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Январь
2024

Olimpiadi, la rincorsa a Parigi di Bebe e compagni: «Vogliamo dare a tutti il sogno di esserci»

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C'è Bebe, ma ci sono anche i suoi compagni di avventura, undici compresa lei (anche se ne erano annunciati sei in più), provenienti da ogni parte d'Italia e testimoni diretti di quello che è stato chiamato fly2paris, seconda tappa, dopo Tokyo 2020, del progetto che si prefigge di portare il maggior numero possibile di atleti del gruppo alle Paralimpiadi di Parigi, in programma dal 28 agosto all'8 settembre prossimi.

E lei, Bebe Vio Grandis, appunto, ci tiene subito a chiarire: «Sono una di loro, siamo una squadra tutti insieme, lo scopo è di allenarci collegialmente, come faccio ogni giorno personalmente con tanti ragazzi. Ci stimoliamo a vicenda, non è che una mia gara vale più di quella di qualcun altro, o che una mia qualifica sia più facile di altre. Tanto per dire, Edoardo Giordan ed Emanuele Lambertini (anch'essi atleti della scherma in carrozzina, ndr) sono qualificati per Parigi, io ancora no.

Non ci sarebbe nessuna Bebe Vio se non fosse per la squadra che si è creata. Posso metterci tutto l'impegno possibile, ma poi se non hai delle persone che stanno lottando con te e ti sono vicine ogni giorno, è difficile andare avanti». La forza e l'unità del gruppo, dunque, come regola primaria per contribuire a cementare fra di loro i ragazzi e le ragazze della squadra di art4sport, l'Associazione onlus fondata nel 2009 dalla campionessa veneziana, prossima ai 27 anni, insieme ai genitori Teresa e Ruggero. Ed ecco l'idea di riunirli per 3 giorni all'hotel La Residence - Idrokinesis di Abano, per un ritiro imperniato su allenamenti in palestra, attività in acqua termale, giochi in piscina ed altro. Alla presenza delle rispettive famiglie, per costruire un rapporto ancora più solido e coeso fra i partecipanti. Come un vero e proprio team.

IL SOGNO OLIMPICO

All'esordio, con fly2tokyo, furono in 10 a partecipare, in 7 si qualificarono e tornarono dal Giappone con 5 medaglie al collo. «La figata (dice proprio così, ndr) del progetto», precisa Bebe, «è che non abbiamo preso con noi atleti perché erano forti, ma qui si presentano quattro sfigati, si fa per dire, e un po' spaventati. Perché si approcciano per la prima volta al mondo paralimpico, conoscono coetanei o persone più vecchie di loro mai viste prima, eppure ci si stimola a vicenda. E il risultato arriva perché la squadra è forte.

Per Parigi siamo in 16, oltre alla sottoscritta, a provare a qualificarci, ma la bellezza dell'esperienza è essere collettivo in piscina o in pedana e anche fuori, sugli spalti». «La mia esperienza? A Rio volevo spaccare il mondo, prima di Tokyo avevo perso 10 chili, tra problemi, operazioni e osteomielite, e mi sono resa conto di quanto importanti fossero gli altri, a Parigi spero di fare doppietta, oro nel fioretto sia nella prova individuale che in quella a squadre».

MARTA, CHRISTIAN E DAVIDE

Tre storie emblematiche sono quelle di Marta Pozzi, trevigiana 23enne, Christian Volpi, livornese di 25 anni, e Davide Bartolo Morana, palermitano di 30. Lei ha perso la gamba destra per un osteosarcoma. Era una giocatrice di pallavolo, si è convertita al nuoto.

«Facevo riabilitazione e guardavo la tv, c'erano le Paralimpiadi di Rio. E mi sono piaciute. Poi, dopo l'amputazione, Teresa, la mamma di Bebe, mi ha invitato a Cortina a sciare e mi sono... innamorata dello sport paralimpico. Lì mi sono sentita normale, non un peso. Adesso sono trascorsi 6 anni dall'operazione e sinceramente non ricordo più come sia vivere con due gambe. Parigi? Ci spero, ma è difficile, c'è tanta concorrenza. Però, mi gaso quando la competizione è alta».

Christian due anni fa ha perso le due gambe per un incidente in motorino.

Faceva canoa, oltre a rugby e basket, e l'ha continuata a praticare: «Fra aprile, maggio e giugno ci saranno le prove selettive (distanza 200 metri, ndr) e chi ne vincerà due su tre riuscirà ad andare a Parigi. Ci punto con tutto me stesso». Infine, Davide, che per una meningite batterica ha avuto amputati i quattro arti.

La sua disciplina è l'atletica: «Gareggio sui 100 e 400 metri, esistono molte possibilità concrete di partecipare ai Giochi, eppure c'è molta competitività. Il Mondiale di luglio a cui parteciperò sarà decisivo. Vivo in Spagna, ma ora sono venuto ad Abano per prepararmi al meglio. E qui ho trovato un ambiente splendido».