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Февраль
2024

Stefano Senardi: «La mia vita spericolata tra le Rockstar»

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Quella volta che diede la dritta giusta a Madonna per vendere più dischi, gli attacchi di panico di Elton John in fuga da Sanremo, le intemperanze di Lou Reed... Il grande discografico Stefano Senardi si racconta in un libro di cui anticipa a Panorama qualche aneddoto molto speciale.


Quando una passione folgorante diventa il tuo lavoro possono succedere cose straordinarie» racconta Stefano Senardi, classe 1956, fuoriclasse della discografia italiana, che negli anni del liceo si presentava a scuola con una manciata di 33 giri sottobraccio «da sfoggiare come le signore dell’alta società esibivano le borsette di Hermès» scrive nelle pagine del suo libro La musica è un lampo (Fandango). La musica l’ha inseguita fin da giovane Senardi, a bordo di una Citroën «due cavalli» con destinazione Londra per una full immersion di concerti lunga un mese (i genitori pensavano fosse in vacanza a Limone Piemonte). Poi la passione diventa lavoro, risponde a un annuncio sul Corriere della Sera della Compagnia generale del disco e inizia l’avventura. Diventa direttore generale della Cgd e nel 1990, a soli 34 anni, presidente della Polygram. Obiettivo: cambiare la musica da dentro. Lavora con Franco Battiato, Paolo Conte, Madonna, Carmen Consoli, Luciano Pavarotti, Gianna Nannini, i Csi, i Simply Red.

Sono gli anni d’oro del business musicale, si vendono milioni di cd e vhs, i concerti vanno benissimo e per i giganti del rock anni Settanta c’è ancora un pubblico fidelizzato. «Tra le mie prime esperienze ci fu l’interazione con Iggy Pop. Non sapevo quanto il suo essere borderline sul palco avesse una corrispondenza nella vita reale. Così, per il post concerto a Udine, prenoto il miglior ristorante della città. Iggy (soprannominato «L’iguana», ndr) si presenta accompagnato da una ragazza alle 23, scalzo e a torso nudo. Gli comunichiamo che la cucina è ormai chiusa e lui, senza scomporsi, si avvia verso i fornelli impossessandosi di una pentola di ragù che inizia a divorare a cucchiaiate sorseggiando sambuca».

Storie di rock’n’roll che si intrecciano con il lavoro e le strategie discografiche. «Like a Virgin il secondo album di Madonna non stava decollando in Europa. Così durante una riunione della casa discografica suggerii di ristamparlo con l’aggiunta del brano Who’s That Girl, dalla colonna sonora dell’omonimo film. In Italia il disco passò da 25 a 150 mila copie in poche settimane mentre nel resto d’Europa vendette cinque milioni di copie in un mese. Diventai l’eroe della Warner e mi dissero che Madonna avrebbe voluto incontrarmi a Torino prima del leggendario concerto trasmesso in diretta in 18 Paesi. Mi ricevette mentre si stava truccando chiedendomi come avrebbe potuto tradurre in italiano durante lo show alcune frasi che diceva abitualmente. In quell’occasione coniammo il celeberrimo “siete caldi?”».

Dai viaggi in India con Franco Battiato alle «montagne russe» con Lou Reed: «A Bologna prima del concerto allo stadio scomparve nel nulla. Lo rintracciammo in un bar della stazione mentre, serafico, giocava a flipper. Lo show avrebbe dovuto iniziare mezz’ora prima. Indimenticabile anche l’intervista che Isabella Rossellini gli fece a Genova per Mixer di Giovanni Minoli. Lei faceva le domande e lui rimaneva muto a testa bassa senza rispondere. Fino a quando afferrò un piatto di frutta e formaggi e lo scagliò in direzione di Isabella sfiorandola. Lei scoppiò a piangere e ci furono attimi di panico. Alla fine, non senza fatica, riuscimmo a fare l’intervista».

Nulla in confronto alla defezione last minute di Elton John che, annunciato da settimane come ospite d’onore, non si presenta sul palco del Festival di Sanremo: «Era in auto verso l’Ariston, quando all’improvviso, all’altezza di Ponte San Luigi a Ventimiglia, scende dalla macchina e con il suo assistente personale si incammina a piedi lungo l’autostrada verso Nizza. Inutile ogni tentativo di convincerlo, era in preda a un attacco di panico. Con lui c’era un mio collaboratore. Io, ignaro di quel che stava succedendo, mi presento all’Ariston dove tutti mi fissano con aria preoccupata. Entro nel backstage e trovo Pippo Baudo livido e infuriato che inveisce contro di me. La situazione era talmente tesa che tutti i miei collaboratori se l’erano svignata».

Altri tempi, altro livello di music business: «Se alla fine degli anni Novanta la discografia avesse compreso l’importanza di Internet, oggi non saremmo a questo punto. Le piattaforme streaming caricano 120 mila pezzi nuovi al giorno e questo è un disastro perché in un oceano di rumore di fondo inutile si perdono inesorabilmente la qualità e la ricerca artistica. Alla lunga tutto ciò si rivelerà un gigantesco boomerang».