«Quella notte bussarono alla porta: Elio e Antonio tornavano dalla prigionia»
«Era una calda notte di luglio del 1945 quando alle ore 2 all’abitazione della famiglia di Aristide Maramotti alla corte ‘Petrate’ di Polesine, bussarono alla porta. Ero un bambino ma ricordo che stavo dormendo nel lettone grande degli zii Aristide e Rosa e il repentino risveglio ha suscitato in tutti i componenti della famiglia una forte e indimenticabile emozione. Aristide Maramotti mi ha preso in braccio e si è precipitato ad aprire la porta davanti alla quale c’erano in trepidante attesa i suoi due figli, Antonio ed Elio tornati a casa dalla guerra e dalla prigionia. Un grande e prolungato abbraccio intriso da reciproche lacrime di commozione per l’agognato ritorno, ha connotato il memorabile evento».
Il racconto commosso
È la testimonianza di Carlo Alberto Moretti, ex dirigente commerciale ultraottantenne residente a Cerese, che in tenera età fu affidato dai genitori, che abitavano a Mantova, ai parenti Maramotti di Polesine. Una storia di generosità, solidarietà e sopravvivenza negli anni della II guerra mondiale che Carlo Moretti a distanza di tanto tempo e nel contesto della celebrazione del “Giorno della Memoria” ha inteso far conoscere come riconoscenza alla famiglia Maramotti. A conferma dell’accaduto, storicizzato dalla rappresentazione pittorica di un artista mantovano che Moretti gelosamente custodisce, c’è la pubblicazione Memorie di guerra e di Prigionia a cura di Vittorio Negrelli, E. Lui Editore.
Una vicenda straordinaria
Si racconta la straordinaria vicenda umana dei fratelli Antonio ed Elio Maramotti che dopo l’8 settembre ’43 sono stati catturati dai tedeschi sul fronte greco e nella caserma di Vipiteno e inviati come internati militari nel campo di smistamento di Hohenstein nella Germania Orientale. I due fratelli si sono ritrovati nel lager tedesco e per 20 mesi hanno condiviso fame, freddo e duro lavoro nei campi di prigionia sino al loro ritorno a Polesine.
I ricordi
«Avevo pochi anni – ricorda con emozione Carlo Moretti - quando dopo il bombardamento della nostra casa in via Tassoni, la mia famiglia ha dovuto abbandonare Mantova. Mia madre con mia sorella Franca è stata ospitata dalla nonna materna Maria Mantovani in Gorni a Luzzara; io sono stato affidato ai parenti Maramotti, coi quali ho vissuto la mia prima infanzia sino alla primavera 1946. Dopo la guerra la famiglia si è ricomposta e sono tornato a Mantova. Ho un ricordo indelebile dell’emozionante ritorno dalla guerra dei fratelli Antonio ed Elio e dei primi anni ’40 alla corte Petrate di Polesine. L’affetto e la generosità della famiglia di Aristide e Rosa Maramotti, il lavoro nei campi e nella stalla, il pane casalino mangiato con l’uva: memorie che mi hanno sempre accompagnato negli anni».