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Февраль
2024

Simico, la presidente Vecchi: «I cambi nel cda non devono spaventare: garantisco io la continuità»

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I cambi nel cda di Simico? Non devono spaventare». L’assicurazione arriva da Veronica Vecchi, presidente del Cda della Società infrastrutture Milano Cortina, che domani ufficializzerà l’ingegner Flavio Massimo Saldini come nuovo amministratore delegato (e commissario di governo) al posto di Luigi Valerio Sant’Andrea. Il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, non aveva mancato, nei giorni scorsi, di esternare le sue sospensioni di giudizio sul rinnovo del consiglio di amministrazione di Simico, annunciato dal ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini. Il timore di Lorenzi come di altri era ed è quello di ulteriori ritardi.

«Rispetteremo il cronoprogramma fissato», assicura però Vecchi, «a cominciare dal cantiere della pista di bob che inizierà come previsto il 19. Tutti siamo ben coscienti che questo, e anche gli altri obiettivi, non possono essere mancati. E posso confermare che anche negli ultimi cda abbiamo dato un’ulteriore accelerata ai progetti e alla cantierizzazione, comprimendo al massimo i tempi».

Veronica Vecchi è professoressa di Public management alla Sda Bocconi school of management, dove è responsabile di programmi di formazione in materia di Ppp e relazioni pubblico-privato. Vecchi, tra l’altro, è stata subcommissario di Sant’Andrea ai tempi dei Mondiali di sci. In questa intervista pone i temi della sostenibilità, della legacy, di una relazione propositiva con le forze ambientaliste.

Dica la verità, presidente: Sant’Andrea ha pagato i ritardi nella progettazione e nella cantierizzazione?

«Bisogna essere ragionevoli, quando si parla di ritardi; non possono essere imputati ad un soggetto unico. Occorre capire quali sono state le condizioni di contesto che hanno portato a una determinata situazione».

E quali erano queste condizioni?

«Simico ha cominciato ad operare sostanzialmente due anni fa e questa fase, che chiamerei 1, è stata di start up, con oneri gestionali importanti».

Ora però inizia la fase 2. Cioè?

«È la fase in cui si concludono i progetti e si passa ai cantieri. Non si dimentichi che Simico ha ereditato un parco progetti confluito nel piano degli investimenti olimpici che vale 3 miliardi e mezzo. Ebbene, tanti di questi progetti erano soltanto delle idee La traduzione delle idee in cantierabilità ha tra l’altro comportato una revisione dei cronoprogrammi e tutta una serie di attività di carattere procedimentale».

Mi scusi se ritorno al punto iniziale. Perché avete fatto coincidere la transizione dalla fase 1 alla fase 2 con il cambio dei vertici, che poi si è risolto sostanzialmente nel cambio dell’amministratore delegato? Lei sa che nei territori ci sono delle preoccupazioni per i possibili, nuovi ritardi...

«Lo so. Ma nel cda ci sono state delle riconferme. A cominciare dalla sottoscritta. Queste riconferme garantiscono la continuità».

Lei, dunque, garantisce che il cronoprogramma consegnato a suo tempo dal commissario Sant’Andrea al sindaco di Cortina, con le date di avvio e di conclusione dei cantieri, sarà rispettato?

«Cambia l’ad ed il commissario, non cambiano le persone dell’organizzazione. Ancora venerdì ho riunito queste persone e ho detto loro che l’obiettivo non è cambiato. È evidente che il nuovo ad porterà una propria visione del programma; ben vengano le novità, ma il Decreto evidenzia che c’è una fortissima pressione sia del Governo e sia dei territori perché si rispetti la mission: per opere che sono sotto gli occhi di tutto il mondo, per cui la responsabilità nostra è immensa».

Domani si apre il cantiere della pista di bob, dopodomani ci sarà l’ispezione da parte del Cio. A Losanna, si sa, c’è qualche preoccupazione.

«Ne siamo consapevoli. Come sapevamo che la discontinuità avrebbe aperto dei punti interrogativi. È mio dovere istituzionale, come presidente, dare la massima serenità. Sarò infatti a Cortina martedì per parlare alla delegazione del Cio e spiegare a che punto siamo. Illustrerò i cambiamenti che introduciamo per riuscire a procedere in modo ancora più spedito».

Vale a dire?

«Sant’Andrea aveva portato tante innovazioni. Ne ha bisogno in particolare il settore degli appalti e delle opere pubbliche: innovazioni di processo, tecnologiche, comprese quelle digitali. Sulla pista di bob abbiamo sperimentato il digital twin, cioè il gemello digitale che dovrebbe consentire grandi benefici nel rispetto della tabella di marcia. E il nuovo ad, che è un esperto in materia, ha tutta l’intenzione di accelerare».

Come lei sa bene, c’è il problema della legacy. Per la pista di bob, ma non solo...

«È il mio cruccio. Io ho accettato l’incarico perché credo molto che non bisogna lasciare solo delle opere, ma anche la relativa legacy. Legacy intesa anche come esperienze che possano essere calate persino nei progetti più piccoli. Non solo, determinante è anche la certificazione».

La certificazione, ad esempio, della pista di bob?

« Esattamente. La valutazione di Envision, il sistema di rating per le opere sostenibili. Il fatto che l’ad sia un esperto di envision mi dà grande serenità. Peraltro lo stesso Sant’Andrea ci credeva molto. Si tratta di una certificazione ambiziosa che vorremmo applicare anche ad altre strutture sportive, pure in Lombardia, a Livigno nella fattispecie».

Quella del Cio è una visita ispettiva in relazione alle polemiche che ci sono state?

«No, una visita di routine: per verificare lo stato di avanzamento dei cantieri. Ciò detto, sappiamo tutti che la pista di bob è stata fonte di grande preoccupazione, rispetto al Cio…».

Il cantiere che si aprirà domani verrà concluso nei tempi prestabiliti o, come teme qualcuno, si concluderà dopo i Giochi?

«Dico solo questo. L’impresa Pizzarotti sta lavorando in modo indefesso per garantire il rispetto dei tempi. È la seconda impresa italiana e non può permettersi di fare brutta figura. Anche loro sanno benissimo il danno di immagine che ci potrebbe essere da eventuali ritardi. Questa è una leva molto importante che ci dà ulteriore serenità rispetto al mantenimento del cronoprogramma».

Il Cio è preoccupato anche della legacy.

«Lo sappiamo. Questo non è un compito nostro ma da quanto abbiamo appurato ci sono tutte le condizioni di contesto per garantire il post, la gestione del dopo Olimpiadi».

Come vede il rapporto con gli ambientalisti ed i Comitati? Pongono delle questioni reali…

«Sì, le pongono. È evidente che grandi eventi come le Olimpiadi richiedono dei sacrifici, costituiscono un impatto. Ed è bene che queste associazioni, i comitati stessi, si pongano in condizioni di sentinella, di vigilanza stretta. Ma a loro vorrei dire che oggi esistono delle soluzioni in termini di materiali e di accorgimenti che possono consentire un corretto inserimento naturalistico e paesaggistico di queste opere. È vero, ad esempio, che si abbattono 500 larici, ma è anche vero che ci sarà un’opera imponente di rimboschimento: 12 piante per ognuna che verrà abbattuta. Insomma, un ristoro sotto questo punto di vista mi pare proprio ci sia».