Cornamuse prestate al rugby: tre bellunesi convocati all’Olimpico per l’inno scozzese
Tre bellunesi convocati per il Sei Nazioni di rugby. Non per andare in meta, ma per il prepartita di Italia – Scozia in programma sabato 9 marzo allo stadio Olimpico di Roma (ore 15. 15, in chiaro su Tv8). Pio Sagrillo, Monia Conti ed Endrio Da Canal, infatti, saranno tra i musicisti che formeranno la banda di cornamuse incaricata di suonare, in quell’occasione, l’inno scozzese. Sagrillo, organista feltrino che da anni si propone tanto in provincia quanto fuori, non è nuovo a questo tipo di esibizioni. Conti, zumellese, ha iniziato a studiare cornamusa con lui per poi passare alla Veneto Pipe Band, dove ora sono ambedue pipers titolari. Da Mel è anche il di lei marito Da Canal, che ha iniziato a suonare le percussioni accompagnando la moglie, e a fine gennaio, partecipando al Northern Meeting di cornamusa tenutosi a Padova, è stato sentito da un organizzatore e prontamente precettato per l’evento capitolino.
Come mai questa curiosa opportunità?
«Pochi minuti prima della gara saranno eseguiti i due inni. Quello italiano sarà suonato da una banda militare di Roma. Per “Flower of Scotland”, invece, a volte chiamano bande scozzesi che vengono volontariamente. Quando non ci sono queste è invece la Pipe Band di Roma ad occuparsi di mettere insieme una quarantina di suonatori di cornamusa – si suona senza amplificazione in uno stadio in mezzo a sessantamila persone, perciò serve almeno questo numero di elementi – invitando altri musicisti delle altre quattro Pipe Band riconosciute in Italia. Chiaro che bisogna conoscere il repertorio: arrivati lì, non ci sarà tempo per le prove».
Con che emozioni vi avvicinate all’evento? E come è nato il vostro trio?
«È naturalmente una bella soddisfazione. Il coronamento di un anno di studio. Io ho suonato ancora in questo evento, mentre per Monia ed Endrio è la prima volta: chiaramente sono contenti. Facciamo tutti e tre parte della Veneto Pipe Band, nata una decina d’anni fa sulla spinta di alcuni appassionati. Abbiamo messo su una scuola a Padova, con il maestro Alberto Massi, un toscano riconosciuto come il miglior piper in Italia».
Cosa immagina potrà essere il 9 marzo?
«Presumo entreremo suonando dalla porta della maratona. Avremo quindi la possibilità di fare un piccolo concerto, eseguendo qualche marcia scozzese fino ad arrivare in mezzo al campo e raggiungere le nostre postazioni. Saremo sotto la pancia dello stadio ad intonarci, ed usciremo all’ultimo momento. Un po’ come i gladiatori quando entravano nel Colosseo».
Il tutto rigorosamente in tenuta scozzese...
«In perfetto “Scottish full dress”, con il vestito scozzese completo: cornamusa, uniforme e kilt».