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Февраль
2024

Serie C, la Triestina si è messa in un tunnel e pesa la frattura con la tifoseria

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Serie C, la Triestina si è messa in un tunnel e pesa la frattura con la tifoseria

foto da Quotidiani locali

TRIESTE La partita persa con il Renate ha dato due certezze. L’effetto esonero non c’è stato e i giocatori, vista la prestazione, non giocavano male per fare un dispetto a Tesser. L’arrivo di Bordin non ha dato quella scossa che spesso nel calcio capita almeno nell’immediato. Non è una sorpresa tuttavia se si considera con razionalità la situazione nella quale il tecnico è stato catapultato e della quale era evidentemente consapevole.

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LA SCELTA Un conto è occuparsi di una squadra in crisi magari nei bassifondi della classifica e un altro è prendersi in carico una Triestina in calo ma al terzo posto e capace fino a un mese fa di viaggiare a oltre 2 punti di media partita. Il nuovo allenatore ha condotto in una settimana forse 4-5 allenamenti e ne avrà pochini a disposizione anche in vista di Lumezzane. Le tempistiche le ha scelte la società con la direzione tecnica. Tesser ci ha messo due mesi per conoscere e dare un’identità al gruppo. Se Bordin fosse bravo come Attilio avrà bisogno di almeno un mesetto.

I DUBBI Non va tirata la croce addosso a Bordin nonostante il tecnico abbia fatto una mossa azzardata. Pesa infatti la scelta di modificare in partenza (per poi correggerlo) un assetto assimilato dai giocatori con buoni risultati in sei mesi di lavoro e di partite. Non è tanto una questione di modulo ma l’inserimento di un quarto uomo offensivo (oltre che alla rinuncia di Germano a destra e alle assenze dei due centrali) non poteva non dare meno solidità a un undici che aveva già evidenziato squilibri nella fase difensiva.

LA SQUADRA Già Tesser chiedeva al trequartista D’Urso un surplus in copertura e la Triestina in quasi ogni partita subiva almeno un paio di scorribande avversarie. Il tutto era stato compensato dalla forza e dalle individualità in attacco (oggi spente) e dallo stato di grazia dei centrocampisti (fino a quando c’è stato) e in primis di Correia e anche Vallocchia (oltre a Celeghin e a un ricambio fresco come Pierobon).

La fragilità si è vista nella prima parte del match a Mantova e martedì al Tognon quando il Renate si è scrollato di dosso il timore reverenziale e la prudenza (dopo tre stop) nei confronti dell’Unione. Sta a Bordin con i giocatori correre ai ripari.

LA CONTESTAZIONE C’è poi l’aspetto ambientale a complicare un compito già difficile. Dall’entusiasmo comprensibile ma anche eccessivo dei tifosi fino al derby con il Padova ora si è passati alla crisi di rigetto verso la società per la sua scelta di allontanare Tesser e il suo staff ma anche nei confronti di giocatori sempre sostenuti per la loro capacità di combattere ora venuta meno. Le motivazioni della contestazione sono ineccepibili nonostante il Club non avesse creato aspettative da primo posto. Dopo un anno di sofferenza e una retrocessione in D sventata per miracolo il presidente Ben Rosenzweig era stato accolto come un messia. Società risanata, arrivo di un tecnico di livello assoluto, progetto serio e chiaro partito con un inevitabile ritardo, investimenti ingenti, la sua disponibilità e gentilezza hanno creato un legame forte con la piazza. Un legame cementato dalla battaglia comune (persa o comunque in stand by) sul caso Rocco. La frizione c’è ma le condizioni che si sono create nell’ultima estate sono una base solida che l’Unione non aveva. Tutto questo non va gettato.

IL CLUB La società è chiamata a fare un passo in avanti verso i tifosi e loro a non respingere questa disponibilità. Il legame più forte con la piazza comunque, almeno in Italia, la fanno i risultati immediati (non è questa la cultura sportiva americana). A Trieste però è apprezzata anche la chiarezza, l’umiltà e l’attenzione al territorio e alla comunità.

Il dramma sportivo della Triestina si stava consumando un anno fa, oggi invece l’ambiente sta vivendo solo un passaggio a vuoto evitabile ma che si può correggere in un progetto di medio-lungo termine.

Per uscirne Bordin deve essere pragmatico, i ragazzi devono riavere fiducia nelle loro qualità tecniche e morali, la dirigenza deve saper trasmettere loro qual’è l’obiettivo stagionale e quello futuro. Perché l’obiettivo non può essere quello di vivere per tre mesi in uno sconfortante e deprimente anonimato.