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Февраль
2024

Scoperte in una cantina le lezioni di inglese che Stannie Joyce tenne alla radio di Trieste sotto il Gma

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TRIESTE Tra rarità e prime edizioni, nella Libreria antica e moderna Zeno Bandini di Massimo Battista in via del Lazzaretto Vecchio, fa bella mostra di sè un'interessante curiosità. Si tratta della raccolta di 40 dispense del “Corso di Lezioni d'Inglese radiotrasmesse dal Prof. Stanislaus Joyce dell'Università di Trieste”, per principianti e della durata di 20 minuti l'una, trasmesse nei primi anni '50 dalla sede radiofonica triestina (ex Eiar) all'epoca sotto il controllo del Governo Militare Alleato (1945-1954). Le dispense si trovavano nella cantina di un triestino, cliente abituale della libreria e ignaro del piccolo tesoro che custodiva.

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Ciò che rende eccezionale il ritrovamento di questo Corso d'inglese è che quelle scarne paginette, a tratti percorse da un inquietante senso dell'humor, vanno a rinforzare l'esiguo e frammentario “corpus” degli scritti di Stanislaus Joyce (1884/1955), fratello del più famoso e prolifico James Joyce. Di lui abbiamo infatti solo pubblicazioni postume, quali il mémoire “Il guardiano di mio fratello” uscito nel 1957 e basato sui “Diari dublinesi”. O il testo della sua ultima conferenza, tenuta all'Università di Trieste nel 1955, pubblicata da MgS press col titolo “Joyce nel giardino di Svevo”. Restano inediti i diari triestini, che vanno dal 1° gennaio 1907 all’11 febbraio 1909. 15 quaderni di 48 pagine di cui gli eredi hanno vietato la pubblicazione.

John Stanislaus Joyce nacque a Dublino il 17 dicembre 1884 ma in famiglia lo chiamavano “Stannie”. Di tre anni più giovane di James, Stannie non era particolarmente originale o divertente, ma ebbe un ruolo cruciale nella vita creativa dell'egocentrico fratello che raggiunse a Trieste, dove arrivò nell'ottobre del 1905 e dove trascorse il resto della sua vita insegnando inglese, senza mai far più ritorno a Dublino.

Arrestato nel 1914 per irredentismo, Stanislaus Joyce fu internato nello Schloss Kirchberg e poi nello Schloss Grossau, nel 1936, dopo la salita al potere dei fascisti, venne minacciato d'espulsione, ma se la cavò con un semi-internamento a Firenze dal 1941 al 1944. Dal 1921 fu professore “incaricato”, posizione lasciata vacante dal fratello, alla Scuola Superiore di Commercio Revoltella, in seguito assimilata nell'Università di Trieste, dove insegnò fino al 1954. A 43 anni, dopo una vita di rinunce, sposò una giovane studentessa di origine svizzera: Nelly Lichtensteiger, ebbe un unico figlio che chiamò James. Si spense alcuni giorni dopo aver tenuto la sua conferenza su Svevo & Joyce, il 15 giugno 1955, e riposa con la moglie nel cimitero evangelico di Trieste.

Il “Corso di Lezioni d'Inglese” risulta essere stato stampato da L. Smolars & Nipote in Trieste e non riporta alcuna data. Sulle fascette che raccolgono le dispense è indicato che il Copyright è della A.I.S., ovvero dell'Association of Independent Schools e che il prezzo dei fascicoli variava dalle 15 alle 20 Lire. La pubblicazione venne probabilmente stampata in fretta perché si contano diversi refusi e alcune inversioni di righe.

L'intero corso doveva probabilmente far parte di una più ampia campagna di promozione e diffusione della lingua inglese finanziata delle forze del Governo Militare Alleato. Al Museo Joyce sono conservate le prime tre lezioni, e quella trovata dall'antiquario Massimo Battista è al momento l'unica raccolta con 40 lezioni, ma potrebbero essercene altre, perché il corso non appare esaurire gli argomenti basilari (mancano ad esempio lezioni sulle preposizioni).

In queste dispense la preoccupazione principale di Stanislaus Joyce sembra essere soprattutto l'importanza della pronuncia, perché, scrive: “una sola lettera può avere diversi suoni e poi perché uno stesso suono può rappresentarsi in diverse maniere”. E non è forse proprio su questa ambiguità della lingua inglese che James Joyce ha costruito il suo libro più funambolico, “Finnegans Wake”?

La prima parte delle lezione è quindi riservata alla pronuncia, segue poi la grammatica e i dettati. È noto che Stannie non era un creativo, ma poteva essere molto ironico, come quando spiega che “Nella pronuncia della parola “imbecille”= “imbecile ('imbisail, 'imbisi:l, imbisil) non si sgarra perché può essere o regolare o lunga o breve” sottintendendo che il senso è sempre lo stesso. O quando nel dettato della 20° lezione la parola “classes”, scritta sulla lavagna da un esasperato professore, diventa infine per sottrazione “asses” (somari).

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