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Февраль
2024

“A colpi di Martello”: i cinque cardini del mastino

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TRIESTE. La scorsa settimana abbiamo definito in questa rubrica l'importanza di un impianto difensivo in prospettiva vittoria finale del campionato di A2, associandolo in particolare ad una più marcata preparazione nelle rappresentanti del girone Rosso.

Proprio l'ultimo incompleto turno della fase ad orologio (ricordiamo solo sei gare disputate con tre pesanti vittorie esterne) ridimensiona ad una verità solo parziale, dato che le incursioni fuori casa delle rappresentanti del Verde sono state facile conseguenza di solide prestazioni.

Ma proprio per approfondire temi esposti in precedenza, quali possono essere i parametri di valutazione di un impianto difensivo affidabile? Personalmente ritengo irrinunciabili cinque principi,tutti a contemporaneo utilizzo, pena un’inefficacia che si potrebbe annidare alla prima difficoltà: 1) La pressione sulla palla, 2) La capacità di tenere un 1c1 e in generale di saper sostenere i contatti fisici, 3) La vocalità, in tutte le situazioni che coinvolgono 2 o più giocatori, 4) La capacità di controllare la propria area,sia nel rendere difficile ogni penetrazione al ferro sia nel controllo dei rimbalzi, 5) La bravura nella visione e nella capacità di intervento quando si è lontani dalla palla; ad esempio, l’idea che prima ancora delle regole conti l’attenzione e la volontà per evitare un blocco.

Solo quando vi sarà la certezza che questi crismi si siano definitivamente instillati all’interno del gruppo un coach potrà andare ad istruire i propri dettami di squadra riguardanti le collaborazioni sul campo, un vero e proprio sistema difensivo collettivo che valorizzerà il ruolo di ognuno, flessibile solamente in senso tattico in base alle caratteristiche degli avversari. Ecco quindi che nasceranno i teams a chiusura d’area e concessione di tiro dalla distanza, i teams con più aggressività sul perimetro, quelli che optano per dei raddoppi in pivot basso, altri ancora con la capacità di allungare la difesa a tutto campo oppure di utilizzare la zona: insomma, i marchi di fabbrica che fanno riconoscere un organico prima ancora di averne letto la denominazione sulla maglia.

Per alimentare tutto ciò c’è bisogno di un supporto fisico di ore ed ore di allenamento per lo sviluppo della reattività. Al contempo non può mancare un aspetto puramente mentale fondato sulla resilienza individuale, sulla capacità di reagire ad un canestro inaspettato, sulla sagacia di un appostamento per subire un fallo in attacco, tutte peculiarità che un giocatore di livello deve riuscire a sentire proprie al di là della fase di insegnamento.

LEADERS

Come in tutte le organizzazioni che si rispettino, anche in una architettura difensiva c’è bisogno di uomini che facciano da traino, attraverso l’esempio, l’energia e l’efficacia delle proprie azioni. Se Dino Meneghin può essere considerato l’archetipo di questa leadership agli occhi di chi ormai ha i capelli bianchi (ma ognuno può certamente crearsi un modello personalizzato relativo alla squadra del cuore), nondimeno credo che Pajola e Melli rappresentino nella modernità fulgidi esempi nei rispettivi ruoli di quanto si ricerca alla voce leader. Rispettati per questo a livello nazionale ed internazionale, incarnano quanto a sagacia e presenza al posto giusto lo spirito di squadra richiesto dai loro allenatori, qualificando con svolte emotive frequenti l’intero apparato; gli occhi e lo sguardo con cui sanno scrutare costantemente l’intera azione difensiva sono da cineteca. Il tutto ovviamente senza sminuire per nulla le qualità offensive.

Per rimanere alle nostre latitudini, credo che a Trieste si sia apprezzato per anni un genio difensivo come Cantarello,capace di cambiare l’inerzia di gare senza mettere punti a referto; Coronica e Prandin hanno appreso molto da esempi così convincenti, prima di diventare loro stessi,in ruoli e modalità diverse, giocatori altrettanto decisivi che tutti gli avversari della Pall Trieste temevano ed invidiavano. Mi piace pensare che Deangeli, nelle sue infinite ore sulle scalee del PalaRubini,abbia attinto da queste lezioni “aggratis” prima di arrivare ad essere lo specialista di livello che si sta dimostrando, apprezzato da compagni, staff ed addetti ai lavori per intelligenza e capacità di marcare quattro ruoli (per il quinto ci sta lavorando...). Lunga vita e spazio,quindi, a chi si forma nel settore giovanile con la formula «oltre al canestro c’è di più»!