Lombardia, il consigliere-cacciatore (FdI) resta al suo posto: dimissioni respinte. Lo avevano denunciato i carabinieri: “Ombra preoccupante”
Lo avevano denunciato i carabinieri forestali lo scorso novembre proprio sulla materia per la quale, in qualità di politico e vicepresidente della commissione Agricoltura in Regione Lombardia, aveva promosso – e fatto votare – alcune modifiche che allentassero i controlli. Il protagonista è Carlo Bravo di Fratelli d’Italia, accusato di alterazione e contraffazione di sigilli, nei confronti del quale le opposizioni (Patto civico, M5s, Pd e Avs) avevano presentato, dopo l’articolo de ilFattoQuotidiano.it, una mozione urgente per chiederne le dimissioni dalla commissione che si occupa di caccia. Ma Lega, Forza Italia e FdI, oggi, hanno bocciato il documento. “Una chiara dimostrazione di come la maggioranza non riesca a discutere nel merito dell’opacità di alcuni suoi rappresentanti e delle loro azioni, spostando il tema su posizioni garantiste, per quello che ci riguarda certo non in discussione”, spiega la presidente del Patto civico, Michela Palestra, promotrice dell’iniziativa. “Il tema molto più urgente, di cui l’episodio del consigliere Bravo rappresenta l’apice, è il continuo tentativo di allargare le maglie delle regole venatorie scivolando in approvazione di leggi che espongono Regione Lombardia a forti rischi sul piano della legittimità”, spiegano Palestra e il collega Luca Paladini.
“Indipendentemente dall’esito della vicenda giudiziaria in corso, che non riguarda certo l’aula di Consiglio regionale, l’allarme, oggi purtroppo non rientrato, rimane sulle implicazioni di quelle accuse soprattutto in relazione a un ruolo come la Vicepresidenza, chiamata a garantire un esercizio corretto e trasparente della Commissione. Trasparenza che evidentemente non riguarda questa maggioranza”. “Il coinvolgimento del consigliere Bravo in una denuncia dei Carabinieri Forestali per presunte violazioni sul possesso dei richiami vivi mette la maggioranza di fronte a una responsabilità”, continua Palestra. Secondo le opposizioni (a eccezione di Italia viva) il vicepresidente Bravo è solo l’apice di un pericoloso piano di allentamento delle maglie della caccia che va avanti ormai da mesi. “E questo sia a livello nazionale che regionale, con la riscrittura della legge sui richiami vivi e l’eliminazione del riconoscimento uno a uno, misura che rischia di favorire ancora una volta il traffico illegale. Senza contare la sostituzione, a spese di Regione Lombardia, degli anellini inamovibili con anellini di plastica, con un totale indebolimento degli strumenti di lotta al bracconaggio”.
“Ci troviamo di fronte a un palese conflitto di interesse” dichiara Paola Pollini del Movimento 5 stelle, “quello che riguarda chi si trova nella condizione di scrivere le regole per la cui violazione è stato denunciato dai carabinieri. L’attività politica del Consigliere Bravo è concentrata sulla materia venatoria e più volte ha presentato proposte ed emendamenti incostituzionali, come la norma sulla sostituzione degli anellini di plastica e quella, poi ritirata, che prevedeva che solo i veterinari ATS potessero maneggiare i richiami vivi in caso di controlli, norma evidentemente volta a escludere dall’attività di controllo le altre forze dell’ordine. Invece che aprire una riflessione nel merito, la destra ha preferito aprire un surreale dibattito su garantismo-giustizialismo. Da sottolineare l’assenza dell’assessore Beduschi non presente in Aula né durante il dibattito né durante il voto”.
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