ru24.pro
World News in Italian
Февраль
2024

Uccise la moglie, ora è libero. La battaglia del figlio: «Vuole le di mia mamma, io non posso disporre della salma»

0

UDINE. «Ha ucciso mia madre e ora, da uomo libero, vuole la sua salma per cremarla e tenerla con sé». Pasquale Guadagno, 27 anni, figlio di Carmela Cerillo vittima di femminicidio, 14 anni dopo la tragedia si rivolge alle istituzioni con un appello affinché garantiscano maggiori tutele agli orfani delle donne uccise da mariti e compagni.

Pasquale lo fa perché teme che il padre stia pensando di riappropriarsi delle spoglie della madre come ha dichiarato ai microfoni delle Iene, la trasmissione televisiva di Italia 1.

La storia

Tutto inizia il 25 aprile 2010 quando Carmela Cerillo viene strangolata dal marito nella loro casa di Feletto. I figli, Pasquale e Annamaria, lui 14 anni da compiere lei 18, non sono in casa ma la presenza delle Volanti della Polizia nella frazione di Tavagnacco richiama la loro attenzione e da lì, per entrambi, inizia il calvario di dover continuare a vivere nonostante l’assenza dell’amore materno e con il padre rinchiuso nel penitenziario di Udine.

Condannato a 20 anni di carcere (18 in primo grado), Salvatore Guadagno ha scontato 13 anni e 10 mesi di pena e ora è un uomo libero. L’uomo vive nell’hinterland udinese dove ha affittato una casa.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:13498111]]

In questi 14 anni la tragedia torna più volte drammaticamente a galla nelle vite di Pasquale e Annamaria, che da tempo dividono la stessa casa e gestiscono il Lux bar, in via Cotonificio, a Udine. E qui che incontriamo Pasquale – con il quale ci scusiamo per un precedente articolo nel quale per una nostra disattenzione, l’abbiamo chiamato con il nome del padre – la domenica mattina, nel giorno in cui si rivolge nuovamente alle istituzioni. L’ha fatto anche in precedenza per portare avanti «una battaglia collettiva a tutela dei bambini delle vittime di femminicidio».

Figli che per legge non possono disporre della salma della madre se non l’hanno preteso in Tribunale. «Un anno e mezzo fa abbiamo deciso di ascoltare la volontà di nostra madre che era quella di riposare accanto a nostra nonna. Al Comune di Tavagnacco abbiamo chiesto di riesumare la salma per cremarla e trasferire le ceneri nel camposanto di Napoli. La richiesta non ha trovato seguito perché sulla salma di nostra madre, in quanto figli, non abbiamo alcun diritto, a mantenerli è nostro padre che per lo Stato è un vedovo».

Per ottenere quel diritto, i figli – sono sempre le parole di Pasquale – «avrebbero dovuto pretenderlo in Tribunale, non l’abbiamo fatto e quindi il diritto di disporre della salma di nostra madre viene mantenuto dall’uomo che l’ha uccisa. Oggi, con mia sorella, dovrei intentare una causa, ma non lo faccio perché ritengo mi spetti di diritto e per questo mi rivolgo allo Stato invitandolo a non «dare il potere a mio padre di togliermi un’altra volta mia madre».

Al momento Salvatore Guadagno non ha firmato la richiesta ricevuta in carcere dalle mani dei figli. Pasquale è preoccupato: «Tre settimane fa ha dichiarato alle Iene di voler far riesumare e cremare la salma di mia madre per tenerla con sé. Non capisco perché lo Stato non obbliga un uomo che ha minacciato me e mia sorella davanti alle guardie, a seguire un percorso di riabilitazione per capire se è cambiato».

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14099488]]

Pasquale non teme eventuali reazioni fisiche da parte del padre, quanto «le ripercussioni psicologiche» che potrebbero riaprire vecchie ferite. «Tre anni fa sono caduto in depressione, mi sono fatto aiutare da un psicoterapeuta e ho trovato giovamento nella scrittura. Il mio diario oggi è il libro “Ovunque tu sia” (Europa edizioni), che l’11 aprile presenterò al Senato». In quelle pagine Pasquale Guadagno racconta quello che ha taciuto per 10 anni. Lo fa con una certa tranquillità, non si sente solo, «con mia sorella – spiega – abbiamo trovato la forza nell’uno e nell’altro per batterci per questi diritti, se non lo facciamo noi nessuno lo fa. Ci sentiamo abbandonati dallo Stato».

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14098633]]

Le sue parole pesano anche perché, negli ultimi anni, ha parlato anche con i rappresentati istituzionali, ma a suo avviso «le priorità della politica sono distorte». Pasquale lo sottolinea dopo aver fatto i conti con la burocrazia che anche quando la legge gli consente di ottenere il bonus da 3 mila euro, i tempi del pagamento non sono immediati.

«Per l’influencer il decreto è stato fatto in una settimana, mentre quando si tratta di bambini abbandonati lo Stato non fa niente» continua il ventisettenne che nonostante le difficoltà passate e presenti non esclude l’idea di poter formare una famiglia.

«Nel mio futuro e in quello di mia sorella vedo questa opportunità» assicura pensando al sorriso della madre che custodirà per sempre nel suo cuore. «Mia madre era una donna splendida, sapeva donare amore, era una persona che metteva sempre davanti gli altri alla sua felicità». La sequenza delle parole rallenta quando Pasquale ricorda gli anni vissuti dalla madre nel terrore, «erano altri tempi – aggiunge – , non c’erano gli strumenti per capire che gesti così violenti potevano sfociare in un’atrocità del genere». E alla domanda «riuscirà mai a perdonare suo padre?», Pasquale risponde che «l’odio e il rancore mi impediscono di andare avanti, non posso dare a mio padre il potere di distruggermi la vita».