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Январь
2024

Pallacanestro Trieste, per Ruzzier un sospiro di sollievo. Il ko a Cividale impone scelte e confronti seri

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TRIESTE Partiamo dall’unica nota parzialmente positiva di una serata cividalese tutta da dimenticare. Michele Ruzzier ha riportato una distorsione a una caviglia ma non si aggiungerà a Justin Reyes nella lista degli infortunati a lungo. Molto probabilmente il play verrà tenuto precauzionalmente a riposo mercoledì nella gara di recupero casalingo con Chiusi ma poi dovrebbe essere abile e arruolato.

ATTEGGIAMENTO L’impressione è che la sconfitta di Cividale non potrà venir liquidata come un incidente di percorso. A Bologna Trieste ha perso contro una squadra che finora si è dimostrata la più forte del girone, a Udine è caduta nel finale commettendo molti errori ma a Cividale ha toppato completamente. Non ha dimostrato capacità di reagire al ko nel derby con Udine nè all’assenza di Reyes, non sono state trovate soluzioni tecniche per tamponare la mancanza del portoricano ma c’è qualcosa ancora più grave che è emerso. Trieste si è lasciata sopraffare, ha subito passivamente la carica di un avversario che si è esaltato con il passare dei minuti, non ha fatto una piega mentre una squadra tecnicamente inferiore si metteva a cercare “numeri”, l’atteggiamento del corpo era lo specchio della disfatta. Le espressioni ricordavano purtroppo quelle viste al PalaPentassuglia brindisino otto mesi fa.

Coach Christian ha enormi responsabilità e dimostra di non saper cambiare registro o dare alternative al gioco monocorde dei tentativi da tre. Sei sconfitte in 19 partite, quasi un terzo. Non è un passo da squadra che vale la promozione. A Cividale però anche i giocatori ci hanno messo del loro. Oppure ai biancorossi sul parquet va bene che Dell’Agnello banchetti sotto canestro, che Rota la metta da otto metri di prepotenza, che la Gesteco si involi a 25 punti di vantaggio?

L’assenza di Reyes nel tracollo a Cividale ha tolto gli alibi a tutti e su tutto. Dalla panchina al campo. Si pensava che chi finora era stato più sacrificato nel minutaggio ora con più spazio potesse rialzare testa e voce. Trenta minuti per Campogrande e 2 su 9 dal campo. Discontinuo. Ancora.

E almeno questa non può essere colpa di Christian visto che il rendimento ondivago dell’esterno ha accompagnato anche le gestioni Ciani e Legovich. Sedici minuti per Ferrero, con 3 punti e accoppiamenti difensivi azzardati. Bossi 5 minuti in valutazione negativa, però non meritava l’umiliazione di essere buttato dentro nei secondi finali. Contro mezzi lunghi Candussi poteva fare la differenza, 0 su 3 da sotto e quattro tentativi da tre di cui non si avvertiva il bisogno. E si può andare avanti così risparmiando in fondo il solo Eli Brooks che a sbattersi ci ha provato, ha strappato pure sette carambole ma se dopo due falli viene dimenticato dall’allenatore in panchina non è mica responsabilità dell’ex Michigan…

«DELUSIONE» Nel dopopartita è successo qualcosa di insolito. Dopo mesi di zuccherosi, stucchevoli “I love this team”, Christian in sala stampa si è dichiarato deluso. Parole che confermavano l’espressione al quarantesimo minuto, in disparte dai giocatori. Non ha fatto nomi ma, escluso Brooks e considerando che Ruzzier è uscito infortunato nel terzo quarto, si può pescare nel mucchio tra chi resta. La ripresa della preparazione sarà meno zuccherosa del solito ed è arrivato il momento di un confronto anche schietto e brutale. Il coach si dice deluso di alcuni giocatori ma pare che il sentimento sia ricambiato e da qualcuno sarebbero state esplicitate alla dirigenza nelle scorse settimane perplessità sulle originali metodologie di allenamento.

Intendiamoci, per vincere non serve eterno amore. Anzi. Alla fine contano i fatti. I valori. Le parole stanno a zero. Dovrebbero saperlo anche negli Usa visto che l’anedottica di cicli vincenti nella Nba è piena di squadre fatte di rapporti tormentati, divisioni, insofferenze. A Trieste in almeno un’occasione, durante l’era dalmassoniana, il giocattolo fu sul punto di sfaldarsi ma furono i giocatori stessi con un patto nello spogliatoio, in autonomia, a trovare una linea comune e a decidere che il traguardo finale era più importante di tutto. Il tracollo in Coppa Italia nella stagione della promozione se avesse avuto protagonisti diversi rispetto ai quattro dell’Ave Maria e gli altri avrebbe potuto essere un punto di non ritorno. E invece...C’erano i giocatori giusti ma soprattutto le personalità.

MERCATO Reyes mancherà ancora sino a fase a orologio iniziata. Trieste non può aspettare i piccoli passi, i dettagli, le lezioni da recepire dopo le sconfitte. Avanti con idee chiare, nette. Confronti. Scelte. Il gm Arcieri nel dopopartita ha parlato di antenne dritte sul mercato. D’accordo, non ha senso prendere un panchinaro tanto per. Il poco che offre la scena attuale tra qualche settimana però sarà più ricco, le squadre deluse dell’A1 cambieranno stranieri, magari pescando Usa che la scorsa estate avevano preferito ingaggi in leghe minori ma iscritte alle coppe e che ora, dopo le eliminazioni, cercano un’altra vetrina strappando altri soldi.

Stranieri più forti eguale meno spazio per gli italiani. Ecco quindi che gli italiani da 10-12 minuti attuali potrebbero tra un mese non vedere più il campo. Già succede a Woldentensae (che comunque sino a fine gennaio non si muove da Varese), potrebbe accadere anche ai vari Lombardi (il top di una possibile lista), Treier, Eboua. Anche il mercato presuppone una scelta.

Tentare l’all in investendo su uno o due italiani di peso per provarci davvero nei play-off o non agire? La proprietà non ha mai nascosto le ambizioni. Se c’è qualche mossa da fare meglio tentarla ora. Se il prossimo anno fosse ancora A2 i costi sarebbero pesanti, si ripartirebbe da zero non potendo riproporre un nucleo reduce da una retrocessione e da un flop.