Giallo di Trieste, riesumato il corpo di Liliana: giovedì alle 12 il via alla nuova autopsia
TRIESTE. Cristina Cattaneo è riuscita a far “parlare” dopo anni diversi corpi che cercavano una verità. Quindi la speranza è che ora l’antropologa forense alla quale la Procura di Trieste ha affidato l’incarico di redigere una nuova perizia medico legale, riesca a “dare voce” anche a Liliana Resinovich.
Il corpo della 63enne è stato riesumato nella mattinata di martedì 13 febbraio dal campo 11 del cimitero di Sant’Anna. La bara è stata sistemata in una cassa in zinco alla quale sono stati apposti i previsti sigilli, per poi essere trasportata a Milano, dove dal tardo pomeriggio è custodita nell’obitorio attiguo al Laboratorio di antropologia e odontologia forense.
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Alle 12 di giovedì 15 febbraio avranno inizio le operazioni peritali. Su incarico del sostituto procuratore Maddalena Chergia, titolare dell’indagine, Cattaneo sarà affiancata dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio (oltre all’entomologo Stefano Vanin) nella delicata e complessa operazione di analisi su un corpo recuperato ormai oltre due anni fa e che è già stato sottoposto a un’approfondita autopsia.
Le operazioni di riesumazione sono iniziate poco dopo le 8.30 e si sono protratte per circa un’ora, alla presenza degli uomini della Squadra Mobile, della Polizia Scientifica, di un medico incaricato da Asugi oltre che degli addetti all’esumazione e del personale delle Onoranze funebri San Giusto che poi hanno provveduto a trasferire i resti di Liliana a Milano.
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Ogni minimo particolare, ogni attimo di quelle delicate manovre è stato ripreso, fotografato dalla Scientifica. Ad assistere alla riesumazione della moglie c’era Sebastiano Visintin.
Provato, non ha trattenuto le lacrime: «È straziante - ha ammesso sfogandosi -: quello a cui ho assistito non lo auguro a nessuno».
Per la famiglia di Liliana, ovvero per il fratello Sergio Resinovich e la nipote Veronica, a presiedere alle operazioni di riesumazione dei resti c’era l’avvocato Federica Obizzi. «Speravo ci fosse il Sergio, avrei voluto parlargli, lo avrei abbracciato in questo momento», così Visintin, da solo ad affrontare il difficile momento della riesumazione.
Il 25 gennaio del 2022, al funerale di Liliana, a sorreggerlo c’era invece il figlio Piergiorgio, oggi distante dopo che le indagini hanno rivoltato come un calzino anche la sua vita.
«Non potevo lasciare sola Liliana oggi, dovevo starle vicino anche in questo momento: sono 26 mesi che non c’è più e ancora non abbiamo risposte», ha spiegato Visintin, aggiungendo come «alla luce di quanto emerso fino ad ora, credo anche io che Liliana si sia suicidata».
Di parere opposto Claudio Sterpin, anche lui ieri a Sant’Anna. Più defilato, con un capello calato sulla testa, alle 7.30, all’apertura del cimitero, aveva lasciato un cartello accanto alla tomba con su scritto “Scusa amore mio per il vilipendio che subisci, indispensabile per scoprire la verità”. «Liliana non si è tolta la vita - così Sterpin -, quella è solo una verità che ci hanno voluto rifilare. Adesso spero la nuova perizia faccia emergere la verità».
I resti di Liliana saranno sottoposti ad un accertamento tecnico non ripetibile, quindi il 15 febbraio, oltre al collegio di consulenti della Procura, saranno presenti anche quelli delle parti lese. Ci saranno quindi i medici legali Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, nominati dall’associazione Penelope che affianca in questo percorso i Resinovich, il medico legale Raffale Barisani e l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, consulenti di Visintin, l'anatomopatologo Mauro Bacci incaricato invece dalla cugina di Liliana, Silvia Radin, oltre all'entomologa Fabia Giusti per conto della nipote.
Il collegio peritale incaricato dal sostituto procuratore Chergia avrà 90 giorni di tempo per depositare la nuova relazione medico legale, l’elemento considerato decisivo per dare un indirizzo chiaro a questo caso che ancora oggi alimenta molti dubbi sulla morte della 63enne.