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Март
2024

Ilva, Urso sceglie Davide Tabarelli e Giovanni Fiori: completata la triade di nuovi commissari

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La triade che dovrà guidare Acciaierie d’Italia fuori dal disastro finanziario lasciato dalla gestione Mittal è completa. Sono Davide Tabarelli e Giovanni Fiori i due nuovi commissari nominati dal ministro delle Imprese Adolfo Urso per affiancare Giancarlo Quaranta, scelto appena il governo ha dato il via libera all’amministrazione straordinaria che giovedì ha ottenuto il definitivo via libera dal Tribunale di Milano.

Tabarelli è il presidente di Nomisma Energia ed esperto di tematiche ambientali. In passato è stato consulente del ministero dell’Industria e ha assistito il ministero dell’Ambiente in tema di cambiamenti climatici. All’inizio degli Anni Duemila ha fatto parte di diverse commissioni ministeriali sulle politiche energetiche e ha a lungo seduto nell’advisory board di Eni sulla transizione energetica tra il 2017 e il 2020. Editorialista de Il Sole 24Ore, insegna all’università di Bologna e al Politecnico di Milano. Giovanni Fiori, esperto di corporate governance e internal auditing, è invece un commercialista e professore alla Luiss dove è stato prorettore alle Relazioni Corporate. È stato commissario straordinario di Alitalia e ha seduto nel collegio sindacale di decine di società italiane da Luxottica a Eni.

I due tecnici andranno ad affiancare Quaranta, il primo dei nominati da Urso e l’unico esperto di siderurgia visto che la sua carriera è iniziata e proseguita all’interno dello stabilimento di Taranto con diversi ruoli sia durante la gestione statale che con i Riva. Nel 2013, Quaranta è stato condannato in via definitiva insieme ad altri quattro imputati per la morte degli operai Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre. Una seconda condanna, anche questa passata in giudicato, era arrivata negli stessi anni per la morte di Marco Perrone, un 26enne deceduto nello stabilimento nel 2002. Stimato dai sindacati, la sua nomina è stata caldeggiata dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, in corsa per la guida di Confindustria.

“Ora si può entrare nel merito delle questioni. Occorre raggiungere un accordo per la ripartenza per mettere in sicurezza gli impianti, i lavoratori e creare le condizioni ambientali adeguate per rilanciare la produzione”, dice Loris Scarpa, responsabile siderurgia della Fiom Cgil chiedendo la ripresa del confronto con il governo e di “fare presto” perché “serve ridare liquidità all’azienda, altrimenti gli impianti rischieranno di fermarsi e deve essere garantita la continuità salariale per i lavoratori”. La Uilm parla di una “prima battaglia vinta” anche se “siamo consapevoli – dice il segretario generale Rocco Palombella – che non sarà facile perché mancano le materie prime, i ricambi e la liquidità”. Adesso, aggiunge, “dobbiamo passare dalla speranza ai fatti”.

Inizia quindi il tentativo di risollevare l’ex Ilva dalle secche finanziarie in cui si è cacciata, schiacciata da oltre 2 miliardi di debiti, di cui circa 500 milioni scaduti. I tre avranno il compito di gestire gli impianti fino al momento in cui non verrà perfezionata la gara che porterà a riassegnarla ai privati. Una vicenda che il ministero sostiene di riuscire a sbrogliare nel corso dell’anno. Intanto l’acciaieria rantola e avrà come prima dotazione i 320 milioni di euro di prestito-ponte già predisposti dal governo per fare fronte a una situazione di cassa difficilissima.

Il Tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato giovedì lo stato di insolvenza e i giudici hanno messo nero su bianco che vi è una “assoluta assenza” di liquidità in cassa che può compromettere la “sopravvivenza” della società. La dichiarazione di insolvenza, tra l’altro, porterà la procura di Milano ad approfondire la gestione e i conti degli ultimi anni in un’inchiesta penale che, a breve, potrebbe ipotizzare il reato di bancarotta.

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