per il movimento. Mi ha chiesto aiuto per alcune battaglie che condivido, come la cittadinanza onoraria ad Assange”. E Conte, tanto tranquillo, non può stare.
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