Scontri anche alla Rai di Bologna: i contestatori pretendevano di leggere un proclama in tv
Momenti di tensione si sono registrati alla manifestazione sotto la sede Rai di Bologna, indetta da sigle pro-Palestina. La dinamica è stata simile a quella degli scontri avvenuti a Napoli qualche giorno fa: i manifestanti si sono portati a contatto con le forze dell’ordine, cercando di forzare il blocco verso i cancelli, e sono stati respinti anche con i manganelli quando la pressione degli scudi non bastava più. Dalle file della protesta c’è stato anche un lancio di oggetti e petardi contro polizia e carabinieri.
Scontri alla manifestazione pro-Palestina sotto la Rai di Bologna
I manifestanti pretendevano di leggere in tv un “Comunicato contro il negazionismo del genocidio in corso, la censura e la narrazione filoisraeliana della Rai” e non hanno accettato il fatto che, come riferito da un contestatore al megafono, la Rai non aveva dato garanzia sulla lettura di tutto il testo. A quel punto il presidio di diverse centinaia di persone si è fatto avanti, fino ad arrivare al contatto fisico con polizia e carabinieri che proteggevano l’ingresso degli studi.
I contestatori pretendevano di leggere un proclama in tv
Dopo circa due ore di presidio, secondo quanto riferisce il Resto del Carlino di Bologna, i manifestanti si sono spostati in corteo verso piazza dell’Unità. “Abbiamo ottenuto di poter leggere integralmente il nostro comunicato. È dovuto servire tutto questo per poter parlare in Rai”, ha urlato dal microfono uno dei contestatori. La protesta sembra segnare un ulteriore salto di livello nel clima di violenza e intimidazioni che si è creato intorno al caso Rai: la pretesa di entrare negli studi per leggere quello che di fatto era un proclama, infatti, appare particolarmente prevaricante, tanto più che poi è sfociata in una tensione che ha portato agli scontri. A colpire è poi il fatto che questo tipo di diktat arrivi da chi ha contestato la lettura di un breve comunicato dell’ad dell’azienda, Roberto Sergio, in maniera così aggressiva da farlo finire sotto scorta. Tutto, insomma, fa pensare che qui non sia in gioco l’equilibrio – o supposto tale – dell’informazione sul conflitto in Medio Oriente, ma la volontà di affermare con la brutalità quella che si ritiene essere la sola posizione consentita.
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