Gorizia raccontata da non vedenti e disabili attraverso i viaggi dell’Audiobus
GORIZIA È una città raccontata da chi non ha modo di vederla o di viverla senza ostacoli quella che sfila davanti chi è salito sabato su una delle cinque corse dell’Audiobus.
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Il format
Il format prodotto da Zeroidee Aps questa volta ha messo al centro dei suoi viaggi, grazie alla collaborazione con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Gorizia e ad Hattiva Lab Udine, oltre che di Apt, il rapporto tra mobilità e disabilità, ma non solo.
Perché filo conduttore della narrazione è stata una voce senza corpo e orgogliosamente tale, se a un’intelligenza artificiale potessero essere attribuiti dei sentimenti. Invitando a immaginarla, un processo innato per ciascuno, la voce ha introdotto le parole di non vedenti e ipovedenti, chiamati a giostrarsi tra toni e inflessioni per comprendere con chi stiano parlando, ma anche le successive riflessioni su ciò che di corporeo, in tutta la sua fragilità, rende umani.
La performance sonora
La performance sonora, che ogni viaggiatore ha ascoltato attraverso le cuffie ricevute prima della partenza dal piazzale della stazione ferroviaria, si è saldata quindi ai luoghi della città, transitando davanti l’ingresso dell’ex ospedale e poi dal piazzale della Casa rossa per affrontare il tema dell’incontro e dell’accoglienza della diversità. Ancora faticosa, come emerge dalle voci di ipovedenti e non vedenti di Gorizia e utenti del centro diurno di Udine, che descrivono, però, anche gli ostacoli posti da spazi urbani e mezzi pubblici, che pure sono anche luoghi di socialità.
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I commenti
«È paradossale, ma sono più in difficoltà in zona pedonale, dove non ci sono riferimenti e qualche auto può passare lo stesso», spiega un disabile visivo. «La cosa più tremenda è quello che magari non vediamo sui marciapiedi e ci troviamo a calpestare, avendo poi difficoltà a pulirsi», racconta una non vedente.
E poi ci sono gli spazi troppo aperti delle piazze o i pali grigi e quindi di fatto invisibili per chi ha una residua capacità visiva. «È stata una bella esperienza: le immagini che scorrono e l’idea di questa voce senza corpo, assieme alle altre voci, hanno emozionato», ha detto Alessandra Perissin, a bordo della prima corsa assieme alla figlia Marilena Visintin e a un’altra ventina di persone. «C’erano anche dei bambini e credo sia stato importante per avvicinarli al tema della disabilità – ha aggiunto –, con un’esperienza esterna, capace di arricchire, rispetto a quanto magari già vivono in classe».
Tra i passeggeri anche una coppia da Parma
A bordo della seconda corsa di Audiobus, sempre scritto e diretto a Giovanni Chiarot e Renato Rinaldi, realizzato con il sostegno della Regione, tra la quindicina di passeggeri, ci sono Roberta e Claudio arrivati da Parma per un fine settimana di vacanza tra Gorizia e dintorni.
«È stato interessante perché ha proposto una riflessione sull’uso della città – ha spiegato Roberta –, rendendola concreta attraverso le voci di chi la vive. È la prima volta che proviamo questo format, di cui siamo venuti a conoscenza visitando lo smart space della Fondazione Carigo e dal sito Eventbrite».
A colpire è stata però anche la voce femminile chiamata a impersonare un’Ai tanto perfetta, quanto, appunto, priva di umanità. «Mi ha fatto pensare alle nuove intelligenze artificiali, molto utili, ma che non colgono il senso di essere umani», ha aggiunto Claudio.