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Февраль
2024

Piano Msc per Wärtsilä a Trieste, Razeto: «I carri non sono strategici come i motori marini ma salvano i posti di lavoro»

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TRIESTE. Quando si aprì la crisi, quasi due anni fa, Sergio Razeto raccontò di avere pianto alla notizia del rischio stop per la produzione di motori della multinazionale finlandese nello stabilimento di Trieste.

«Una botta tremenda», disse chi, di Wärtsilä Italia, è stato vicepresidente dal 1997, presidente e amministratore delegato dal 2003, con l’aggiunta, dal 2005, della carica di vicepresidente della divisione Motoristica del gruppo. Presidente fino al 2016, ma anche numero uno di Confindustria Trieste dal 2009 al 2020, Razeto commenta ora la svolta inattesa, il colpo di scena che, «cosa in questo momento più importante», pare salvare 300 posti di lavoro. Più in là, si ragionerà, però, «del venire meno della strategicità di produrre motori anziché carri ferroviari».

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Il colosso Msc ha trovato la soluzione per la crisi industriale di Wärtsilä a Trieste. Se l’aspettava dopo tante illusioni e delusioni?

«Francamente no. Ero fermo ai ragionamenti aperti con l’ultimo rimasto tra i potenziali interessati a subentrare a Wärtsilä, Ansaldo. Ma lo scenario era fatto di preoccupazioni, non di speranze».

Perché è servito così tanto tempo per aprire il varco?

«Il fatto che Msc volesse entrare nel campo ferroviario era noto visto l’acquisto del 50% di Italo. Abbiamo anche visto, pure in porto di Trieste, l’interesse commerciale con l’operazione sul Molo Settimo e l’acquisizione di quote significative di Hamburger Hafen und Logistik Ag, che gestisce la Piattaforma logistica. Evidentemente, è almeno quello che penso io, la costruzione dei veicoli ferroviari è il tassello di un progetto più ampio».

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È una reindustrializzazione che dà garanzie?

«Msc è un gruppo di grandissimo valore e non ci sono dubbi sulla sua solidità. Quello che mi aspetto a Trieste è un’attività con aspetti sicuramente più meccanici, ma forse anche di carpenteria. Abbastanza naturale immaginare che sarà tuttavia meno strategica dell’attività motoristica».

Per Trieste?

«Per l’Italia in generale. Non sono esperto di carri ferroviari, ma fare motori è un’altra cosa. Dopo di che, se i motori non si possono più fare perché i copyright sono di Wärtsilä, i carri che salvano i posti di lavoro sono una ottima notizia».

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Si aspetta che Ansaldo sarà della partita?

«I rapporti con Ansaldo mi sembravano poco chiari. Ho avuto l’impressione che partissero da un foglio bianco. Non so quanto potranno essere coinvolti in questa svolta».

Una delle ipotesi è che l’accordo Wärtsilä-Msc possa estendersi anche alla conversione dei motori a nuovi carburanti. Che ne pensa?

«Mi pare che il tema non sia stato evidenziato».

Perché il gigante Msc sceglie Trieste?

«Oltre all’interesse per la logistica, aspetto non secondario è il costo minimo dell’impianto. Ma il punto chiave è che Trieste è straordinariamente interessante in direzione Centro ed Est Europa ora che, e lo abbiamo scoperto con Zeno D’Agostino, è ben servita dal punto di vista ferroviario. Con l’allargamento della Ue a 28 Paesi, la città ha acquisito un’importanza superiore al passato, ma ora le prospettive portuali sono ulteriormente cresciute. Al netto della situazione di tensione nel Canale di Suez. Speriamo sia solo una parentesi che non vada a minare la centralità di Trieste e di un porto con caratteristiche uniche in Europa».

Ci vorrà del tempo per riabituare i lavoratori dello stabilimento triestino a nuovi compiti?

«Non credo ce ne vorrà troppo. La maggior parte di loro sono meccanici e si troveranno davanti una meccanica meno impegnativa di quella di prima. Forse ci vorrà un po’ prima di prendere confidenza col prodotto nuovo, ma impareranno subito, non ho dubbi».

Che giudizio si può dare, oggi, sul comportamento di Wärtsilä?

«Per me è stato autolesionista. Probabilmente per ragioni di natura economica. E ho visto anche molta incoerenza».

E la politica come si è mossa?

«Si è data da fare. A partire dalla Regione, in particolare con l’ottimo assessore Rosolen. A livello governativo ho più di una perplessità sui risultati concreti, ma almeno la faccia l’hanno messa costantemente».