Embolia durante il parto, dopo due mesi e tre interventi mamma e neonato lasciano l’ospedale
PORDENONE. Sessanta giorni di paura, poi la buona notizia: dopo due mesi di ricovero nel reparto di Ostetricia dell’ospedale di Pordenone, Irene è tornata casa assieme al piccolo Gilbert, il suo bambino.
Per la mamma è stata una gioia immensa rivedere gli altri tre figli e condividere con loro il nuovo arrivato in famiglia.
La gravidanza, in realtà, era andata bene ma al momento del parto è stato necessario un taglio cesareo. Un intervento di routine, normalmente senza particolari problemi. Per Irene, però, non era stato così. La pressione arteriosa che improvvisamente scende, il respiro che diventa difficile, il cuore che rallenta e si ferma.
La catena dell'emergenza si attiva: massaggio cardiaco, fluidi, inotropi, defibrillatore. Ventilazione. La frequenza cardiaca finalmente riprende. La diagnosi arriva in fretta. Anche se si tratta di una complicanza molto rara.
Irene ha avuto una embolia da liquido amniotico. Capita 2-6 volte ogni 100 mila gravidanze. Il liquido amniotico entra in circolo durante il travaglio o il parto e causa un’ostruzione dei vasi polmonari. Se non riconosciuta in tempo il rischio che la donna e il neonato muoiano è molto alto, fino al 60% dei casi per la gravida. Con un rischio di disabilità neurologica che supera il 10% nelle sopravvissute.
Bisogna agire in fretta e all’ospedale di Pordenone lo fanno. Bisogna avere a disposizione tutto quel che serve, con equipe allenate a simili casi e formate da ginecologi, ostetriche, rianimatori, cardiologi, radiologi, cardiologi, infermiere. E molti altri.
Al piccolo Gilbert ci ha pensato l'equipe della neonatologia. Lui ha fatto da subito del suo meglio per dare forza alla mamma ricoverata per molti giorni in rianimazione e sottoposta a tre interventi chirurgici. «Alla fine – affermano Roberto Dall’Amico, direttore del Dipartimento materno infantile di Asfo e la dottoressa Maria Maddalena Casarotto, responsabile della S.S. Degenza ostetrica - è una bella storia da raccontare, con mamma e bambino restituiti alla vita. Una gioia immensa, impossibile da descrivere, per chi lavora perché questo accada».