Strage di Bologna, in aula il video del turista. Bellini: “Non sono io”. L’accusa fa sentire le intercettazioni
Chi è l’uomo nel video del turista tedesco Harold Polzer girato nella stazione di Bologna la mattina 2 agosto 1980? Per la procura generale e per i giudici della Corte d’assise non c’è nessuno dubbio che l’uomo con i baffi che si vede nelle immagini sia Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia Nazionale, “primula nera”, “assassino” come lui stesso si è definito, presente quella mattina perché complice degli ex Nar, già condannati in via definitiva, che fecero esplodere la bomba che lasciò senza vita 85 persone e ne ferì 200.
Il soccorritore che somiglia a Bellini – Per la difesa invece non si tratta di Bellini. C’è una persona, con una paletta in mano, impegnata nei primi soccorsi e presente sul piazzale della stazione, ripresa da un video di una tv locale acquisito agli atti del processo che somiglierebbe “in maniera impressionante al presunto Bellini” immortalato nel filmato del turista tedesco Polzer. Per l’avvocato Antonio Capitella per questo è necessario un “accertamento di comparazione” tra le due persone.
Le parti civili, con l’avvocato Andrea Speranzoni in rappresentanza dei familiari delle vittime, hanno immediatamente replicato, presentando altre foto del primo personaggio, il soccorritore, da cui emerge una maglietta simile, ma differente all’uomo che si ritiene sia Bellini e anche un ingrandimento del volto smentirebbe l’ipotesi della difesa. Anche la Procura generale, con il pm Nicola Proto, ha sottolineato che la persona del primo video era vestita in maniera diversa da quella del secondo.
Le dichiarazioni di Bellini – Bellini ha chiesto la parola ai giudici ribadendo, a volte gridando, la sua innocenza: “Non niente a che fare con Bologna, è tutto inventato. Signora Maurizia facciamoli i benedetti confronti”, ha detto riferendosi all’ex moglie che lo ha riconosciuto in un video girato in stazione la mattina dell’attentato. “La prima immagine che la Procura generale le ha fatto vedere era sfuocata, nemmeno io saprei riconoscermi“, ha detto l’ex esponente di Avanguardia nazionale. “Io non ci assomiglio neanche lontanamente, non sono quel signore. Gli zigomi hanno un’angolazione diversa, io non ho la fossa delle Marianne qua, non ho quello che si vede nei fotogrammi”, ha ribadito toccandosi il collo. “Ha una caverna qua, non ha una fossa. Sono stato preso quasi a bastonate quando l’ho detto in aula”. E poi “io non ho mai portato crocifissi, avevo una medaglietta con la Madonna che mi venne regalata quando studiavo dai Servi di Maria”, come l’uomo nel filmato. “Facciamo i confronti con la Bonini, era al corrente di alcune cose. Mettete 30 chilometri di paravento, ma sono io che ho paura di lei non il contrario. La conosco molto bene”. E ancora: “Mia nipote avrebbe potuto testimoniare la verità sul banco dei testimoni, le è stato vietato dai Bonini”.
Il riconoscimento nel video da parte dell’ex moglie, Maurizia Bonini, ha portato all’annullamento del proscioglimento del primo procedimento nei suoi confronti ed è una delle prove citate dai giudici di primo grado nelle motivazioni di condanna. Bellini è stato arrestato lo scorso giugno per le minacce alla donna e al figlio del magistrato che ha scritto le motivazioni. “Io non posso aver minacciato e non minaccio i magistrati. Non posso minacciare i giudici, sono andato in Sicilia nel 1992 dopo la morte di Falcone e Borsellino per salvare i giudici, ho sempre amato i giudici, fatto tutti i favori di questo mondo. Vi ho salvato in Sicilia, io ho portato la mia vita per voi” Paolo Bellini che nella sua complessa esistenza è stato persino il testimone al processo di Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia del 1992. L’imputato ha anche inveito dicendo: “Io i morti li rispetto, siete voi che non li rispettate quando portate a processo innocenti sulle barzellette e non leggete gli atti”.
Le intercettazioni – L’accusa agli atti ha l’intercettazione ambientale del 26 giugno 2023 nella quale Bellini, riferendosi all’ex moglie Maurizia Bonini, dice “d’accordo per 40 anni poi adesso non mi copre più, perché io non la copro più“. Per gli inquirenti si tratta di una prova importante, “una patente di credibilità” data a Maurizia Bonini dallo stesso Bellini. La frase venne captata tre giorni prima dell’arresto, in estate, dell’ex terrorista dalla Procura di Firenze che indaga sulle stragi del 1993. In aula viene trasmessa e fatta ascoltare anche l’intercettazione ambientale del 18 gennaio 1996, in cui l’ex leader veneto di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, parla di un “aviere” coinvolto nell’attentato del 2 agosto 1980. L’ex capo di Ordine Nuovo, condannato per la strage di Brescia e deceduto, parlando con il figlio disse di essere a conoscenza della riconducibilità dell’attentato alla banda Fioravanti (Valerio, ndr che insieme a Francesca Mambro e Luigi Ciavardini sono stati condannati in via definitiva) e che all’evento partecipò un “aviere“, che portò la bomba.
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