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Январь
2024

“Mollami”, ecco come gestire gli adolescenti: «La vera tragedia è il genitore-amico»

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PAVIA. Come gestire i conflitti con gli adolescenti? Daniele Novara, pedagogista, scrittore e direttore della Scuola Genitori , proporrà il suo metodo giovedì 1 febbraio, alle 21, al collegio Santa Caterina da Siena di Pavia (via San Martino 17), nell’ambito della Settimana dell’educazione promossa dalla Diocesi di Pavia e dal Festival del Carmine. L’incontro è aperto a tutti, in particolare a genitori, insegnanti, educatori.

Professore, un titolo perentorio: “Mollami”.

«Lapidario. Mettiamo subito in chiaro una cosa: la mamma, durante l’adolescenza, è una zavorra allo stato puro. La famiglia nei primi anni di infanzia e adolescenza è solo un presidio educativo. Il nucleo evolutivo non avviene più al suo interno, negli anni successivi, ma nel gruppo con i coetanei. I genitori devono imparare a fare i conti con questa realtà e a gestire l’allontanamento».

E’ un invito a liberarsi dalla zavorra per crescere?

«I maschi hanno buon gioco e gongolano nella protezione delle madri. Per le ragazze, invece, subentra una sofferenza maggiore perché devono liberarsi dalla competizione con madri quarantenni che si vestono come loro, frequentano la stessa palestra. Il genitore amico è una tragedia. Dobbiamo recuperare il coraggio e l’entusiasmo di educare».

Pavia sta registrando episodi di cronaca nera per la presenza di baby gang. Come intervenire sui conflitti?

«E’ un fenomeno diffuso ovunque. Oggi i ragazzi fanno fatica a stare insieme, non sanno gestire i conflitti. Scambiano la realtà concreta di una rissa per un videogioco. Se svaligiano la macchinetta delle merende non hanno la percezione che sia un reato penale: furto con scasso».

Stanno sui social e poco insieme?

«Dopo il Covid faticano a riappropriarsi di una socialità utile alla crescita, ad imparare a stare insieme anche quando l’altro non ti dà ragione o fa qualcosa di non previsto».

E come si impara?

«Dovrebbe avvenire in famiglia, a scuola, in oratorio. Ma se la scuola è solo un posto in cui ascoltare per cinque ore le lezioni allora non ci siamo proprio».

Un insegnante spesso fatica a farsi ascoltare.

«Gli insegnanti sono stati assunti come esperti della materia ma non sempre hanno competenza pedagogica. Leggevo di quello che nelle Marche ha dato meno 1. Siamo impazziti? La scuola deve far lavorare i ragazzi insieme, attivare laboratori, discussioni, farli confrontare tra loro».

E torniamo quindi al tema dell’isolamento.

«L’isolamento, 8-10 ore davanti a un videogioco senza aver voglia di uscire di casa, è l’anticamera della malattia psichiatrica, dei disturbi alimentari, dell’arrivare a tagliarsi. Invece noi adulti dobbiamo aiutare i giovani a imparare a vivere. Questa è la nostra responsabilità».

Sgridare o punire serve? E’ mai servito?

«No, l’educazione è un fatto organizzativo. Un gioco di squadra tra genitori, con tecniche come il silenzio senza commento o la tecnica del paletto, di cui parlerò durante l’incontro di giovedì sera».

La tecnica del paletto?

«Ad esempio, se hai un figlio di 15-16 anni, gli dici: “Questa estate devi fare un’esperienza di lavoro”. Stabilito questo, poi si negozia con il figlio o con la figlia su come attuare questa necessità. Ecco, quindi, che il paletto non è una regola, ma è un “vincolo di libertà”. Sembra un ossimoro ma non lo è. Ti dò la libertà di scegliere, quindi ti concedo fiducia».

Lo psicologo di base è una buona idea?

«Non mi risulta che sia già operativo. Una buona idea potrebbe essere quella che stiamo mettendo in atto a San Donato con Comune e farmacie, scelte come luogo neutro di incontro: affiancare al pediatra di base un consulente educativo che assista i genitori nelle varie fasi della crescita. Non te lo tieni nel lettone fino a 12 anni o non lo fai smanettare a 3 anni sul telefono, perché poi diventa disgrafico. Dalla salute dei genitori dipende la salute dei figli». —