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Февраль
2024

Software antiplagio, bufale e intelligenza artificiale: i ricercatori alla prova della contraffazione

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TRIESTE Avete fiducia nella scienza? Come dire di no, dopo i prodigiosi avanzamenti che hanno cambiato la nostra vita negli ultimi decenni? In medicina, pensiamo soltanto alla diagnosi delle malattie ereditarie con il sequenziamento del Dna, dei tumori con la Pet, dello studio del cervello con la risonanza magnetica, della cura del diabete con l’insulina, e ora dei vaccini a Rna. L’elenco ovviamente è molto più lungo. Eppure, in uno studio appena postato on line, l’Italia è solo al 55.o posto su 67 tra i Paesi in cui è stata condotta un’intervista per sondare la fiducia delle persone nei ricercatori. Siamo solo di poco sopra a Etiopia, Russia, Bolivia, Kazakhstan e Nicaragua. Lo studio ha visto coinvolte oltre 70mila persone ed è stato condotto da un team di scienziati sociali di Hannover, in Germania, reclutando i partecipanti on line. Il questionario che hanno sottoposto comprendeva una dozzina di domande che riguardavano la percezione del pubblico sull’integrità degli scienziati, la loro competenza e trasparenza.

La fiducia dei Paesi africani

È interessante come ai primi posti della classifica figurino diversi Paesi africani (Egitto, Nigeria, Kenia), oltre all’India, tutti Paesi in cui la popolazione tende a percepire l’importanza concreta dell’avanzamento tecnologico come strumento di progresso. Nel complesso le risposte all’indagine sono risultate influenzate dall’orientamento politico, non tanto quello individuale in termini di destra o sinistra ma in base a quanto nei decenni passati i governi di destra o sinistra nei diversi Paesi abbiano favorito la scienza o abbiano contrastato le sue posizioni (soprattutto sul clima e i vaccini). Più della metà degli intervistati ha comunque affermato che i ricercatori dovrebbero essere più coinvolti nelle decisioni pubbliche e dovrebbero lavorare fianco a fianco con i politici.

Le responsabilità della comunità scientifica

Chi vi scrive è uno scienziato, ma sarebbe troppo semplicistico se concludessi che l’imperfetta percezione del valore della scienza nel progresso della società sia dovuta solo a un difetto di comunicatori e politici. Perché anche la comunità scientifica è tenuta a correggere una serie di comportamenti poco edificanti e spesso francamente fraudolenti, considerando che, solo nel 2023, sono state ben 14mila le pubblicazioni scientifiche di cui le riviste scientifiche hanno forzato la ritrattazione. Di queste, tre quarti sono a firma di autori cinesi. Questa settimana persino il governo della Cina è entrato in campo per combattere i tentativi di frode che stanno macchiando la reputazione dei suoi scienziati. Un’analisi di Nature ha rivelato che, a partire dal 2021, almeno 17mila articoli firmati da autori cinesi contenevano dati sbagliati o contraffatti e sono stati quindi ritrattati. Secondo una nuova direttiva del governo cinese, entro febbraio tutte le università del Paese devono ora fornire un elenco degli articoli problematici e fornire i dettagli di come stiano investigando i singoli casi di tentata frode.

Battaglia difficile

Ma la battaglia alla contraffazione non è semplice, e ora è resa ancora più difficile dalla diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa che consentono di scrivere testi, anche inventati, ma del tutto verosimili. Yasir Zaki, ricercatore informatico della sede di Abu Dhabi della New York University, ha voluto fare un esperimento. Ha inventato un nuovo ricercatore che ha iniziato a pubblicare una serie di articoli interamente scritti da ChatCpt, ciascuno dei quali citava a catena tutti gli altri. Nell’arco di pochi mesi i database che valutano il successo degli scienziati, basati su parametri che misurano allo stesso tempo il numero delle pubblicazioni e quanto ciascuna di queste è citata da altre, hanno messo questo ricercatore inventato nella lista dei 40 più importanti al mondo nella sua disciplina. Una dimostrazione di quanto sia facile truccare il sistema. Zaki ha anche studiato la produttività in termini di articoli di oltre 1,6 milioni di ricercatori reali, identificato 1016 individui che hanno aumentato di almeno 10 volte il proprio output scientifico in un singolo anno, un traguardo evidentemente impossibile. Qualcuno di questi vanta oltre 1000 pubblicazioni in un anno (quasi 3 al giorno!).

L’aiuto dell’informatica

Come risolvere il problema non è semplice da capire. Ma anche in questo caso gli strumenti informatici possono aiutare. Un sito web molto popolare - e temuto - nella comunità scientifica (PubPeer) scandaglia con un software tutte le pubblicazioni alla ricerca di artefatti o di immagini copiate. Un altro sito (Retraction Watch) mantiene un database che riporta tutti gli articoli di cui è stata richiesta la ritrattazione. Tutte le riviste scientifiche di alto livello utilizzano un software antiplagio, che cerca nei manoscritti sottomessi per la pubblicazione frammenti di testo copiati da altri articoli. Software analoghi vengono anche utilizzati in alcune università – anche italiane – per controllare le tesi di laurea e di dottorato dei propri studenti. Basteranno per ripristinare il senso etico? Probabilmente no, ma almeno riusciranno a smascherare i truffatori.

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